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 2010  marzo 09 Martedì calendario

IL SUICIDIO DI PIETRINO VANACORE, IL PORTIERE DI VIA POMA


DA CORRIERE.IT 09/03/2010

Si è tolto la vita Pietrino Vanacore. Fu il portiere dello stabile di via Poma a Roma, dove il 7 agosto 1990 fu uccisa Simonetta Cesaroni. L’uomo si è suicidato a Marina di Torricella , in località Torre Ovo, in provincia di Taranto, nella notte tra lunedì e martedì. Si è tolto la vita legandosi una lunga fune al collo e lasciandosi andare in un corso d’acqua in località Torre Ovo di Torricella, nel tarantino.

BIGLIETTI IN AUTO- Vanacore ha lasciato almeno due o tre biglietti di addio nella sua auto parcheggiata a poca distanza dal luogo del suo suicidio: uno sul tergicristallo dell’auto e uno all’interno della vettura. In tutti, secondo quanto si è appreso da fonti investigative, l’ex portiere di via Poma avrebbe scritto più o meno lo stesso messaggio: «20 anni di martirio senza colpa e di sofferenza portano al suicidio». Sul posto, si trovano i carabinieri che stanno aspettando il magistrato di turno Maurizio Carbone della Procura di Taranto. L’automobile dell’ex portiere è una Citroen Ax di colore grigio. Il corpo dell’uomo è ancora in acqua, affiorante. visibile una fune che per ora non si sa a che cosa sia legata. S’intravede che è intrecciata ad una caviglia e anche attorno al collo. Il corpo - a quanto viene reso noto - è stato trovato da amici: non si sa se il ritrovamento sia stato casuale o fatto da persone che erano già alla sua ricerca.

IL PROCESSO - Avrebbe dovuto testimoniare venerdì prossimo , il 12 marzo, nell’ambito del processo a Raniero Busco, accusato di aver ucciso l’ex fidanzata Simonetta Cesaroni. La ragazza, 21enne romana, fu trovata morta con 29 coltellate il 7 agosto del 1990 in un ufficio in Via Poma, nel quartiere Prati a Roma. Nell’udienza di venerdì è prevista la testimonianza, davanti ai giudici della III Corte d’Assise presieduta da Evelina Canale, anche dell’ex datore di lavoro della ragazza Salvatore Volponi, del figlio Luca, di Giuseppa De Luca, moglie di Vanacore, e del figlio dei due portieri, Mario, nonché di due esperti della polizia scientifica che esaminarono la scena del crimine nell’imminenza del fatto. Nell’udienza di venerdì avrebbe potuto scegliere di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del pm Ilaria Calò in quanto indagato in procedimento connesso. Ciò in quanto fu in passato coinvolto in questa stessa inchiesta.

IL LEGALE DI BUSCO - «La morte di Vanacore è troppo vicina alla scadenza processuale per non essere collegata. Lui ha vissuto con rimorso sulla coscienza questa storia, e non perchè fosse l’autore dell’omicidio, ma perchè sapeva». Così l’avvocato Paolo Loria, difensore di Raniero Busco, sotto processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, commenta la notizia del suicidio dell’ex portiere di via Poma. «Non so come interpretare questo fatto - ha aggiunto - l’ho saputo 20 minuti dopo che era successo».

L’AVVOCATO DEI CESARONI - L’avvocato Lucio Molinaro, legale della famiglia Cesaroni, chiede tempo prima di commentare la notizia della morte dell’ex portiere dello stabile di via Poma: «Aspetto di parlare con il magistrato per avere una idea più chiara di quanto successo. Al momento sto seguendo le notizie di stampa. Personalmente cerco di essere prudente per capire come deve essere interpretata la notizia del suicidio di Vanacore. Mi dispiace ovviamente per il fatto umano in sé ma occorre capire che ricaduta avrà sul processo in corso questa vicenda».

