Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 13/3/2010;, 13 marzo 2010
IL FATTO DI IERI - 13 MARZO 1938
Nel giorno infausto in cui la Germania di Hitler inghiotte l’Austria, incorporando senza colpo ferire 7 milioni di uomini, Freud annota sul suo diario ”Finis Austriae. Anschluss an Deutschland”. L’Austria muore e la svastica sventola ormai su Vienna. Per l’intellighenzia viennese e per gli ebrei austriaci è l’inizio di una persecuzione che porterà all’arresto di 70 mila persone e all’esilio di uomini come Popper, Schoenberg, Preminger. Freud ha 82 anni, è molto malato, ma la Gestapo non esita a irrompere nella sua casa in Berggasse, 19, a perquisirla, ad arrestare i figli Martin e Anna. Per il Reich la psicanalisi è ”scienza ebrea”, ma l’accanimento contro il Maestro è pubblicità troppo negativa per i nazisti che, vista la mobilitazione internazionale, decidono di favorirne l’espatrio. Non senza avergli imposto di firmare una sorta di ”liberator ia” che Freud siglerà a condizione di postillarla con ”posso caldamente raccomandare la Gestapo a chicchessia”. Sarcasmo rischioso, non raccolto dagli ottusi ufficiali del Reich incaricati del visto d’uscita. Lasciata la sua Vienna con struggimento, Freud arriverà a Londra il 6 giugno ”38. Per morirvi, devastato dal cancro alla mascella, il 23 settembre ”39.