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 2010  marzo 11 Giovedì calendario

DR GOLDMAN E MR SACHS


Goldman Sachs ha sfornato un’altra crisi finanziaria di dimensioni planetarie. A finire nei suoi ingranaggi questa volta è stato il governo greco. Nel 2000 le autorità di Atene le avevano affidato il compito di far quadrare il bilancio pubblico del Paese in vista dell’entrata nell’euro. In risposta la Goldman aveva organizzato una serie di transazioni valutarie - swap in questo caso - che utilizzando un ingegnoso stratagemma finanziario trasformavano miliardi di debiti in profitti ed esponevano la Grecia a un crescente pericolo di inadempienza. Compenso? Trecento milioni di dollari su un prestito iniziale di un miliardo.

Al centro della polemica ci sono i famosi derivati, strumenti attraverso i quali (nel caso greco) scambiando dei debiti sanitari in dollari con altri denominati in euro le autorità elleniche avevano formalmente cancellato 2,7 miliardi di euro di passività dal bilancio, riuscendo a mantenere il Paese sotto la soglia di disavanzo permessa dall’eurozona.

Le autorità ateniesi erano riuscite a posporre così la resa dei conti, continuando a rinnovare il debito, e in cambio cedevano alla Goldman i profitti che sarebbero derivati nel futuro dalla gestione di aeroporti, ferrovie e autostrade del Paese. "Le avevano offerto anche i proventi di una lotteria", sostiene il blogger economico Usa Richie Bennett: "Il castello è crollato quando hanno realizzato di non aver altro da cedere".

Ma, sebbene stia sollevando sdegno a livello internazionale, il comportamento della Goldman non è nuovo. Anzi, affonda le radici nella storia delle maggiori crisi finanziarie internazionali. Nel 1929 il Blue Ridge e lo Shenandoah Trust, due consorzi creati dalla Goldman, fallirono lasciando un buco (a valore attuale) di 475 miliardi di dollari. Negli anni Novanta la Goldman è stata al centro della bolla dell’alta tecnologia, quella volta con un tecnica definita del ’laddering’: gli investitori comprano un certo numero di azioni di una azienda al di sotto del valore di mercato, mentre si impegnano ad acquistarne altre ad un valore più alto. La pratica, oggi illegale, permise non solo ai geni della Goldman di gonfiare il prezzo delle azioni, ma anche di controllare l’andamento di gran parte delle Opa di quegli anni. Delle startup lanciate sul mercato dalla banca statunitense oltre il 90 per cento fallì nel giro di pochi mesi, contribuendo alla creazione di un buco di cinque trilioni di dollari.

"Negli anni della bolla immobiliare la Goldman si distinse per la creatività con la quale sfornava nuovi strumenti finanziari, soprattutto Cdo (Collateralized debt obligations), che servivano non solo a fare un solo fascio di mutui buoni e di subprime, ma anche a frazionare il rischio distribuendolo tra investitori sparsi in tutto il mondo", afferma il commentatore economico inglese Max Keiser: "Per tutelarsi poi contro i potenziali rischi dei suoi investimenti, la Goldman aveva comprato degli swap, aveva scommesso in pratica che sarebbero falliti, causando così la crisi della Aig, il gigante delle assicurazioni statunitensi". Un altro buco di 85 miliardi di dollari che fu sanato dal Tarp, il programma di salvataggio delle banche lanciato dell’amministrazione Bush all’indomani del fallimento della Lehman Brothers. Di quegli 85 miliardi la Goldman ne incassò 13.

"Adesso Bernanke minaccia di investigare, ma dal momento che non c’è stata una chiara violazione della legge è difficile che ne esca qualcosa, soprattutto considerando il fatto che la Goldman ha molti santi in paradiso", aggiunge Bennett.

Robert Rubin e Hank Paulson, due dei più influenti segretari del Tesoro americani, sono passati dalla Goldman. Tim Geithner, il segretario attuale, ha lavorato per ambedue e (all’epoca era alla Fed di New York) approvò il salvataggio della Aig, interpretato da molti come un’operazione trasversale per pagare la Goldman. L’attuale presidente della Fed di New York è un uomo della Goldman, così come Jon Corzine, ex governatore del New Jersey e sei volte senatore. Larry Summers, direttore del consiglio economico di Obama, dalla Goldman aveva ricevuto 135 mila dollari per una sola giornata di lavoro poche settimane prima dell’elezione del nuovo presidente. E la lista potrebbe continuare.

"Ma non è solo una questione di legami politici", afferma Brian Bethune, analista di Global Insight: "La Goldman è in grado di personalizzare i contratti secondo le esigenze del cliente come nessun altro, e poi questa è l’ora degli speculatori finanziari; basta osservare i profitti che hanno realizzato dall’inizio della crisi". Nel caso della Goldman si parla di circa 45 miliardi di dollari nel 2009. Una somma che, oltre a rappresentare una crescita del 103 per cento rispetto al 2008, segna anche il record del settore. E sebbene l’amministratore delegato, Lloyd Blankfein, avesse promesso la riduzione delle gratifiche, l’anno scorso la banca americana ha distribuito oltre 16 miliardi di bonus. "Sono profitti realizzati al 70 per cento con il proprietary trading", dice Keiser, "scommettendo cioè contro gli investimenti dei clienti o investendo in operazioni che anticipano quelle dei clienti".

Molti sperano che ora Obama metta fine a questo tipo di abusi. "Difficile dire se ci riuscirà", osserva Bennett: "Durante le presidenziali 2008 ha ricevuto 994 mila dollari dagli uomini di Goldman".