TESTIMONE - Fu lui a trovare il corpo senza vita della Cesaroni. Il 10 agosto del 1990 infatti Vanacore fu fermato dalla polizia per poi tornare in libertà il 30 agosto successivo. Il 26 aprile del 1991 il gip Giuseppe Pizzuti accolse la richiesta di del pm Pietro Catalani e archiviò gli atti riguardanti Vanacore e altre cinque persone. Il 30 gennaio del 1995 il portiere uscì definitivamente di scena: la Cassazione confermò infatti la decisione della Corte d’appello di non rinviarlo a giudizio con l’accusa di favoreggiamento. Allora decise di lasciare Roma e tornare nella sua terra d’origine, a Monacizzo, poco distante da dove è stato trovato il corpo. Era pugliese, nato a Sava, nell’entroterra tarantino.

L’ALTRA INDAGINE - Una seconda indagine su Vanacore era stata archiviata poco meno di un anno fa, nel maggio 2009. I pm inquirenti (Ilaria Calò e Giovanni Ferrara), nell’ambito delle indagini su Renato Busco, ex fidanzato della giovane donna uccisa, il 20 ottobre 2008 avevano infatti disposto una perquisizione domiciliare nella casa pugliese di Pietrino Vanacore, perquisizione che non aveva portato a nessun risultato utile.

(Antonio Castaldo, Corrier.it 9 marzo 2010)

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DA CORRIERE.IT 09/03/2010

Delitto Cesaroni, 20 anni di mistero
ROMA - Sono passate da poco le 20,30 del 7 agosto 1990. Paola Cesaroni comincia ad essere preoccupata del ritardo di Simonetta, la sorella minore, che lavora nell’ufficio dell’Associazione alberghi della gioventù, in via Carlo Poma 2, nel quartiere Prati. Simonetta, che ha 21 anni, di solito torna a casa verso le 20. La ragazza, era dipendente di Salvatore Volponi che però le aveva chiesto se fosse stata disponibile ad andare a lavorare quel pomeriggio nello studio dell’associazione ostelli della gioventù (Aiag) clienti del suo ufficio. Motivo: tenere la contabilità, l’ufficio era chiuso e completamente deserto. Con il fidanzato Antonello Baroni, Paola fa inutilmente la strada fino alla stazione della metro dove lei e Antonello avevano accompagnato Simonetta, poi chiama Salvatore Volponi, il datore di lavoro della sorella. Il gruppo va in via Poma e costringe Giuseppa De Luca, moglie del portiere Pietrino Vanacore, ad aprire la porta.

29 COLTELLATE -Sono le 23,30 circa: nell’ultima stanza c’è il cadavere seminudo di Simonetta, uccisa da 29 coltellate, probabilmente inferte con un tagliacarte. Il corpo della ragazza seminudo (con il reggiseno allacciato, ma calato verso il basso, con i seni scoperti, il top arrotolato sul collo. Non ha le mutandine, porta addosso ancora i calzini bianchi corti, mentre le scarpe da ginnastica sono riposte ordinatamente vicino la porta) . Le scarpe sono riposte ordinatamente in un angolo. Gli altri vestiti (i fuseaux bianchi e la camicetta) sono scomparsi. In uno stanzino ci sono due stracci strizzati, forse usati dall’assassino per ripulire la stanza. Le 29 coltellate sono state vibrate un po’ in tutte le parti del corpo, e questo contrasta con l’ipotesi del raptus di un maniaco, che colpisce in un corpo a corpo. Prima di morire la ragazza si sarebbe difesa con tutte le sue forze prima di soccombere al suo assassino. L’ ora della morte sarebbe collocabile tra le 18 e le 18.30.

