Emanuela Fontana, il Giornale 13/3/2010, pagina 13, 13 marzo 2010
E’ UNA FOLLIA TIFARE PER L’ASTENSIONISMO
E’ la speranza del centrosinistra e la paura del centrodestra. L’astensionismo. Il disinteresse per il voto. La delusione nei confronti di questa classe dirigente. Per la prima volta la sinistra, storicamente penalizzata dall’insofferenza per la politica, sembra convinta che la diserzione elettorale possa andare a proprio vantaggio.
Professor Nicola Piepoli, allora queste saranno le elezioni dell’astensionismo?
Assolutamente no.
Ma c’è anche ci sta facendo una campagna per invitare gli italiani a non votare...
No, no. Queste cose non incideranno sui numeri. Registriamo un livello di astensionismo nell’ambito della normalità, ci sarà la stessa percentuale di non partecipazione delle passate elezioni regionali.
Quindi?
La percentuale degli astenuti si aggirerà tra il 20 e il 25. Anzi.
Anzi?
Registriamo un coefficiente di astensione minore rispetto alle ultime elezioni europee.
Veramente?
Eh, ma bisogna credere ai sondaggi! Altrimenti cosa si fanno a fare.
Quindi chi scommette sull’astensionismo sta sbagliando tutto?
Chi scommette sull’astensionismo non conosce la storia del Paese, non ha spirito storico. Tutte le volte che ci sono le elezioni si parla di astensionismo. un leitmotiv giornalistico, da quarant’anni. In Italia dal 1946 c’è sempre stata una partecipazione più alta della media europea, di cinque, anche dieci punti. E continuerà a essere più alta.
Ma ora, si dice, il momento è ”particolare”.
I vostri padri mi facevano la stessa domanda, mi permetta di essere annoiato.
Ma non lo diciamo noi, ci sono iniziative in corso che invitano a non votare.
Noi usiamo un modello matematico che è lo stesso delle ricerche di marketing. Tra i partiti e la Coca-Cola non c’è grande differenza (ride). Si chiama redressement, raddrizzatore matematico. Trasforma le intenzioni di voto dichiarate in quelle probabili, perché le confronta con l’unica informazione precisa: cosa ha votato la gente l’ultima volta. Vede, Dumas diceva che di notte tutti i gatti sono grigi. Di giorno tutte le ricerche sono uguali.
Aumenteranno le schede bianche?
No.
Professore, le piace andare controcorrente?
I numeri sono banali, non riservano sorprese. Sa cosa diceva Orazio? Nos numerus sumus et fruges consumere nati, siamo numeri destinati a consumare le biade.
Se ne parla molto anche a sinistra, di questo rischio di disinteresse alle urne che danneggerebbe il centrodestra...
Queste non sono elezioni diverse dalle altre. Sembrano diverse perché uno le vive come uniche, definitive. Pensiamo di essere unici. Siamo numero.
Allora parliamo di numeri. Il pasticcio del ritardo nella presentazione delle liste quanto danneggerà il Pdl?
Anche questa è normale amministrazione probabilistica. Se non ci fosse stato questo pasticcio, se ne sarebbe verificato un altro.
Non vede nessun rifiuto, stanchezza, nei confronti di questa classe dirigente?
C’è una certa nausea politica, ma non è diversa dal 1990, o dal 1980. Scusi mi sa dire se il Pdl ha vinto il ricorso ed è stato riammesso nel Lazio? Sto per prendere un aereo.
No, ancora non si sa nulla.
Il Pdl rientrerà.
Ha accesso a informazioni riservate?
No, lo so: succederà così. Anche questo è banale.
La percentuale di indecisi è più alta della norma?
Il modello matematico non considera gli indecisi. Ci dice chi vince o chi perde, o se nessuno vince e nessuno perde, come in alcune regioni, penso al Lazio, in cui destra e sinistra sono appese a un filo.
Qual è il rapporto tra centrodestra e centrosinistra?
Circa un punto in meno al Pdl e un punto in più al Pd. Ma il Pdl è avanti di dieci punti. Il fatto è che un punto in meno al centrodestra e uno in più al centrosinistra può far sì che una regione vada a sinistra invece che a destra.
Si parla anche del Piemonte, come di regioni in bilico.
Anche se la sinistra dovesse vincere per 7 a 6, significherebbe comunque che perderebbe un certo numero di regioni.
Quattro.
La sinistra in queste elezioni regionali perderà in ogni caso, anche se dovesse vincere.
Banale ma originale.
Il dato che conta è quante saranno le regioni che rimarranno a sinistra. Se il numero di partenza era undici, chi ha perso?
Non ci saranno grandi differenze rispetto alle politiche 2008?
Sarà più o meno la fotocopia di due anni fa.