Giorgio Carbone, Libero 28/2/2010, 28 febbraio 2010
LA VERA SISSI, NEVROTICA E ANORESSICA
Stasera e domani sera Raiuno si aspetta il ”pieno” di spettatori, lo sbancamento dell’Auditel, la riduzione di Maria De Filippi e dei suoi ”Amici” a share da Telelombardia. Il cavallo vincente che butta nell’agone è una fiction in due puntate su Elisabetta imperatrice di AustriaUngheria, meglio nota come la ”Principessa Sissi” di un ciclo di filmetti degli anni ”50 interpretati da Romy Schneider. Perché cavallo vincente? Perché i filmetti di Romy sono da almeno mezzo secolo un ”evergreen” della tv italiana (non parliamo di quelle germaniche). Metti una ”Sissi” nei palinsesti di Natale e Pasqua e non sbagli mai. Per ogni spettatrice sentimentale dai 5 ai 90 anni, la principessa imperatrice ha un potere ipnotico paragonabile a quello di un Festival di Sanremo.
Nella fiction che parte stasera Sissi è impersonata da Cristiana Capotondi (ex seconda moglie infelice di ”Rebecca”). Il marito Francesco Giuseppe dal baccalà David Rott (regista è il collaudato Xavier Schwarzenberger). Domanda: l’eroina della Capotondi sarà una copia conforme di quella della Schneider? Risposta (anche senza aver visto un metro di film): sì certamente, impossibile anche solo da immaginare una versione differente. Per almeno due ragioni. Prima: la Rai ha filmato Sissi per correre incontro al pubblico che la ama così come l’ha raffigurata Romy: una principessa da operetta, un Giamburrasca in una corte di parrucconi. Principessa che vince non si cambia, a meno che non si abbia propensione per il karakiri.
Secondo motivo, vecchio quanto il cinema. La settima arte anche quando è arte, ha sempre preferito filmare la leggenda e non la verità. E la leggenda, alimentata non solo dai film, ma anche dalle molte biografie, parla di una Elisabetta paladina della libertà (e quindi adorata dagli ungheresi che volevano staccarsi dall’Austria), una progressista al punto di poter essere contrabbandata da qualche biografo come una comunista ante litteram. Un’innocente che pagò per colpe non sue. Fu assassinata da un anarchico in quanto esponente di spicco della casa Asburgo.
In realtà una storiografia più seria ha molto ridimensionato il personaggio. Tanto da dare parzialmente ragione alla suocerissima, la granduchessa Sofia, madre di Francesco Giuseppe, che fino al suo ultimo respiro giudicò Elisabetta irrimediabilmente inadatta al ruolo d’imperatrice e di consorte del figliolo. Qualche giornalista di gossip ha paragonato Sissi a lady Diana e probabilmente non ha sbagliato. Ambedue belle, brillanti, fascinose, amatissime dal popolo, ma quasi certamente indegne di tanto amore (il popolo s’affeziona alle belle immagini, anche se poi nascondono personalità abbastanza mediocri). Lady D. tentò il suicidio e Elisabetta se
non lo tentò certamente ci pensò su a lungo (ha lasciato poesie di un pessimismo agghiacciante). Forse ci avrebbe provato se prima non fossero arrivate le coltellate dell’anarchico Luigi Lucheni che posero fine alla sua vita nel settembre 1898. Elisabetta aveva le sue brave turbe che le venivano probabilmente da tare famigliari (l’amatissimo cugino Ludwig di Baviera morì folle, e quasi sicuramente suicida).
Del resto, suicida finì anche l’unico figlio maschio i Sissi e Francesco Giuseppe, Rodolfo, che si diede la morte a Mayerling per motivi che dopo un secolo e mezzo appaiono ancora futili. Come e più di Lady D. Elisabetta aveva la fissa del look. La natura l’aveva fatta bellissima, ma lei tutta la vita confuse bellezza con magrezza . Alta 1.70 (più della Capotondi, e almeno un palmo superiore alla Schneider) Sissi andava in tilt se il suo peso saliva oltre i 48 chili (le anoressiche di tutto il mondo l’hanno sempre tenuta in conto di pioniera). Portava vesti così aderenti che il pugnale di Lucheni, diretto al cuore, non riuscì a penetrare in profondità (Sissi morì per emorragia interna, perché il sangue non riusciva a sgorgare).