MAURIZIO BONO, la Repubblica 9/3/2010, 9 marzo 2010
VASCO ROSSI: "FACCIO UNA RIVISTA LETTERARIA"
«Editore. Vasco Rossi editore di una rivista di libri... Sì, suona bene. Mi piace molto perché è un altro modo di essere me stesso, di cui magari finora non ho mai parlato molto...». Diciamo pure poco o nulla, anche se qualcosa di questo lato B di "Blasco", rockstar che ora si schiera sul fronte della buona lettura, i fan più fedeli potrebbero averlo intuito tra le righe di una specie di messaggio in bottiglia che pochi giorni fa ha spedito proprio al sito web della rivista letteraria Satisfiction, di cui ha appena deciso di diventare mecenate, testimonial e un po´ collaboratore. Versi liberi e un po´ filosofici: «Si può stare liberamente/ con qualcuno/ solamente imparando/ a essere soli».
Tra libri ed elogio della solitudine, spiega, il nesso c´è: « una realtà che ho capito da un po´, ci sono stati periodi, diciamo gli anni Ottanta, in cui non leggevo per niente e sopportavo così poco lo stare da solo che vivevo con la tv accesa: valanghe di telefilm». Acqua passata, benché sia comunque fresco reduce da un bagno di folla da 100 mila spettatori in pochi giorni, otto concerti milanesi sold out: «A un certo punto ti accorgi che star sempre con gli altri diventa una dipendenza, come con la televisione. Allora spegni, apri un libro, e leggere, oltre che consolare e far compagnia, ti apre il cervello e ti fa viaggiare in un altro mondo. Entrare in contatto profondo con un´altra mente attraverso le parole a volte è più interessante che stare con la gente. Sarà che sono un po´ stanco di tante chiacchiere...».
Da lettore forte di ritorno alla decisione di mettere nome, faccia e soldi in Satisfiction, rivista che parla solo di libri e nemmeno si vende (60 mila copie free press distribuite nelle maggiori librerie), il passo è stato breve come un sì, ma anche lungo come un´amicizia. Come mai?
«La rivista l´ha inventata Giampaolo Serino, che conosco da vent´anni. Ha cominciato a scrivermi delle mail che avrà avuto 17 o 18 anni. Molto provocatorie, da fan mi chiedeva sempre qualcosa di più e all´inizio gli rispondevo male, ma che vuoi, lasciami in pace. Poi, di persona, l´ho riconosciuto come un fratello di tormenti, e ogni tanto gli ho mandato dei brevi scritti. Li pubblica come poesie, anche se io non li chiamo così. Qualche settimana fa mi ha chiesto di aiutare Satisfiction e gli ho detto: ci sto, mi piace. Faremo un piano per un anno, il mio amministratore pensa sui 50 mila euro, poi si vede. Lo stesso che con le moto, una dozzina d´anni fa, quando ho messo in piedi l´"Aprilia Vasco Rossi Racing Team", ed è andata bene...».
Oddio, non proprio lo stesso, visto che in tre anni coi motori ha vinto il mondiale. Sarebbe come puntare con Satisfiction al Pulitzer.
«Ma no, la rivista resterà uguale. Il bello è proprio dare un contributo a una impresa indipendente fuori da ogni logica commerciale, dare un orientamento letterario aperto, non bacchettone, che svegli le coscienze addormentate».
Parla già da editore?
«Più che altro da lettore polimorfo».
Che i libri da leggere, come li sceglie?
«In tanti modi. Oltre alle recensioni, intendo. Adesso sto leggendo Teoria e pratica di ogni cosa di Marisha Pessl, è interessante e intrigante».
Altri direbbero imponente: 700 pagine definite «un thriller nabokoviano» dal New York Times. Ma il concetto è chiaro, Vasco Rossi non è lettore da libri di intrattenimento. O sì?
«Anche. Ho letto tutta la Recherche ed è stata un´esperienza straordinaria, dei recenti mi piace molto Coetzee, però il primo libro che ho aperto dopo tanto tempo di astinenza, alla fine degli anni Ottanta, è stato Sfera di Crichton. Ha presente? Fantastico. Ma considero anche Stephen King un grande scrittore, anche se a dirlo qualcuno storce il naso. Leggendo Misery non deve morire ho sofferto come un pazzo. Meno di zero di Brett Easton Ellis invece mi ha dato degli incubi, e lì per lì mi ha sorpreso: è roba forte, ma anch´io non è che vivo proprio in convento, non era niente di mai visto. Però era detto così bene. Sa, l´inizio, "La gente ha paura di buttarsi nel traffico delle autostrade a Los Angeles...", come dire nella vita. Sembra una canzone...».
A proposito, che rapporto vede, da autore, tra le liriche del rock e la letteratura?
«La canzone è veloce, frammentaria, la vedo come una fotografia di emozioni. Come fanno i romanzieri non lo so, ci deve volere una concentrazione pazzesca a star dentro a una storia così a lungo. Ma da lettore il romanzo è fantastico, perfino una fuga dalla realtà, quando vuoi, soprattutto quando parlano di altre epoche. Dopo un po´ prendi un ritmo mentale che diventa il tuo, però non ti possiede come quello isterico del telefilm o dei videogame, se qualcuno ti rivolge la parola, ci sei, puoi rispondergli. Poi ricominci da dove avevi interrotto. Il consumo di musica è più seduttivo e in un certo senso più facile, anche se i miei fan lo sanno, che Vasco Rossi non è un autore leggero, è uno che cerca di aprirti la testa anche con le provocazioni. E si fidano».
Si fideranno anche dei consigli editoriali, ora che è nel ramo?
«Dipende. Il mio pubblico è composto di cervelli molto diversi, ma con una sensibilità in comune. Alcuni forse non sono maturi per una lettura del genere, ma è giusto sollecitarli a farla, penso soprattutto ai più giovani, a dirgli che al di là della tv, dei videogiochi e della discoteca esistono libri che possono aiutarti di più. E andare anche più in profondità di una canzone».
Vasco Rossi pedagogo, addirittura. E pensare che c´è chi la pensa cattivo maestro...
«Piano col maestro, dipende da cosa si intende. Di questi tempi c´è l´ossessione pedagogica della prevenzione da tutti i mali, e io a quella non ci sto. Aprire la mente è l´opposto. Non mi piace chi dice che non devi fare le cose perché a vivere rischi di farti male».
Cosa insegnano i libri?
«Abituano a pensare. Ma naturalmente non tutti, e quando incappo nel libro che non mi piace mi incazzo proprio, per il tempo che ho perso».
Satisfiction ha come slogan "soddisfatti o rimborsati", cioè: se pensi che ti abbiamo consigliato una bufala ti ridiamo o soldi. Per uno che la finanzia è un bel rischio...
« una filosofia onesta che è anche la mia. E sono più di trent´anni che suono sul palco».
A proposito di musica, quando legge cosa ascolta?
«Niente. Gliel´ho detto, una volta avevo timore del silenzio e di star solo. Adesso mi piace molto vivere in barca, come in una casa galleggiante. Sei insieme dentro e fuori le cose. Leggi e dormi benissimo, hai tutto a portata di mano».
Le piace navigare?
«No, sto fermo, la barca è ormeggiata qui a San Remo. Ma mi piace l´idea che la potrei muovere, se volessi. Mi dà un senso di libertà».