Francesco Grignetti, Giacomo Galeazzi, La Stampa 5/3/2010, pagina 9, 5 marzo 2010
BALDUCCI SOSPESO DA GENTILUOMO PER CACCIARLO CI VUOLE RATZINGER
Poche centinaia di metri separano «Regina Coeli» dal Vaticano che tarda a prendere ufficialmente le distanze da Angelo Balducci, uomo chiave del Giubileo, dal 1995 membro della Famiglia pontificia. Anzi precisa di non voler esprimere giudizi definitivi prima che le accuse siano confermate, «attende accertamenti giudiziari» per estromettere Balducci dai Gentiluomini di Sua Santità. Sono bastate, invece, le intercettazioni per rimuovere dal coro di San Pietro il nigeriano che intanto ha ammesso la sua attività di procacciatore di uomini per conto dell’ex presidente del consiglio superiore dei Lavori Pubblici. Dietro i formalismi del protocollo, si nasconde un profondo imbarazzo. L’ambita carica di Gentiluomo, concessa con «biglietto» della Segreteria di Stato su presentazione di un ecclesiastico, è vitalizia, non decade neanche a fine pontificato ed è revocabile solo per intervento del Pontefice. Per lo scandalo P2, Umberto Ortolani venne rimosso dall’incarico, stavolta il provvedimento trova resistenze. «Balducci ha contatti fortissimi in Curia, ha inserito decine di eventi religiosi nelle ”grandi opere” finanziate dalla Protezione civile, è conosciuto e stimato fin dall’epoca Dc», spiegano nei Sacri Palazzi. Eppure il sospetto sussurrato da più parti è che esistano altri motivi difficili da confessare e cioè che il «sexgate» dei seminaristi-squillo avesse anche altri protagonisti.
Chinedu Thomas Ehiem, l’ex corista della Cappella Giulia ha raccontato ieri la sua versione dei fatti: «Balducci me lo ha presentato un amico italiano che faceva l’escort dieci anni fa». Prima proposte dirette, poi quella di procacciargli altre prede, che il nigeriano avrebbe infine assecondato, spinto da problemi familiari e di salute. La consigliera regionale Anna Pizzo, del gruppo vendoliano Sel, ha incontrato Balducci in carcere, a Regina Coeli. «E’ completamente assorbito dalla lettura delle ordinanze che lo riguardano- racconta-.Non alza quasi gli occhi dalle carte, che annota furiosamente con una matita, e risponde frettoloso alle domande». S’è trovato in cella assieme a Aurelio Gionta, un altro indagato eccellente, arrestato per l’inchiesta Fastweb, e se ne lamenta. «Io vorrei una cella tutta per conto mio perché devo studiare le carte, devo preparare la mia difesa e così non posso farlo con una sufficiente tranquillità». E nel dirlo indica con la mano la ristrettezza della cella, dove si muovono in due e «abbastanza corpulenti». Preferirebbe una cella singola, Balducci. Già, ma come si fa? A Regina Coeli c’è un tale affollamento che hanno dovuto mettere le brande persino nelle aule di scuola e da qualche giorno le lezioni si tengono nei sottoscala. Da due giorni Balducci vive con un altro detenuto in una cella 3x2 dove a malapena entra un letto a castello, c’è una televisione sempre accesa e un libro del cardinal Martini sul comodino. E’ frastornato, visibilmente in ansia, non ha ancora assimilato i bizantinismi del regolamento carcerario e perciò questa settimana non ha presentato in tempo la «domandina» per potere effettuare gli acquisti: se ne parlerà tra due settimane, se ancora si troverà in carcere. Ma rifiuta le visite. «Non ho voluto’ s’è sfogato con la consigliera regionale - che la mia famiglia, mia moglie e i miei figli venissero qui dentro. L’ho deciso io. Per salvaguardarli». E’ appena uscito dall’isolamento, eppure rifiuta di muoversi dalla cella. Non ha voluto, finora, nessun contatto con gli altri detenuti. Non approfitta neppure del poco tempo che il regolamento concede per la passeggiata in cortile. Insomma molto teso, un po’ sbalestrato, ma non trasandato nel vestire, anzi. Polo di cachemire blu, ben sbarbato, Balducci è un uomo che sfugge agli occhi di chi lo incontra. Sembra piegato nello spirito dalle ultime boccaccesche rivelazioni che lo riguardano. Ci tiene comunque a mostrarsi sicuro di sé: «Non prendo farmaci, non ne ho bisogno per dormire. E anche il cibo, poco male se non si può comprare niente. Per quel poco che mangio, il vitto del carcere va benissimo».