Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 12/03/2010, 12 marzo 2010
SCATTI D’ORGOGLIO
Quando Daniele Protti, direttore dell’«Europeo» decise, su proposta di Francesco Zizola, di organizzare una mostra con le immagini dei fotografi italiani che nel corso degli ultimi cinquant’anni avevano vinto il World Press Photo, non sapeva ancora che proprio quest’anno sarebbe stato un italiano ad aggiudicarsi quello che è considerato il premio internazionale più prestigioso. «Come se l’idea di fare la mostra ci avesse portato fortuna», commenta Protti. L’istituzione per il fotogiornalismo, nata ad Amsterdam nel 1955, ha infatti assegnato nei giorni scorsi il «Photo of the Year», ovvero il primo premio più importante dell’edizione 2010 (relativo alle foto del 2009) a Pietro Masturzo, per una immagine scattata durante le manifestazioni antiregime di Teheran. Masturzo, nato a Napoli trent’anni fa, poi trasferitosi a Roma dove lavora come freelance professionista per varie agenzie e giornali italiani, ha realizzato gli scatti il 12 giugno del 2009 nella capitale iraniana, dove si trovava per documentare la protesta della popolazione dopo le elezioni presidenziali. Ha vinto con un servizio realizzato sui tetti della città, dove gruppi di giovani e di donne comunicano tra loro gridandosi informazioni da una terrazza all’altra.
Le immagini di Masturzo si possono vedere nella mostra che si inaugura questa sera alle 19 presso la Galleria 10b Photography. Insieme a queste sono esposte un centinaio di foto di tutti gli italiani premiati nelle varie sezioni del premio, dal 1955 ad oggi. Ma il massimo riconoscimento è toccato soltanto a due di loro: a Masturzo e, nel 1996, a Francesco Zizola, per un servizio intitolato «Giocando sulle mine» e realizzato in Angola, dove la guerra «si era annidata sotto terra», come racconta il fotoreporter e dove «in quell’anno erano circa settantamila gli angolani feriti dalle mine». Ma le immagini che più colpirono furono quelle che riguardavano i bambini mutilati: «Ho vissuto con loro per alcune settimane. Ci siamo scambiati pensieri e racconti. Mi colpiva il fatto che questi bambini giocassero in silenzio. Avevano vissuto nove mesi di assedio ininterrotto, durante i quali la gente per sopravvivere, si era nutrita anche di cadaveri».
E poi, andando in un percorso a ritroso, sfilano gli scatti di Carlo Gianferro che nel 2008 ha compiuto un viaggio in Romania ed è entrato nelle incredibili case dei rom borghesi, arricchitisi dopo il crollo dell’Urss. Quelli di Mattia Insolera, che ha ripreso due omosessuali emigrati da Barcellona a San Francisco, dove hanno trovato un ambiente più tollerante verso i gay e la possibilità di adottare una bambina. Quelle di Stefano De Luigi che nel 1997, tra una sfilata di moda e un premio letterario, ritrae con occhio ironico la società dei «nuovi ricchi italiani». Appena un anno prima, Riccardo Venturi aveva avuto il suo battesimo del fuoco documentando l’ingresso dei talebani a Kabul, che «liberarono» il paese dai mujaheddin, instaurando un feroce regime reazionario. «Non sono scatti rubati - ricorda Venturi - erano gli stessi guerrieri a chiedere di essere fotografati, per celebrare l’impresa. Venivano dalle montagne e si ritrovavano conquistatori, padroni di una grande città. Dormivano dove capitava, erano accampati ovunque. Tutt’intorno il caos, la capitale era distrutta». Nel 1968 fu Gianfranco Moroldo, storico inviato degli anni d’oro dell’«Europeo», ad avere un riconoscimento del World Press Photo per uno scatto dopo il terremoto del Belice (non l’ebbe mai per i servizi in Vietnam fatti con Oriana Fallaci).
Come non ha mai ottenuto il Wpp Ferdinando Scianna, anche lui inviato dell’«Europeo» per molti anni e poi primo italiano ammesso nella famosa agenzia Magnum dove fu presentato da Henri Cartier-Bresson in persona. Scianna ha scritto l’introduzione alla mostra sul numero dell’«Europeo» in edicola da venerdì scorso. Il periodico fa praticamente da catalogo all’esposizione, pubblicando tutte le foto esposte. E proprio su questo numero lancia un nuovo concorso nazionale di fotografia: «L’Europeo Photo Award 2010». In meno di una settimana - fa sapere Protti - sono arrivate più di cento iscrizioni. Le regole per partecipare si trovano a pagina 18. Fra i vincitori ci saranno sicuramente i futuri «testimoni del nostro tempo», perché come diceva Arrigo Benedetti, fondatore e direttore dell’«Europeo» nel 1945, «gli articoli si guardano, le fotografie si leggono».
Lauretta Colonnelli