Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 28/2/2010, 28 febbraio 2010
TUTTI SEGRETI DI CARAVAGGIO NASCOSTI NELLE TELE DELLA MOSTRA
I quadri di Caravaggio sono pieni di artifici escogitati per colpire la curiosità e i sentimenti di chi li guarda. Ve ne sveliamo alcuni e il modo per riuscire a trovarli
La Cena in Emmaus, che dura cinque anni.
Della «Cena in Emmaus» sono esposte due versioni. Nella prima, proveniente dalla National Gallery di Londra (nella foto) e commissionata a Caravaggio nel 1601 da Ciriaco Mattei, il banchetto è appena iniziato. Nella seconda, che arriva dalla Pinacoteca di Brera e fu dipinta dal Maestro lombardo nel 1606 presso i feudi Colonna, mentre era in fuga da Roma dopo l’uccisione di Ranuccio Tomassoni, la cena è praticamente conclusa. Il soggetto, identico, segue il Vangelo di Luca, nel punto in cui racconta di due discepoli che, giunti in Emmaus in compagnia di uno sconosciuto incontrato durante il cammino, si siedono con lui alla mensa. Quando lo sconosciuto ripete il gesto dell’Ultima Cena spezzando il pane e benedicendolo, i seguaci riconoscono in lui Cristo risorto. Nel quadro della National Gallery la tavola è riccamente imbandita. C’è la cesta di frutta con uva bianca e rossa, pere, mele, melegrane. Ci sono tre pagnotte ancora integre, la brocca dell’acqua e l’ampolla del vino. C’è quello che a prima vista sembra un pollo arrosto, ma dato che le zampe non sono di pollo, gli studiosi si sono scervellati a riconoscervi un fagiano, una faraona, una pernice. Giriamo adesso lo sguardo verso il quadro di Brera. I colori sono più sicuri, la mensa è vuota, tranne per i due pani, di cui uno spezzato, e un piatto con resti di insalata al centro della tovaglia. L’oste alle spalle di Gesù sembra venuto a chiedere se i commensali vogliono ancora qualcosa, la serva aspetta la risposta, incerta se portare indietro il vassoio con la lombata. Guardate l’ampio fondo scuro sulla sinistra: recenti radiografie hanno rilevato che Caravaggio vi aveva in un primo momento dipinto una finestra aperta su un paesaggio con alberi.
Un trucco per suscitare emozione in chi guarda.
Perché le mostre su Caravaggio attraggono così tanto i visitatori? Gli studiosi, concordi nel confermare che davanti a una tela di Michelangelo Merisi si provano emozioni che pochi altri dipinti sanno trasmettere, hanno anche scoperto il trucco. Il pittore lo usa fin da primi quadri, a cominciare dalla Canestra di frutta (foto), che apre la mostra alle Scuderie. Osservate il cesto che sbalza fuori dalla tavola su cui è poggiato: sembra quasi uscire dal piano pittorico e cadere verso lo spettatore, abolendo il confine tra spazio dipinto e spazio fisico. E’ un espediente per coinvolgere emotivamente chi sta a guardare. Stanno per rotolare giù dal tavolo anche il cestino di frutta della prima Cena in Emmaus e la scatola di backgammon dei Bari, si protende massiccio fuori dalla tela lo spigolo della lastra di pietra sulla quale poggiano i piedi di Nicodemo nella Deposizione, e il gomito dell’armigero nella Cattura di Cristo sembra colpire direttamente chi si avvicina al dipinto.
I Musici che suonano madrigali d’amore.
Che cosa suonano i musicanti di Caravaggio? Al centro della prima sala delle Scuderie sono raggruppati tre quadri. Il Riposo durante la fuga in Egitto, il Suonatore di liuto (foto), i Musici. In fondo alla sala controllate anche Amor vincitore. In ognuno di essi sono raffigurati degli spartiti musicali. Una studiosa, Franca Trinchieri Camiz, ha identificato le note, scoprendo che i Musici e il Suonatore sono dedicati al concerto d’amore di tradizione veneta. Nel Suonatore gli spartiti sono del madrigale «Voi sapete ch’io v’amo» del compositore fiammingo Jakob Archadelt, pubblicato a Venezia nel 1539. E’ fiammingo anche Noel Bauldwijn, che scrisse le note del libro musicale in mano a Giuseppe nel Riposo durante la fuga in Egitto. Il testo poetico è preso dal Cantico dei Cantici, la parte del «cantus» in chiave di violino «quanto sei bella quanto sei graziosa» è quella giusta per essere eseguita dal violino raffigurato nelle mani dell’angelo ritratto di spalle. Del Suonatore esistono due versioni: questa, che fu commissionata a Caravaggio dal cardinal Giustiniani ed è conservata all’Ermitage di San Pietroburgo, e un’altra, realizzata per il cardinal Del Monte, che appartiene al Metropolitan di New York.
L’autoritratto appare nella brocca del vino.
Nelle fotografie del dipinto è quasi impossibile vederlo, ma nell’opera dal vero è perfettamente percepibile. Quindi non perdete l’occasione: avvicinatevi al Bacco degli Uffizi, osservate la brocca del vino (nella foto il particolare), concentratevi sulla piccola macchia bianca che indica il riflesso della luce sul vetro. Ora spostate lentamente lo sguardo verso destra, a due-tre centimetri dalla macchia. Vedrete emergere il volto di Caravaggio, massa di capelli neri, abiti scuri e colletto bianco, in piedi di fronte alla tela riflessa sull’orlo estremo della caraffa, in basso. Nei dipinti successivi, l’autoritratto appare quasi ovunque nei visi dei personaggi raffigurati. Andate a cercarlo nell’uomo che regge la lanterna nella Cattura di Cristo nell’orto, nella testa di Golia appena decapitato da Davide, nella maschera tragicomica del personaggio frontale dei Bari, addirittura nel viso di tutti e tre i pastori dell’Adorazione proveniente da Messina.