SIMONETTA FIORI, la Repubblica 13/3/2010, 13 marzo 2010
MA SONO LIBRI PER BAMBINI?
Nella migliore dell´ipotesi, i protagonisti sono autistici o qualcosa di simile. Possono però anche vestire i panni di turpi incantatori, artefici di malefiche malie, oppure vivacchiare in preda a una sorta di apatia, morale e sentimentale. In qualche caso vedono frantumare il proprio sogno d´amore nel letto di mammà, più seducente della legnosa sedicenne, o perdersi dietro una sessualità incerta, rivestita di luce sinistra. Più che una biblioteca per giovani adulti - come oggi il mercato classifica i lettori adolescenti - parrebbe un catalogo di oscurità o il block-notes aggiornato di un´assistente sociale. Non c´è pagina che tralasci un episodio di bullismo, una madre depressa, un padre inetto, un adulto demente, solitudini esistenziali e internettiane, una modernità videocratica mossa da cinismo e violenza. Un´onda di incubi che cresce, monta, s´increspa e mai s´acquieta. Ed è questa la vera novità: non c´è più pace, nelle storie per ragazzi. Non c´è luce né speranza. Non c´è un lieto fine ma non c´è neppure una fine, un epilogo risolutore che perimetri il malessere e lo esaurisca. La storia si conclude ma rimane il male, che è fuori dalle pagine, dilaga nel mondo, travolge autore e lettore. Quel che manca - suggerisce Antonio Faeti, un maestro indiscusso in questo campo - è la catarsi, l´aristotelica cerimonia che purifica, suscita distacco, placa le passioni. No, i nostri adolescenti rimangono nel fango, perché fangosa è la vita che gli è toccato vivere. E senza catarsi, non c´è liberazione.
l´assenza del rituale classico che segna l´ultima consistente tendenza editoriale dei cosiddetti young adult, una categoria incerta - ci fa notare la grande esperta Francesca Lazzarato - da intendersi non come età della vita ma target mercantile, che ingloba l´undicenne impubere e il liceale smaliziato e anche il lettore adulto appassito, con l´effetto di uniformare non solo l´anagrafe ma inclinazioni, modi di pensare, abilità molto diverse. Una confusione alimentata da editori come Fanucci, che quest´anno vuole mettere in gara al premio Strega il nuovo libro di Beatrice Masini destinato ai bambini delle medie. Ciò che rischia di essere azzerata è proprio l´adolescenza, non più nitidamente distinta dall´infanzia né dall´adultità. E con lei muoiono le grandi speranze, il sogno di resurrezione, tratto caratteristico della letteratura per ragazzi. Dalle fiabe crudeli alle turpitudini dickensiane, dai romanzi gotici di Ann Radcliffe alle malvagità di Hector Malot in Senza Famiglia, non sono certo la ferocia e la ribalderia a mancare nell´immaginario adolescenziale. Ma in quelle pagine - ci ricorda sempre Faeti - s´apre sempre la possibilità di riscatto e redenzione. Oggi sembra prevalere l´epilogo gelatinoso, come gelatinosa è la realtà che non conosce più confini morali. Prendiamo Hunger Games di Suzanne Collins (Mondadori), libro molto amato dai ragazzi, già annunciata la trasposizione cinematografica. La protagonista Katniss si muove in un mondo futuribile dove la vita è sopravvivenza, conquistata a costo delle vite altrui. Per arrivare alla fine del gioco - un reality televisivo - si deve essere disposti a tutto, anche ad ammazzare. E la trionfatrice Katniss - che al principio del racconto abbiamo conosciuto quale eroina generosa e audace - s´accomiata dal lettore totalmente sprovvista di bussole affettive ed etiche. O, meglio, rassegnata a esserne stata scippata per sempre.
