Giancarlo De Cataldo, lཿUnità 09/03/2010, 9 marzo 2010
VOTO DI SCAMBIO
La prima (e unica volta) in cui sono stato candidato a qualcosa fu alle elezioni per capoclasse nella IV B della scuola elementare «XXV Luglio» di Taranto. Colto da un raptus di democrazia, il maestro aveva deciso che, quell’anno, il capoclasse non sarebbe stato nominato ma, appunto, eletto. Molti compagni si offrirono di votarmi. Motivo: ero alto e robusto e non avevo nessuna paura di Marcello P., grassoccio e aggressivo ”bullo” di classe. Accettai, fiducioso in loro (e nel narcisismo, ovviamente).
Per una settimana Marcello P. e io ci guardammo in cagnesco: ti ”sciango” (dal verbo
’sciancare”) minacciava lui, livido, sei finito, trippone, ribattevo io, gagliardo. Venne il giorno delle elezioni. Ero sicuro della vittoria. Beccai due soli voti, il mio e quello del mio compagno di banco. Marcello P. fu eletto trionfalmente. Lo avevo sottovalutato. I miei mancati elettori mi spiegarono che Marcello aveva regalato a chi una merendina, a chi un panino al salame, a quasi tutti albi a fumetti di Capitan Miki, Black Macigno e Tex Willer. Come resistere a tanta generosità? Il mio compagno di banco protestò debolmente. Il maestro, garante imparziale, si astenne dall’intervenire, correttamente rispettoso della volontà popolare.
Validate così le elezioni, indossata la fascia del comando, Marcello P. pretese e ottenne -
a suo modo, cioé con calci, sputi e pugni - la restituzione dei doni. Recuperò immediatamente i fumetti e i cibi non ancora consumati. Quanto ai malcapitati che avevano già divorato panini e merendine, per una settimana furono costretti a pagargli una tangente in colazioni.