Antonio Rossitto, Panorama 18/03/2010, 18 marzo 2010
REALITY MAFIA. I NUOVI BOSS DI COSA NOSTRA TRA MIAMI E PALERMO (+
schede) -
A Brickell Key, una delle zone più belle di South Miami, sono passate da poco le 5 di mattina. mercoledì 10 marzo 2010. Dieci agenti in mimetica dello Swat, il nucleo speciale dell’Fbi, fanno irruzione nell’elegante condominio grigio. Il portiere si scansa, i federali salgono al sesto piano. Sfondano una porta. Entrano in una bella casa con vista sull’oceano. Sul tavolo del soggiorno c’è un umidificatore alto mezzo metro: dentro ci sono una trentina di sigari di gran qualità. Davanti all’enorme televisore al plasma c’è una miniatura di un carretto siciliano. Sul mobile dell’ingresso campeggiano due coppole: una beige, l’altra marrone. Accanto ci sono le chiavi di un’Audi Qt e di una Mini Cooper. Il padrone di casa si chiama Roberto Settineri: per la procura di Palermo è il raccordo tra le cosche palermitane e quelle americane. Gli agenti lo ammanettano ancora in boxer bianchi. La moglie, una bella ragazza sudamericana, è terrorizzata. Lui non perde il controllo: «Sono una persona perbene» dice. «Non c’era bisogno di sfondare la porta. Vi avrei aperto comunque».
L’ultima indagine sui legami tra Cosa nostra italiana e statunitense è un romanzone dal canovaccio inedito: Il padrino di Mario Puzo rivisitato da David Chase, lo sceneggiatore di The Sopranos. «Paesan blues»: il titolo del libro lo ha già coniato Raffaele Grassi, vicecapo dello Sco, il poliziotto italiano che ha coordinato l’operazione. Racconta una mafia moderna e ancestrale allo stesso tempo. Malavitosi che usano le connessioni telematiche di Skype e fumano sigari lunghi come coltelli. Parlano lo slang inglese con gli uomini d’affari statunitensi e il palermitano stretto con i vecchi boss siciliani. Investono nelle gallerie d’arte newyorkesi e si ritrovano ogni sera nello stesso ristorante italoamericano. Comprano appartamenti a Dubai e smerciano cocaina.
Gli agenti dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia, e quelli dell’Fbi per due anni hanno pedinato, intercettato, fotografato, fatto verifiche bancarie. In Florida, Panorama ha seguito gli ultimi convulsi giorni dell’indagine, scanditi dagli appostamenti nei boulevard orlati di palme di Miami Beach e dalle riunioni in un’anonima palazzina color crema di Fort Lauderdale, il quartier generale dell’Fbi. Fino all’alba di mercoledì: il 10 marzo. Ventisei persone, arrestate per reati che vanno dal riciclaggio all’associazione mafiosa: tre a Miami, due nel North Carolina, una a New York e 20 a Palermo.
Nell’elenco ci sono pezzi da novanta della famiglia Gambino, la più potente degli Usa. E i capi di quella di Santa Maria di Gesù, clan del capoluogo siciliano. Più di un quarto di secolo dopo l’inchiesta Pizza connection (riquadro a pagina 67), i protagonisti del sodalizio criminale tra Italia e Stati Uniti restano gli stessi. Uniti nel nome dei soldi e dell’onore.
L’anello di congiunzione tra le due sponde, secondo gli inquirenti, è Settineri: un palermitano di 41 anni che vive a Miami Beach, in Florida, dal 1998. In Italia lo accusano di associazione mafiosa. In America di riciclaggio. Niente in lui ne fa dimenticare origini e aspirazioni: fisico da lottatore, occhiali fumé, abiti scuri, camicia perennemente sbottonata, avana tra le labbra e Rolex d’oro al polso.
Ufficialmente Settineri è un rappresentante di vini e alcolici. Lo stesso mestiere che faceva il padre, Giovanni, a Palermo. «Vendeva soprattutto Glen Grant» spiega il 1º agosto del 1987 il pentito Antonino Calderone al giudice Giovanni Falcone. «Sono stato suo ospite durante la latitanza» aggiunge nella sua deposizione.
Ma per il figlio lo smercio di costose bottiglie sarebbe solo una copertura. I pochi movimenti del suo conto corrente non giustificano attività lavorative. Vive come un re, Settineri. Frequenta il bel mondo. Gira su auto costosissime. Eppure non ha partecipazioni in nessuna società, ha verificato l’Fbi. A Miami Beach, assieme ai federali, Panorama ha scoperto una verità differente. Il Soprano café è un ristorante con tende azzurre e 20 tavolini piazzati nel mezzo di Lincoln road, la strada più alla moda e variegata della città: ragazze scollacciate, adolescenti sullo skateboard, uomini d’affari in giacca scura. Al Soprano Settineri è di casa. Persino troppo, dice l’Fbi. Confusi tra la gente, gli agenti lo vedono banchettare per ore: dispensa sorrisi, stringe mani. Tutti lo chiamano «Roberto». Lo fotografano mentre gioca a carte con gli scagnozzi, parla d’affari, mangia con foga e annaffia i cibi di vini robusti.