In questa fenomenologia dei romanzi tenebrosi, spesso declinati nella versione televisiva e cinematografica, il pugno nello stomaco potrebbe assurgere a nuova funzione narrativa, sovvertendo la morfologia della fiaba analizzata da Vladimir Propp. Al posto dell´happy end, il sapore acre del fallimento. Esemplare in questo senso il Ben X di Nic Balthazar, prima romanzo poi piéce teatrale più tardi film pluripremiato (Giunti). Nel personaggio principale, affetto di disturbi autistici, si concentrano tutte le nequizie della terra. I compagni lo vessano slacciandogli i pantaloni al grido di «vuoi fare fuckie fuckie, marziano? o vuoi fare suckie suckie?», lui si rifugia nei siti porno. Poi tenta la fuga con una ragazza incontrata online, ma l´evasione fallisce. Allora Ben cerca la morte sui binari del treno, tuttavia anche il suicidio non gli riesce: l´ultima chance è mettere in scena il proprio funerale, unico capolavoro della vita. Alla fine lo ritroviamo in atteggiamenti affettuosi con Scarlite, la sua compagna d´avventura. Il tempo per il lettore di accennare un sorriso di conforto, che arriva la batosta: Scarlite non esiste, è solo un´invenzione di Ben. Il suo personalissimo modo per riempire il vuoto, che però rimane tale: lo scollamento con la realtà è senza rimedio. Alla legge della negatività non si sottrae neppure uno scrittore talentuoso come David Almond, il papà di Skelling. Nel suo ultimo poetico Argilla non c´è scampo (Salani). All´incanto malefico di Stephen Rose, un ragazzino dall´odore dolciastro e nauseabondo, nessuno può resistere. Le sue mostruose e terragne creature ipnotizzano gli adolescenti di Felling, e non c´è superamento o svolta risolutiva perché - come dice alla fine Mary La Matta - «il mondo è pieno di nulla». Dal male ci si può allontanare, ma non lo si sconfigge.
Al di là della resa stilistica, l´onda di tenebra avvolge gran parte dell´editoria per adolescenti, in ogni latitudine e in culture differenti. L´America reagisce con la solita furia puritana, censurando e compilando le liste dei banned book, i libri proibiti, nei quali finiscono le storie di pinguini omosessuali, gli sms spregiudicati di Myracle Lauren e un maestro indiscusso come Philip Pullman. In Francia è recente una discussione sull´eccessiva noirceur delle letture adolescenziali. Da noi, nel vasto mondo che accompagna l´immaginario dei più giovani, s´insinua inquieta la domanda: capolavori a parte, ma noi vorremmo che i nostri figli leggessero questa roba? Un libraio dell´esperienza di Roberto Denti ha deciso di mettere al bando un romanziere del valore di Aidan Chambers («bravissimo, ma il suo Quando eravamo in tre disorienta e confonde»), mentre il gruppo di Hamelin sceglie di includere nel proprio progetto di Xanadu libri spietati come Genesis di Bernard Beckett e lo scandaloso Tutte le bugie che ti ho detto di Judy Bludell, ritratto di un´adolescente che vede scivolare il suo Peter tra le braccia della madre (entrambi Rizzoli). «Il lettore cerca nelle storie essenzialmente due cose», interviene Nicoletta Gramantieri, bibliotecaria della SalaBorsa Ragazzi, «la possibilità di stupirsi e quella di trovarsi. Trovarsi significa anche rintracciare quelle parti di sé non spendibili nella quotidianità e nel politicamente corretto».
Il rischio è quello di vellicare gli istinti più bassi, l´indifferenza morale e l´irresponsabilità. Se è vero che siamo quel che leggiamo - ce lo rammenta il professor Faeti, affascinante esploratore delle sue letture di formazione nel nuovo libro La prateria degli asfodeli (Bononia University Press) - il pericolo è di allevare generazioni di imbelli, personalità amorfe e assuefatte al male. Ma è la realtà - non i libri - a offrire di continuo nuovi spunti. La scuola umiliata, il razzismo diffuso, la violenza contro i down, sempre e dovunque la legge del più forte: non ci sono regole, ciascuno si faccia le proprie. L´assurdità, direbbe David Almond, può essere la cosa più vera del mondo, ma la realtà ancora più assurda del fantastico.