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 2010  marzo 13 Sabato calendario

TUTTI I PARADOSSI ELETTORALI: CON PI VOTI MENO SEGGI

In Campania le candidate donne hanno una possibilità in più rispetto alle altre regioni. Qui gli elettori delle prossime elezioni regionali hanno un’opzione che non esiste da nessuna altra parte. Possono esprimere due preferenze ma la seconda deve necessariamente essere per un candidato dell’altro sesso (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Non si possono votare due uomini o due donne. Se si sceglie di dare due preferenze una deve essere per un uomo e una per una donna. Se non è così, la seconda preferenza viene cancellata: da qui l’allarme per la scarsa conoscenza della regola da parte degli elettori. In tutte le altre regioni (tranne la Toscana che la lista bloccata) la preferenza è unica e di solito va ad un uomo. Quella della Campania è una delle tante peculiarità dei sistemi elettorali con cui si voterà nelle diverse regioni alla fine di questo mese.
Un’altra è quella dei consigli regionali a fisarmonica. Consigli che si allargano e si restringonoa seconda dei risultati elettorali. Infatti per come è congegnato il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza in molte regioni la composizione del consiglio regionale è variabile. In Lazio per esempio potrebbe passare dopo queste elezioni da 70 a quasi 100 consiglieri (si veda Il Sole 24ore del 6 marzo scorso). già successo in diverse regioni. In Piemonte nel 2005 i consiglieri in più furono tre.
In Lombardia nel 1995 furono dieci. Tutto è dovuto alla norma per cui il candidato presidente vincente ha diritto, a seconda dei voti che ha ottenuto, al 55 o al 60% dei seggi in consiglio. Questi seggi non vengono sottratti ai partiti o alla coalizione che ha perso, come succede per il sistema elettorale della Camera dei deputati, ma vengono aggiunti. E così il consiglio si allarga in una misura che non è prevedibile ex ante ma che dipende da vari fattori. E solo alcune regioni hanno eliminato questo " effetto-fisarmonica".
La peculiarità maggiore però è un’altra. Nelle maggior parte delle regioni alla fine di questo mese si voterà con un sistema elettorale che contiene una clausola per cui avere più voti è un danno e non un vantaggio. In altre parole si possono avere più seggi con meno voti. In genere ci si immagina che il numero dei seggi aumenti con il numero dei voti. Ma in molte regioni non sarà così. Il motivo è questo. Se i partiti collegati al candidato presidente vincente ottengono la maggioranza assoluta dei seggi in consiglio con i loro voti di lista (proporzionali) il premio di maggioranza spettante al candidato vincente, che è normalmente il 20% dei seggi del consiglio, si dimezza. Quindi se una coalizione ottiene il 50,1% dei seggi a livello proporzionale arriverà al massimo al 60,1% dei seggi. Se invece la stessa coalizione si fermasse al 49,9% dei seggi proporzionali avrebbe diritto al premio di maggioranza intero, e non dimezzato, e quindi avrebbe in consiglio il 69,9% dei seggi. Sembrano ipotesi di scuola, ma non è così. Negli ultimi 15 anni è successo diverse volte. Nel 2005 il dimezzamento del premio si è verificato in Emilia Romagna, Umbria, Marche, Campania, Basilicata e Calabria. Tutte regioni vinte dal centro- sinistra. Nel 2000 invece ne hanno fatto le spese Formigoni in Lombardia e Galan in Veneto. Si potrebbe continuare ma forse questi esempi bastano per far capire al lettore che le regole di voto con cui si eleggono presidenti e consigli regionali vanno razionalizzate. Spetta alle regioni farlo dopo che la riforma costituzionale del 1999 ha dato loro la competenza su questa materia. Alcune lo hanno fatto (si veda Il sole 24 Ore del 6 febbraio). Molte no.