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 2010  marzo 09 Martedì calendario

TROVATO IN SVIZZERA IL «TESORO» DELL’EX AVVOCATO DI MARGHERITA

stato trovato, bloccato e sequestrato il tesoretto di Emanuele Gamna, l’ex avvocato di Margherita Agnelli de Pahlen che incassò in nero su un conto cifrato svizzero 15 milioni di euro.
Quei soldi, dirottati alle Channel Islands e ora riapparsi in una banca di Ginevra, erano stati bonificati anni fa dalla figlia di Gianni Agnelli sul conto «449 Kloten» della Pkb Privatbank di Lugano riconducibile a Gamna: erano il compenso per l’attività svolta dall’illustre professionista (2003-2004) nella divisione dell’eredità miliardaria di Gianni Agnelli.
Poi però Margherita impugnò gli accordi ereditari e nell’offensiva legale a tutto campo contestò al suo ex avvocato (torinese, 58 anni, partner dello Studio Chiomenti fino al giugno 2009), «l’esorbitante somma» e lo denunciò alla Procura della Repubblica per evasione fiscale. Un esposto penale contro l’ex partner è stato presentato anche dallo Studio Chiomenti.
Secondo quanto ha dichiarato all’autorità giudiziaria l’avvocato svizzero Charles Poncet, la sua cliente Margherita Agnelli a metà 2008 «respinse sdegnata l’offerta» di Gamna di restituire un terzo della somma ricevuta, «non tanto per l’importo ma perché riteneva di essere stata tradita come amica prima ancora che come assistita». Oggi Gamna è accusato dai pm di Milano Eugenio Fusco e Gaetano Ruta, titolari dell’inchiesta, di truffa ai danni dello Stato (ma non infedele patrocinio come era stato scritto in passato). Contro Poncet c’è l’ipotesi di tentata estorsione ai danni di Gamna, in concorso con la cliente Margherita Agnelli. Avrebbero tentato di estorcergli un affidavit (una sorta di giuramento) a sostegno delle loro tesi nella disputa sull’eredità.
Nel frattempo, però, il tesoretto svizzero di Gamna sembrava scomparso nel nulla, inghiottito dal conto «449 Kloten» e poi finito chissà dove. Un anno e mezzo fa nel tentativo di «aggredire» la provvista, Margherita aveva ottenuto dal Pretore di Lugano un decreto di sequestro del conto alla banca Pkb. Motivo: «restituzione onorari indebitamente percepiti». Ma i soldi erano spariti.
La somma pretesa dalla signora de Pahlen era in realtà di circa 25 milioni perché comprendeva anche l’onorario (10 milioni), fatturato e dichiarato al fisco elvetico, del codifensore Jean Patry. Sul resto buio totale.
Finché nelle ultime settimane fa breccia, nella granitica riservatezza svizzera, l’indiscrezione che a Ginevra sia intervenuta la magistratura locale su «un famoso conto italiano». Ma quale? E perché?
L’indiscrezione prende forma e si arriva in Rue Charles-Galland 12, quartiere elegante di Ginevra, edifici fine ”800 di gran lusso. Il numero 12, a poche decine di metri dal Consolato d’Italia e dal Museo dell’arte e della storia, è la sede ginevrina della banca ticinese Pkb. Sempre lei, quella del conto «447 Kloten». Pkb è molto «italiana» sia per clientela, sia per azionisti di riferimento, ovvero la famiglia Trabaldo Togna. Il presidente di Pkb è Jean Patry, proprio il collega di Gamna che tutelò gli interessi di Margherita nel negoziato sull’eredità.
Qui, nella palazzina di due piani arrivano quasi 14 milioni di euro provenienti, pare, da una filiale delle Channel Islands (Isole del Canale) di Hsbc, il colosso bancario con sede a Londra. Sono i soldi di Gamna che erano parcheggiati nelle isole al largo della Normandia.
Proviamo a chiedere informazioni all’indirizzo E-mail (offshore@hsbc.com) della filiale Hsbc da cui è partito il bonifico: nessuna risposta.
L’operazione non sfugge alle comunicazioni antiriciclaggio e la magistratura svizzera, che già era preallertata sul dossier, blocca immediatamente i 14 milioni in arrivo alla Pkb di Ginevra. Il passo successivo è il sequestro giudiziale. E non può essere che la naturale conseguenza della collaborazione con la Procura di Milano, il soggetto che ha l’interesse diretto.
In tutta l’operazione, tuttavia, potrebbe anche esserci stata la collaborazione dello stesso Gamna il quale sembra avesse intavolato una trattativa con l’Agenzia delle Entrate per scudare la somma. Alla fine, comunque, i soldi della parcella fantasma sono stati individuati e sequestrati. E ora, almeno in parte, potrebbero tornare «a casa» cioè nella disponibilità dell’Agenzia delle Entrate, passando attraverso il conto corrente Bnl del Tribunale di Milano. Che non è cifrato nè tantomeno off-shore.
Mario Gerevini