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 2010  marzo 05 Venerdì calendario

LO SCONOSCIUTO CHE FA LITIGARE LEGA E PDL

Va bene, tutti in piazza, tutti in questa piazza San Babila sotto le bandiere e attorno ad un banchetto. «Ora e sempre, Roberto Presidente!». Raccolgono le firme, anche se con quel che è successo con le firme ci vuol prudenza. A quest’ora, le sei del pomeriggio, Roberto (non ancora) Presidente sta per cominciare la sua conferenza stampa all’Hotel Gallia. Complotto, sospetti di «attività manipolatoria», insomma Roberto la Vittima dei soliti ignoti, forse i radicali, forse i magistrati. Ma qui, tra «ciellini» dell’Università Cattolica, il leghista Matteo Salvini, un paio di assessori, qualche reduce di An e del Msi, si sono persi l’ultima puntata e son fermi ai rancori.
Davanti alle tv, per carità, è una rincorsa di belle parole e buone maniere. Poi basta che si spengano le telecamere e riprendono i capannelli. Ma quale complotto. «E’ tutta colpa di Doriano Riparbelli!», grida un ex di An. Non riescono a zittirlo, anche perché questo Riparbelli dovrebbe essere qui, ad esempio è stato lui a convocare Salvini in San Babila. Niente. «Se l’ha detto Ignazio La Russa lo posso dire anch’io, è tutta colpa di Riparbelli che all’ultimo momento è stato messo nel listino!», insiste quello, personaggio piuttosto noto della destra e della politica milanese, uno che questa piazza la frequentava con La Russa anche da ragazzo, negli anni ”70 di spranga&coltello.
Niente. La versione ufficiale sarà anche quella di Roberto Presidente, ma basta un banchetto in piazza, bastano un paio di telefonate, e si scopre che il centrodestra ha qualche contorcimento che proprio non se e vuole andare. Ieri Formigoni e Pdl hanno presentato due ricorsi al Tar e nella redazione della «Padania», il quotidiano della Lega, il notista politico Igor Iezzi si è trovato a maneggiare questa notizia: «Uno dei due avvocati si è presentato dopo le 13, quando la cancelleria era già chiusa. Possibile che nel non conoscano nemmeno gli orari?». Non sono solo battute. «Se qualcuno si attacca al cavillo -dice Salvini- e perchè qualcuno l’ha permesso».
Il passaparola, tra Pdl e Lega, è «sulle polemiche si discute dopo». Primum votare. Però c’è da chiarire questa storia di Riparbelli, uno dei possibili colpevoli. Nel listino di Formigoni Governatore compare al posto numero 3, ed è stata una sorpresa. Lì, fino a venerdì, era bello fisso Paolo Cagnoni («Nel listino c’ero fino all’ultimo secondo»), collaboratore del ministro Sandro Bondi. E invece ecco Doriano Riparbelli, 61 anni, sempre elegante, baffetti, già assessore provinciale a caccia e pesca, attuale occupazione preoccuparsi del palco durante le apparizioni al Nord del Premier Berlusconi, trattenere i fotografi, smistare gli ospiti, allontanare i cronisti.
Berlusconiano doc, Riparbelli, voluto nel listino anche da Podestà, presidente della provincia Pdl. Poteva dir di no, Formigoni? Sistemato il fisioterapista di Milanello, l’igienista orale di Berlusconi e il geometra di Arcore, Roberto Presidente si è trovato pure con l’addetto al palco da mettere al sicuro, nel listino di chi verrà eletto senza la seccatura di una campagna elettorale che comunque costa soldi e fatica. «Tutta colpa di Riparbelli», come gridava l’ex An, perchè a quel punto, venerdì sera, è ricominciata la sarabanda delle 3500 firme da recuperare. Dopo aver messo i loro candidati in coda al listino, non potevano nemmeno chiedere il soccorso leghista.
E il pasticcio sarebbe cominciato così. Nella notte tra venerdì e sabato - e qui, su segnalazione dei radicali, si sta muovendo la Procura della Repubblica di Milano- sono partiti sms e telefonate ad amici e simpatizzanti: «Mi dici il numero di un tuo documento d’identità?». Le firme non accettate sono scarabocchi. Ma in piazza San Babila, quando si accendono le tv, è meglio raccontare l’altra storia. «Offensiva della legalità contro il grave vulnus!». Arriva l’assessore regionale Stefano Maullu: «Siamo qui per difendere il diritto di voto e per stare vicini a Roberto Formigoni che rappresenta 15 anni di dinamismo».
Dinamismo, appunto. Allontanare quest’immagine da confusionari, negare contrasti e divisioni e rancori, distribuire sospetti sulla concorrenza, trovare un colpevole lontano da sè, magari radicale, magari magistrato. E sperare che a Roma, tra Napolitano, Berlusconi e Bossi, si trovi finalmente una soluzione. Altrimenti, per Formigoni e i suoi 15 anni di dinamismo, ogni giorno è una rogna, come minimo un colpo all’immagine di efficienza e serietà sua, del Pdl di Berlusconi. Con i leghisti che l’han giurato: «Noi non c’entriamo». E anche su questo pasticcio andranno a prendersi nuovi voti.