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 2010  marzo 05 Venerdì calendario

QUANDO LA GIUSTIZIA NON SEMBRA GIUSTA

Milano. Che cosa avrà pensato il signor Maurizio Boni di Massa Carrara alla notizia della scarcerazione di Omar Favaro, libero a nove anni dalle 97 coltellate di Novi Ligure? Maurizio Boni, un commerciante oggi sessantunenne, ha scontato in carcere quattro anni e sei mesi per omicidio colposo: una sera era in casa con la sua famiglia, entrarono dei rapinatori, lui prese la sua pistola (regolare), partì un colpo. E che cosa avrà pensato il signor Valentino Roseto di Troia (provincia di Foggia), due anni di galera per aver regalato un prosciutto di Parma al maresciallo dei carabinieri del suo paese? Tentata corruzione, decisero i giudici.
Perfino Vanna Marchi ci fa all’improvviso tenerezza: è in carcere a Bologna (la sua cella è di fronte a quella di Annamaria Franzoni) e deve restarci nove anni e sei mesi. A sua figlia Stefania è andata un po’ meglio: nove anni, quattro mesi e nove giorni. Brutta storia, la loro. Ma comunque una storia di truffe: e fa effetto pensare che la coppia-Marchi sia stata condannata praticamente come la coppia Omar-Erika (libera anche lei, fra un paio di anni), del cui delitto siamo qui a parlare ancora tanto fu l’orrore. Il necroforo comunale che andò a ricomporre le salme della mamma e del fratellino di Erika ci ha raccontato ieri che da quel giorno ha dovuto cambiare mestiere, e quel che vide non lo fa più dormire di notte.
Discorsi da bar? Può darsi. Ma in questo caso è un bar molto popolato. Lo sconcerto per la notizia della scarcerazione di Omar, e per quella imminente di Erika, è generale: solo a noi de «La Stampa» ieri sono arrivate centinaia di mail di approvazione al Buongiorno di Massimo Gramellini: «Lo scarto fra la brutalità del gesto e la velocità del perdono è troppo forte per non sembrare inaccettabile».
L’obiezione dell’uomo di legge è scontata: Omar ed Erika erano minorenni. I giudici hanno dunque applicato la legge, sentiti gli psicologi, gli assistenti sociali eccetera. Verissimo. Un conto è il senso di giustizia comunemente avvertito dal popolo, un conto è la giustizia amministrata dai tribunali. Non è detto che la seconda corrisponda sempre alla prima, né che vi debba corrispondere. Ma si può discuterne? Negli Stati Uniti ai minorenni danno anche l’ergastolo; noi liberiamo molto spesso con grande celerità: per fare un altro esempio, uno dei due assassini del benzinaio di Lecco Giuseppe Maver (freddato per rapina il 24 novembre 2004) è uscito di galera nel dicembre del 2006. Era minorenne all’epoca del fatto. Forse negli Usa esagerano per severità, forse noi esageriamo nella clemenza.
Omar ed Erika agirono in preda a un raptus? C’è chi dice che la vista del sangue fa perdere la testa, e che dopo la prima coltellata si finisce spesso con l’infierire senza rendersene conto. Ma c’è anche chi ricorda che il giorno dopo la strage il procuratore di Alessandria (che già sapeva la verità, perché i due ragazzi erano stati intercettati mentre si parlavano nella caserma dei carabinieri), volle portare Erika e Omar sul luogo del massacro per verificare se, alla vista di tanto orrore, avrebbero confessato. I due continuarono a raccontare della rapina e degli albanesi.
Omar Favaro diventò maggiorenne tre mesi dopo la strage. A diciassette anni e nove mesi non si ha ancora coscienza di che cos’è un omicidio? L’avvocato Raffaele Della Valle è uno dei più noti penalisti italiani. All’inizio degli anni Ottanta difese un ragazzo che a Renate Brianza massacrò la mamma poco prima del diciottesimo compleanno: assoluzione per incapacità di intendere e volere a causa non di un vizio di mente, ma della minore età. «Anche nel caso di Omar - dice Della Valle - i giudici hanno applicato la legge. Ma mi chiedo se l’istituto del minorenne non sia da rivedere. Si potrebbe portare la responsabilità a 16 anni, o meglio ancora graduarla, a seconda dei reati, a 14, 16 e 18 anni». La sproporzione nelle pene è un problema vero, dice ancora Della Valle. A volte dipende dal codice: «Per la ricettazione, ad esempio, la pena prevista va dai due agli otto anni, e con le aggravanti si può arrivare fino a dieci». A volte dal potere discrezionale dei giudici: «Mi rendo conto di parlare di reati particolarmente odiosi, ma un mio cliente ha preso cinque anni per un prestito a usura di diecimila euro. E per piccoli spacci di droga - non sto parlando di trafficanti - c’è chi arriva ad accumulare 8-10 anni».
Non è d’accordo don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria, il carcere per minori di Milano: «La libertà di Omar? Sono sorpreso da tanto stupore. Il padre di Erika, cioè la vittima, ha già perdonato: a che titolo parlano coloro che non hanno subìto alcun danno? Non sanno nulla delle personalità dei due ragazzi, dei loro disturbi psicologici, né del cammino che hanno intrapreso. Nove anni, comunque, non sono pochi per un adolescente: il tempo, a quell’età, ha tutto un altro valore. E poi questo ragazzo la sua pena se la porterà dentro per sempre. Ne ho visti centinaia, come lui. Ragazzi che non saranno mai in pace con loro stessi».