Claudio Antonelli, Libero 28/2/2010, 28 febbraio 2010
ATENE PIANGE, BERLINO TREMA MILLE MILIARDI SONO A RISCHIO
Una Grecia in braghe di tela può permettersi di trattare la Germania come uno staterello qualunque senza potere. L’anzianissimo cantante di sirtakiMikisTheodorakishainvitato i tedeschi a «stare zitti» ricordando che i loro padri (assimilati ai nazisti) rasero al suolo la Grecia e rubarono tutto ciò che potevano.
Anche il premier Giorgio Papandreou ha detto, smentendo Berlino, che la questione delle riparazioni non è stata risolta. «La Grecia non rinuncia alle riparazioni di guerra», ha detto in parlamento, mentre veniva annunciato un vertice con il cancelliere Angela Merkel il prossimo 5 marzo.
Gioco pericoloso
Se non bastasse la Grecia può permettersi di continuare a fare il gioco delle tre carte sul bilancio e non ammettere colpe per un semplice fatto: Berlino, e con essa Parigi esposta per 80 miliardi, non può in alcun modo consentire il fallimento dell’economia ellenica. Quando il debitore è alla canna del gas spetta infatti al creditore tutelare i finanziamenti a rischio.
Soprattutto se l’esposizione verso la Grecia rischia di innescare un effetto domino. Non bisogna dimenticare che il sistema tedesco è esposto verso la Grecia per 35 miliardi di euro. Che sono tanti in assoluto, ma pochi in relazione ai 240 pendenti verso la Spagna. Ai 150 verso l’Est Europa. Cifre cui vanno aggiunti i 430 miliardi di titoli tossici che un anno e mezzo fa sono stati messi a carico dello stato. Il totale dei crediti a rischio e degli asset non esigibili arriva quasi a 900 miliardi. Una vera bomba atomica, se esplodesse.
Ma non finisce qui. Perché ogni intervento tampone allarga le sofferenze. Le voci, prima confermate poi smentite, di un aiuto diretto tedesco ad Atene coinvolgono infatti il nome di Deutsche Bank. Eppure l’istituto in se rappresenta il rischio sistemico per la Germania. Secondo molti analisti e la voce gira già dalla fine del 2008 Deutsche Bank avrebbe una passività pari all’80% del Pil tedesco e utilizzerebbe ancora oggi una leva finanziaria di 1/50. Per semplificare il rapporto tra capitale e asset totali è 1:50. Significa che a fronte di un euro di patrimonio la banca ha fatto investimenti per 50 euro. Evidentemente la lezione del fallimento di Lehman non è servita.
Soccorso francese
O meglio non è stata per nulla una lezione e quello di banche europee troppo grandi per fallire è un tema che impone una profonda riflessione dalle parti di Bruxelles. Tedeschi e francesi lo sanno bene. E al tempo stesso temono di dover affrontare da soli i prossimi rischi finanziari.
Non a caso ieri i ministri delle Finanze di Germania e
Francia Wolfgang Schaeuble e Christine Lagarde hanno già scritto una lettera al presidente dell’Eurogruppo, JeanClaude Juncker, per spiegargli le proposte salva Grecia, che verranno discusse in uno dei prossimi incontri dei ministri delle Finanze di Eurolandia.
Secondo quanto scrive il settimanale tedesco Der Spiegel, il documento indica che i capi di Stato e di governo della Ue dovrebbero porre con maggiore forza al centro dei loro vertici la politica economica. Un tema di cui finora si sono occupati soprattutto i ministri delle Finanze. Secondo i piani, il Consiglio europeo e la Commissione europea dovrebbero osservare inoltre con maggiore attenzione gli sviluppi della competitività di ciascun Paese membro, in modo da «mantenere la coesione della zona dell’euro», scrive lo Spiegel citando il documento. La Commissione potrebbe intervenire così molto prima e in modo più esteso su sviluppi problematici rispetto a quanto avviene finora.
Bruxelles aspetta
In questo modo, Bruxelles potrebbe avvertire i paesi membri «se le loro politiche economiche mettono in pericolo la capacità funzionale dell’unione monetaria».
Intanto domani è atteso ad Atene il commissario economico della Ue, Olli Rehn, mentre a breve dalle casse tedesche potrebbero uscire 15 miliardi di euro per tamponare la fame greca. Ma di soluzioni in vista neanche l’ombra.