Francesco Borgonovo, Libero 28/2/2010, 28 febbraio 2010
LIBERO, OBAMA E PHILIP ROTH
Il Venerdì di Repubblica, nell’ultimo numero, ha pubblicato una lunga intervista a Philip Roth. Alla fine del colloquio la giornalista del settimanale ha chiesto al grande scrittore americano cosa pensasse del presidente Barack Obama, poiché qualche mese prima aveva dichiarato al quotidiano Libero di essere deluso dal suo primo anno di governo. Roth ha risposto di non aver mai parlato con la persona che ha firmato l’articolo apparso sul nostro giornale e di non pensare nulla di male su Obama.
A proposito di questa vicenda dobbiamo alcune spiegazioni ai nostri lettori. Qualcuno, su vari blog in internet, ha scritto che abbiamo volutamente distorto il pensiero di Roth, che ci siamo inventati una conversazione per farlo parlare male del presidente democratico, che siamo come sempre, del resto in malafede. Le cose non stanno così. Vorremmo fornire la nostra versione dei fatti. Il 22 novembre scorso abbiamo pubblicato un’intervista a Roth, firmata da un collaboratore di nome Tommaso Debenedetti (quindi non da un redattore di Libero). Un collaboratore che abbiamo reclutato perché ci ha fornito ottime referenze. Ha infatti pubblicato articoli e interviste per numerose testate e ha continuato a pubblicarli anche dopo il pezzo per Libero. Tra i giornali che lo ospitano molti appartengono al gruppo Espresso (sul sito internet del settimanale si trovavano fino a ieri alcuni suoi pezzi), poi ci sono il Quotidiano Nazionale, il Piccolo, il Mattino di Napoli.
La gran parte dei suoi lavori riguardava scrittori di fama mondiale, da Gore Vidal a David Grossman, da John Grisham a Derek Walcott. Insomma, tutti grossi colpi giornalistici. Debenedetti, del resto, ha presentato come suo punto di forza proprio la capacità di entrare in contatto agilmente con autori di gran calibro, grazie a un rapporto diretto e privilegiato con molti di loro, stabilito negli anni. Questo tipo di relazione, ci ha spiegato, l’ha sfruttata anche per intervistare Roth. Lo ha chiamato al telefono, senza passare per la casa editrice italiana (Einaudi) né per il suo agente americano, i quali perciò non potevano essere a conoscenza della conversazione. Del resto, quella uscita su Libero non è la prima intervista che Debenedetti ha realizzato con Roth, basta una piccola ricerca in internet per appurarlo.
Nell’articolo apparso sul nostro giornale, l’autore di Indignazione parlava di Obama, del terrorismo islamico, del premio Nobel che ancora non gli hanno concesso. Le sue dichiarazioni non ci sembravano né implausibili né eccessivamente dure nei confronti del presidente americano. Di certo, da parte nostra non c’è stata alcuna volontà di forzare le opinioni del romanziere in un senso o in un altro. Fino ad oggi, da Einaudi non è arrivata alcuna smentita. Prendiamo atto con dispiacere che Roth non approva quanto abbiamo pubblicato. Tommaso Debenedetti conferma riga per riga quanto ha scritto, ma non può produrre, a distanza di alcuni mesi, la registrazione del colloquio telefonico. Non possiamo dimostrare che la conversazione sia avvenuta nei termini da lui descritti né il contrario. Non ci resta dunque che spiegare ai nostri lettori come sono realmente andate le cose, facendo sapere loro che Roth non si riconosce in ciò che abbiamo scritto o, almeno, ha cambiato idea.
Certo è che da parte nostra, in tutta questa vicenda, non c’è stata malafede. E ci dispiace se qualcuno pensa il contrario. Con chi ci compra e ci segue ci siamo sempre comportati con la massima onestà e continueremo a farlo.