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 2010  marzo 12 Venerdì calendario

L’ORO AL CIANURO CHE MINACCIA LA SARDEGNA - I

cercatori d’oro arrivati dal Canada non ci sono più. Volatilizzati. Disintegrati (riproponendo un film già visto prima con l’a bbandono degli australiani della Gms e poi ancora i canadesi di Medoro), come quelle montagne di Furtei, la ”valle dei carciofi” nel Medio Campidano, a una quarantina di chilometri dal capoluogo sardo, sventrate da circa dieci anni di attività alla ricerca del metallo più prezioso. E come pure gli stipendi di 42 lavoratori della Sgm che, scaduto il 4 marzo il termine della cassa integrazione, stanno occupando da dieci giorni l’assessorato regionale all’Industria, a Cagliari. A turno, notte e giorno. Alternandosi, giusto per senso di responsabilità e come fossero volontari di una onlus piuttosto che operai messi alla porta dalla società, per assicurare la vigilanza nella miniera a cielo aperto che, finita la produzione, è diventata una bomba ecologica pronta a esplodere. NIENTE PEPITE. Non si immagino pepite da raccogliere. A Furtei l’oro è nascosto, contenuto nella terra delle montagne (ma anche del sottosuolo) e per farlo ”emer gere” bisogna usare il cianuro unito ad un insieme di reagenti altrettanto poco salutari. Una mistura micidiale che ha richiesto, prima che la miniera iniziasse a produrre, impermeabilizzazione del terreno, costruzione di barriere sotterranee, dighe, canali di scolo a circuito chiuso. Il tutto accompagnato da un preciso sistema d’allarme per segnalare ogni minima anomalia: anche il più piccolo guasto sarebbe devastante. Mette i brividi sapere che a poca distanza dalla miniera a cielo aperto ci sono il paese, le condotte idriche, le dighe che danno l’acqua ai campi. Ecco perché il presidio dovrebbe essere permanente. In realtà lo è, ma è merito soltanto del senso di responsabilità di quegli operai che, al momento, vedono nel loro orizzonte un futuro carico di incertezze. PERICOLO ARSENICO. Scaduta la cassa integrazione dopo l’addio dei canadesi, il curatore fallimentare ha negato il rinnovo, avviando la procedura per la mobilità. Nonostante tutto. Nonostante la presenza dei lavoratori, età media 40 anni, con specializzazioni e lunga esperienza alle spalle, sia fondamentale per garantire la sicurezza e l’avvio delle operazioni di bonifica e ripristino del sito che richiedono almeno altri cinque anni di lavoro. ”Il pericolo inquinamento da cianuro e arsenico per il momento è stato scongiurato solo grazie al buon senso e a spese di noi opera i ”, ci tiene a sottolineare Orazio Carboni, due figli, di sette e nove anni, che continuano a chiedere perché lui e i suoi colleghi non vanno più al lavoro e perché non dormono a casa. ”Come posso pretendere che a quell’età capiscano che, se gli assessorati all’Industria, al Lavoro e il curatore fallimentare si fossero riuniti prima della scadenza della cassa integrazione avrebbero anticipato e risolto il problema, facendoci ottenere in tempo la proroga pattuita di 6 mesi”. Un arco di tempo che sarebbe servito per risolvere la loro condizione di precari e, non ultimo, il pericolo di inquinamento ambientale per la zona circostante, minacciata dalla fuoriuscita di acque ”arricch i t e ” di cianuro. ”Il loro si chiama senso di responsabilità. Fortissimo senso di responsabilità. Quello che, forse, è mancato da parte di chi avrebbe dovuto impedire che si arrivasse a questo punto. ”Con la mobilità noi saremmo fuori del tutto”, insiste Emanuele Madeddu (Cgil) che insieme agli altri delegati sindacali Eraldo Caddeo, Walter Lilliu, Gianni Porru, è deciso ad andare avanti a oltranza con la protesta negli uffici dell’assessorato regionale. Hanno aperto un gruppo su Facebook (’Sostieni i lavoratori Sgm di Furtei”) che, in pochi giorni, ha raccolto migliaia di adesioni. Ieri mattina, al primo piano del palazzo regionale di viale Trento, è arrivata anche la solidarietà dei lavoratori Eurallumina, altra azienda sarda in crisi. Aggiunge Madeddu: ”La questione occupazionale è strettamente legata all’aspetto ambientale e da ciò non si può prescindere perché noi abbiamo le competenze professionali per farlo”. Sembrano ormai parte di un’altra epoca i tempi in cui, nel 1997, dall’oro di Furtei venne prodotto il primo lingotto che attirò la curiosità e l’i n t e re s s e dei media internazionali. Allora i ”conquistator i” erano gli australiani (una quota azionaria della Regione che ha ancora il 10 per cento attraverso la società Progemisa), poi sono subentrati i canadesi della Buffalo Gold. In un decennio sono state ricavate dalle montagne circa cinque tonnellate d’oro, oltre a sei d’argento e una decina di migliaia di rame. La prospettiva sembrava buona e prevedeva l’avvio di un nuovo progetto che riguardava il sottosuolo. Ma la crisi che ha sconquassato le Borse mondiali ha ucciso il progetto ancora prima che si completasse la gestazione. Con buona pace dei lavoratori. Oggi costretti a fare i volontari per garantire la sicurezza.