All’interno, manifesti del Padrino e locandine di The Sopranos affollano le pareti gialle. Sono passate da poco le 10 della sera di lunedì 8 marzo. Al bancone del bar c’è una ragazza genovese col mento pronunciato. «I padroni sono italiani» confida, appena scoperta la nazionalità dell’avventore. Di dove? «Uno è barese: si chiama Rocco». E l’altro? «Siciliano: è Roberto...». Il cognome? La cameriera ci pensa un istante: «Non me lo ricordo».
Passano pochi minuti. Al bancone arriva Rocco, sulla cinquantina: jeans slavati, camicia blu fuori dai pantaloni e petto villoso in vista. «Di dove sei?» domanda. «Siciliano». Rocco per un istante si illumina. Ha il naso da pugile in mezzo a una faccia furba. «Anche il mio socio è siciliano: di Palermo» dice mentre si passa una mano tra i capelli bianchi, lunghi sulle tempie. Lancia un’occhiata a un gruppo di bionde che si ferma a guardare il menu: «Si chiama Settineri». Ma per Roberto il business gastronomico sarebbe ancora più lauto.
Per arrivare al frequentatissimo Carpaccio restaurant bisogna spostarsi a North Beach: sulla Collins avenue, una delle strade più esclusive di Miami. Martedì sera, verso le 9, davanti al ristorante una ventina di persone attendono il turno. Ci saranno almeno 200 coperti, ma non c’è una sedia libera.
Il Carpaccio è al piano terra del Bel Harbor shop, un centro commerciale per marchi di lusso. A lato del ristorante c’è il negozio Cartier. Di fronte le gioiellerie più esclusive del mondo: De Beers e Van Cleef & Arpels. L’Fbi sorveglia il locale da giorni. I poliziotti dello Sco, guidati da Grassi, fanno un sopralluogo. Partecipa Luca Scognamillo, l’ufficiale di collegamento con le autorità americane.
Anche qui Settineri è di casa. «Si comporta da padrone, e da padrone viene trattato» compendia un investigatore dell’Fbi. Sosta ore sotto i tendoni color rosso veneziano del ristorante, mentre da Ferrari e Jaguar scendono uomini allacciati a donne giovani e discinte. In una telefonata, Settineri dice che il Carpaccio è suo. Ma, anche in questo caso, dalle carte non risultano quote. Gli agenti americani hanno osservato per mesi i suoi movimenti, riscontrando lo stesso rituale: pranzi e cene durano ore. A volte, filati via gli ultimi clienti, gli incontri si prolungano all’interno del ristorante, in mezzo a lampadari di design e quadri pop art.
I ristoranti però sarebbero solo una parte del business. Per l’Fbi, Settineri avrebbe ripulito 10 milioni di dollari «di provenienza illecita»: un riciclaggio per cui rischia 20 anni di carcere. Per lavare il denaro avrebbe fatto aprire due conti correnti a due prestanome. «Non possiamo ancora dare dettagli su come sarebbero stati spesi i soldi sporchi» spiega a Panorama Dena Choucair, la quarantaduenne vicecapo dell’Fbi di Miami, origini libanesi e piglio mascolino. Nelle intercettazioni però si parla d’investimenti immobiliari a Palermo, Dubai, New York, dove Settineri trattava l’acquisto di appartamenti. E a Miami. In un’intercettazione con un imprenditore palermitano discute l’acquisto «di una palazzina vicina al ristorante di Danny DeVito».
Un altro canale di riciclaggio è quello delle opere d’arte, grazie alla complicità di titolari di gallerie newyorkesi. Nella Grande mela, del resto, i rapporti di Settineri erano consolidati. Mercoledì 10 marzo l’Fbi ha fermato Gaetano Napoli, 71 anni, e i due figli Gaetano junior e Thomas. Sono accusati di estorsione, usura, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. I Napoli sono considerati ai vertici della famiglia Gambino. Il loro feudo criminale è Staten Island: qui gestiscono pizzerie e una rivendita di carne. Gli investigatori di Fort Lauderdale hanno registrato diversi viaggi di Settineri a New York. Qualcuno anche in veste ufficiale.
