Giacomo Galeazzi, La Stampa 11/3/2010, pagina 13, 11 marzo 2010
LA CHIESA CAMMINA VERSO LA SUA FINE
Il capo dei vescovi tedeschi Zollitsch è in viaggio verso Roma per il «faccia a faccia» di domani con Benedetto XVI impegnato nella definitiva stesura del messaggio ai fedeli sugli abusi sessuali. Ma c’è un libro che pesa sulla Curia come una maledizione e un preannuncio di sventura. Nei Sacri Palazzi lo hanno letto tutti anche se, rispetto all’edizione francese, la traduzione italiana (a cominciare dal titolo «Orgoglio e pregiudizio in Vaticano» invece di «Confessioni di un cardinale») attenua l’impatto deflagrante di un testo che appare tristemente profetico alla luce della bufera-pedofilia piombata Oltretevere dalla Germania. un libro-intervista che l’autore francese Olivier Le Gendre intrattiene con un cardinale (anonimo) ex ministro di primo piano della Santa Sede e diplomatico di lungo corso il quale, tra potere, politica, scandali, crociate contro la modernità, traccia un profilo sconcertante della Chiesa attuale.
Temi attualissimi se si pensa che, in risposta alle «class action» Usa e ai sacerdoti nel mirino, il porporato chiama in causa (come ha fatto ieri Schönborn) la regola del celibato e lancia l’ipotesi di «uomini sposati investiti della facoltà di celebrare l’eucarestia», cioè una «sfida religiosa» alla «figura del prete come la conosciamo da centinaia di anni: la tonaca, il presbiterio, l’oratorio, la gestione delle finanze». In Francia il libro è uscito nel 2007, in Italia circola da pochi mesi ma, inspiegabilmente, sotto traccia, nel silenzio dei «mass media», quasi solo in ambienti vaticani. E’ la clamorosa denuncia di una Chiesa arroccata su posizione arcaiche, assediata dagli tsunami giudiziari degli abusi sessuali, bisognosa di un rinnovamento radicale e impaurita dalla scienza, dalla democrazia, dalla modernità. La campagna antipreservativo, lo scandalo dei preti pedofili, lo sfarzo dei prelati, le guerre di potere, i personalismi e i carrierismi nelle gerarchie ecclesiastiche: tanti volti, un’unica realtà in decadenza irreversibile.
Nel conclave viene descritto un Joseph Ratzinger nobilmente disinteressato alla propria elezione, anzi deciso a tirare la volata a un altro candidato, infine «Papa suo malgrado». Soprattutto, però, l’indice è puntato contro una Curia irrigidita a difesa della conservazione, contraria ad ogni istanza di ammodernamento, sempre pronta a farsi scudo del dogma dell’infallibilità papale, paralizzata dalla raffica di scandali sessuali e incapace di contromosse efficaci. Insomma, ripetendo all’infinito errori da «fine impero», la Chiesa «sta marciando verso la sua fine» perché ormai rischia di parlare a se stessa («La massa di fedeli la sente lontana e assente dai problemi del quotidiano, preoccupata solo di proteggere il proprio potere»). E quando anche l’ultimo bacino di fedeli (il Terzo Mondo) si prosciugherà per effetto della secolarizzazione e del miglioramento delle condizioni di vita, l’intera struttura svanirà. Ciò che, però, il cardinale non aveva previsto è che, davanti alle raffiche di denunce per abusi sessuali del clero mondiale, la «purificazione» della Chiesa avrebbe avuto il suo promotore proprio nell’«intransigente» Benedetto XVI, intenzionato ad allontanare le «mele marce» anche a costo di scontrarsi con la linea «perdonista» delle conferenze episcopali nazionali. Nessuna copertura né impunità (attraverso il documento «De delictis gravioribus»). E’ stato Ratzinger a inaugurare la «tolleranza zero» avocando alla Santa Sede i processi per evitare indulgenze locali e pretendendo che i responsabili siano portati davanti ai giudici. Rispetto ai foschi scenari dell’anonimo cardinale e alla deriva apocalittica di una Chiesa senza futuro, Benedetto XVI si propone di «governare guidando e illuminando gli animi». www.lastampa.it/galeazzi
«Con più donne nella Chiesa, crolla l’omertà maschile». Secondo l’Osservatore Romano di fronte agli scandali-pedofilia «le donne avrebbero parlato», quindi «la Chiesa si apra a ruoli di maggiore responsabilità» per suore e laiche. «Nelle dolorose e vergognose situazioni in cui vengono alla luce molestie e abusi sessuali da parte di ecclesiastici su giovani a loro affidati- sostiene il quotidiano vaticano - una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti». Le donne infatti, sia religiose sia laiche, sarebbero «per natura più portate alla difesa dei giovani in caso di abusi sessuali, evitando alla Chiesa il grave danno che questi colpevoli atteggiamenti le hanno procurato».