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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

FASTWEB, LA SVIZZER FA I CONTI


Non bastava lo scudo fiscale. I controlli a tappeto alla frontiera. Le perquisizioni
nelle sedi italiane delle banche elvetiche. Sulla strada sempre più accidentata
dei rapporti tra Italia e Svizzera adesso è piombato anche l’affaire Fastweb. La
storiaccia di frodi fiscali e bilanci gonfiati emersa nei giorni scorsi mette una seria
ipoteca sul futuro dell’investimento di oltre 3 miliardi di euro realizzato tre anni fa
in Italia dalla Swissom, che fa capo al governo di Berna. Nella primavera del 2007
l’azienda telefonica pubblica, quotata in Borsa ma controllata dalla Confederazione
per oltre il 50 per cento del capitale, festeggiò in patria tra squilli di tromba e rulli
di tamburi il successo dell’Offerta pubblica d’acquisto su Fastweb, la più importante
acquisizione all’estero della sua storia. Era il primo successo dopo due tentativi
di crescita oltreconfine andati a vuoto, prima nella vicina Austria e poi nella
Repubblica Ceca. Per Swisscom, l’operatore di gran lunga più forte sul piccolo
mercato elvetico, l’espansione all’estero rappresenta una strada obbligata per
crescere. E ai vertici del gruppo svizzero l’italiana Fastweb era sembrata da subito
la preda ideale. Un’azienda giovane, innovativa, con buone prospettive di crescita.
Le attese sono state in parte rispettate. Tra il 2008 e il 2009, per dire, i ricavi sono
cresciuti da 1.707 a 1.853 milioni di euro, una somma che ormai pesa per più
del 20 per cento sul fatturato complessivo del gruppo guidato dall’amministratore
delegato Carsten Schloter, un manager tedesco in sella dal 2006. Anche
la redditività è migliorata. L’anno scorso il margine lordo (Ebidta) di Fastweb
ha toccato quota 551 milioni contro i 518 milioni dell’esercizio precedente.
La musica cambia se si guarda al valore dell’investimento, cioè la quotazione
di Borsa della controllata italiana. Nel 2007 Swisscom lanciò l’Opa a 47 euro per
azione. Adesso il titolo naviga intorno ai 15 euro. Vale a dire che un’azienda valutata
a suo tempo oltre 3,5 miliardi di euro adesso sconta un calo di oltre 2,5 miliardi.
Sul futuro prossimo pesa l’incognita dell’inchiesta giudiziaria. Con i sequestri
ed eventuali sanzioni nei confronti di Fastweb. Come dire che il gruppo svizzero
potrebbe essere costretto a svalutare il valore dell’azienda comprata solo tre anni fa.
Nel bilancio di Berna sarebbe un nuovo buco targato Italia.