Il 4 settembre 2008, l’Fbi lo fotografa al funerale di un uomo dei Gambino: John Ruggiero. Era il figlio di Angelo, braccio destro di John Gotti, l’ex mammasantissima della famiglia Gambino. Morto nel 2001, il cinema e la tv hanno alimentato la leggenda criminale di Gotti: ha ispirato il personaggio di Joey Zasa nella terza parte del Padrino e quello del boss Johnny Sack di The Sopranos. Destino inverso è capitato a John Ruggiero, soprannominato «Johnny Boy» per la sua somiglianza con uno dei protagonisti della serie televisiva. Anche il suo funerale non ha fatto eccezione. Gli scatti rubati dagli investigatori sembrano un episodio della saga. Settineri è appena uscito dalla chiesa: indossa il gessato nero, gli occhiali scuri. Si guarda attorno con aria truce, circospetta. Un centinaio di metri più in là, nascosti in un camioncino bianco, gli agenti fotografano tutti.
I rapporti tra Settineri e Napoli sono saldi. Tanto da spingere l’anziano mafioso a intercedere per conto del giovane Roberto. Il 27 giugno 2009 l’Fbi intercetta una telefonata: Settineri, annota lo Sco, si lamenta con Napoli di non essere stato invitato a una riunione organizzata dai Colombo. Per farlo, ovviamente, usa un linguaggio ermetico: il suo garante per il momento è in «vacanza», cioè in prigione. La polizia decifra: si riferisce al boss Nicholas «Little Nick» Corozzo, l’ex reggente dei Gambino ora in carcere. Settineri è seccato per l’inconveniente: «Fin quando uno parla in amicizia» dice «lo fa con educazione. Ma se loro dovessero parlare in modo sbagliato si rompono i telefoni. Perché io non mi faccio trattare male, mi capisci?».
Per dirimere la controversia, l’1 luglio 2009 si organizza un meeting in un ristorante italiano di Pompano Beach, a nord di Miami. Accorrono membri dei Gambino di New York. E anche l’Fbi: con il teleobiettivo fotografa tutti. Settineri arriva sulla sua Porsche nera. Poi si chiude in conciliaboli col braccio destro, Salvatore Tricamo, fra gli arrestati del 10 marzo. All’appuntamento non manca il mediatore: Napoli. Scende dall’auto nera in abito scuro, come impone il protocollo.
Non è l’unico viaggio in Florida dei new-yorkesi. Anche Settineri va spesso a trovarli. Ma i suoi viaggi più frequenti sono nella natia Palermo. Qui gli agenti dello Sco e della Mobile lo tengono d’occhio da tempo. Roberto conosce molti mafiosi. E da loro viene trattato con considerazione. Per la procura la rete sarebbe tessuta in particolare con i fratelli Gianpaolo, 37 anni, e Gioacchino Corso, 42 anni, detto «Ino». Per gli investigatori sono i capi della famiglia di Santa Maria di Gesù. Li hanno fermati sempre il 10 marzo, a Palermo, con altre 18 persone.
I fratelli hanno rapporti con i clan new-yorkesi. Legami di sangue, oltre che d’affari: Gianpaolo è cognato di Silvestro Lo Verde, braccio destro dell’emergentissimo Frank Calì, arrestato nel 2008. I Corso sono in contatto stretto con Settineri. Vanno spesso a Miami. Il 31 dicembre 2009 Ino chiama Gianpaolo, che sta passando il Capodanno in Florida. Gli dice che deve portargli «una maglietta americana». Deve essere «tipica»: «Me la devo mettere e devo sembrare americano» specifica. La metafora indicherebbe droga. Nelle telefonate intercettate, del resto, metafore e allusioni sono costanti (vedere l’articolo a pagina 65). In una telefonata un’amico di Settineri canticchia l’aria del Padrino: «Parla più piano, che nessuno sentirà...».
A Palermo Settineri ha rapporti, oltre che con i Corso, con mafiosi vicini al clan Pagliarelli e Brancaccio. I suoi viaggi sono costellati da incontri, riunioni, affari. E relazioni pericolose. Proprio un volo per la Sicilia avrebbe dovuto prendere il giorno del suo arresto. Un epilogo che Roberto non si aspettava. «A me» diceva un mese fa al telefono «gli unici reati che mi possono contestare sono il furto di cuore e l’abuso di sorriso».
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A NEW YORK:
Gaetano Napoli senior
* CHI : ha 71 anni, è il capostipite della sua famiglia e al vertice della famiglia newyorkese dei GAMBINO.
* COLLEGAMENTI: ha mediato come rappresentante dei GAMBINO in una controversia economica insorta tra Roberto SETTINERI e Reynold MARAGNI, esponente in Florida dei COLOMBO, potente famiglia newyorkese.