LE PRIME INDAGINI - Tra la notte del 7 agosto e la mattina successiva, la polizia perquisisce l’intero palazzo di via Poma alla ricerca degli indumenti di Simonetta Cesaroni ma non trovano nulla. Si ascoltano i testimoni, pochi perchè molti sono già in vacanza. Dalle testimonianze si deduce che Simonetta è sola il 7 agosto. Probabilmente l’assassino della ragazza avrebbe tentato di violentarla, ma all’atto non è riuscito ad avere un’erezione e per questo, forse, preso da un raptus di follia ha sfogato la sua rabbia colpendo Simonetta con 29 pugnalate. Resosi conto dell’accaduto, ha tentato di pulire l’appartamento dal sangue e di riordinare l’ufficio per poi far sparire il corpo. Ma qualcosa o qualcuno lo avrebbe disturbato. I sospetti fin da subito cadono su Pietrino Vanacore (lo stabile èmolto grande e ha quattro portieri: Vanacore, però, non era con gli altri colleghi giù nel cortile nell’orario che va dalle 17.30 alle 18.30, cioè l’orario in cui Simonetta sarebbe stata uccisa. Poi gli investigatori trovano uno scontrino sospetto: quel pomeriggio il portiere ha comprato dal ferramenta, alle 17.25, un frullino. Non solo l’uomo che in quel periodo prestava assistenza tutte le sere in casa dell’anziano architetto Cesare Valle, afferma che alle 22.30 si è diretto a casa dell’uomo che abita in un appartamento alcuni piani più su dell’ufficio. Ma il suo racconto non collima con quello di Cesare Valle che sposta l’orario di arrivo di Vanacore alle 23.00. Gli investigatori sospettano che in quei 30 minuti il portiere si sarebbe affaccendato a pulire il luogo del delitto. Così gli indizi si stringono attorno a Pietrino Vanacore. Vengono trovati un paio di pantaloni con evidenti tracce di sangue. Nella scala B quel pomeriggio del 7 agosto 1990 ci sono solo due persone, Cesare Valle e Simonetta Cesaroni. I testimoni ascoltati dichiarano che nessun estraneo è stato visto entrare. E poi c’è il fatto che Vanacore si era assentato dalle 17.30 alle 18.30, orario dell’omicidio. Magistrato della procura e investigatori sono ormai certi: la soluzione dell’omicidio è ormai a un passo. Pietrino Vanacore viene quindi arrestato e per 26 giorni rimane in carcere con l’accusa di omicidio volontario. A scagionare Vanacore sarà però un esame approfondito sulle tracce di sangue sui pantaloni che risultano essere dello stesso portiere, che soffre di emorroidi. Inoltre Vanacore ha indossato gli stessi abiti per tre giorni di fila - dal 6 agosto all’8 agosto 1990 - ed su questi indumenti non è stata trovata traccia di sangue di Simonetta Cesaroni. L’assassino non può essere il portiere.

PERQUISIZIONE - Nel maggio 2009, una seconda indagine su Pietrino Vanacore era stata archiviata. I pm inquirenti (Ilaria Calò e Giovanni Ferrara), nell’ambito delle nuove indagini su Renato Busco, ex fidanzato della giovane donna uccisa, il 20 ottobre 2008 avevano infatti disposto una perquisizione domiciliare nella casa pugliese di Pietrino Vanacore, perquisizione che non aveva portato a nessun risultato utile. Vanacore, dalla metà degli anni ’90, era tornato a vivere con la moglie nella sua terra, a Monacizzo, dove appunto fu compiuta la perquisizione. Monacizzo - che si trova a poca distanza dal luogo nel quale è stato trovato il corpo - è una frazione del comune di Torricella di poco più di 100 abitanti su una collinetta a 52 metri sul livello del mare, nel Golfo di Taranto. Altra frazione di Torricella è Torre Ovo-Librari-Trullo di Mare, nelle cui acque Vanacore si è suicidato.

BUSCO - Il delitto di Simonetta sembra destinato a non avere un colpevole. Rientra in scena l’ex fidanzato, accusato da una traccia di saliva su un reggiseno di Simonetta, trovata grazie a indagini sul Dna. Il processo a Busco si è aperto il 3 febbraio 2010, l’uomo si è sempre dichiarato innocente.