* COPERTURA: è il proprietario di alcune pizzerie a New York; da poco ha acquistato la pizzeria Denino’s, che il New York Times ha decretato «la migliore» del New Jersey.
* ACCUSA: estorsione, usura, riciclaggio, bancarotta fraudolenta e intralcio alla giustizia.
Gaetano Napoli jr
* CHI : 43 anni, è il figlio maggiore di Gaetano.
* COLLEGAMENTI: è in contatto con il boss Roberto SETTINERI.
* COPERTURA: come il padre, gestisce le pizzerie della famiglia.
* ACCUSA: estorsione, usura, riciclaggio, bancarotta fraudolenta e intralcio alla giustizia.
Thomas Napoli
* CHI : 30 anni, è il figlio minore di Gaetano.
* COLLEGAMENTI: è in contatto con il boss Roberto SETTINERI.
* COPERTURA: come il padre e il fratello, gestisce le pizzerie della famiglia.
* ACCUSA: estorsione, usura, riciclaggio, bancarotta fraudolenta e intralcio alla giustizia.
A MIAMI
Roberto SETTINERI
* CHI : ha 41 anni ed è l’anello di collegamento tra le famiglie GAMBINO e COLOMBO di New York e i clan palermitani di Santa Maria di Gesù, Brancaccio e Pagliarelli. Nel 2008-2009 era già stato coinvolto nell’operazione antimafia Old bridge, che il 5 dicembre del 2009 ha portato all’arresto del giovane boss Giovanni NICCHI.
* COLLEGAMENTI: tra 2007 e 2010 viaggia fra Stati Uniti e Italia, incontrando i CORSO e membri della famiglia NAPOLI. A Palermo è legato a esponenti di PAGLIARELLI e di BRANCACCIO; avrebbe favorito la latitanza di Antonio LO NIGRO, boss della famiglia di BRANCACCIO, arrestato il 12 marzo 2009.
* COPERTURA: in Florida fa l’imprenditore nell’import-export di vino ed è titolare del Soprano café e del lussuoso Carpaccio restaurant, in centro a Miami.
* ACCUSA: ha riciclato denaro mafioso per 10 milioni di dollari con operazioni immobiliari tra Dubai, New York e Miami, e attraverso i compiacenti titolari di alcune gallerie d’arte a New York.
Antonio Tricamo
* CHI : ha 37 anni, è il braccio destro di Roberto SETTINERI.
* COLLEGAMENTI: con la famiglia mafiosa newyorkese dei NAPOLI, che gli hanno anche affittato casa.
* COPERTURA: lavora nei ristoranti dei NAPOLI.
* ACCUSA: riciclaggio internazionale di denaro sporco.
A PALERMO:
Gioacchino CORSO
* CHI : ha 42 anni, è il vertice decisionale della famiglia Santa Maria di Gesù-Villagrazia, che prende il nome dal quartiere palermitano di Santa Maria di Gesù.
* COLLEGAMENTI: ha gestito la latitanza di Pietro AGLIERI, detto «’u Signurinu», che è il capomandamento della famiglia.
* COPERTURA: è impiegato in un’azienda palermitana dell’abbigliamento.
* ACCUSA: associazione mafiosa, estorsione, traffico internazionale di stupefacenti.
Gianpaolo CORSO
* CHI : ha 37 anni, con il fratello Gioacchino forma l’attuale vertice decisionale della famiglia.
* COLLEGAMENTI: con la famiglia LO VERDE di New York; in particolare, è il cognato di Silvestro LO VERDE (a sinistra, nel cerchio), esponente di spicco della famiglia newyorkese dei GAMBINO e braccio destro di Frank CALI, arrestato nel 2008 con l’operazione Old bridge.
* COPERTURA: fa il rappresentante in Sicilia di orologi di lusso.
* ACCUSA: associazione mafiosa, estorsione, traffico internazionale di stupefacenti.
Giuseppe LO BOCCHIARO
* CHI : 59 anni, è il braccio destro dei due fratelli CORSO; è già stato condannato in Italia come autore materiale dell’omicidio di Pietro MARCHESE, ma era tornato in libertà.
* COLLEGAMENTI: non ne risultano agli inquirenti.
* COPERTURA: a Palermo ha un negozio di casalinghi.
* ACCUSA: associazione mafiosa, estorsione, traffico internazionale di droga.
Pietro PILO
* CHI : detto «’u Billu» («il conto»), ha 48 anni, è il cassiere della famiglia; era appena uscito dal carcere e si trovava in stato di libertà vigilata.
* COLLEGAMENTI: non ne risultano agli inquirenti.
* COPERTURA: titolare di una società palermitana attiva nell’ingrosso di abbigliamento.
* ACCUSA: associazione mafiosa, estorsione, traffico internazionale di stupefacenti.