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 2010  febbraio 23 Martedì calendario

Un texano condannato a morte per duplice omicidio ha ottenuto il ricorso alla Corte suprema degli Stati Uniti perché il giudice che lo giudicò, una donna, era stata l’amante del pubblico ministero che lo aveva incriminato

Un texano condannato a morte per duplice omicidio ha ottenuto il ricorso alla Corte suprema degli Stati Uniti perché il giudice che lo giudicò, una donna, era stata l’amante del pubblico ministero che lo aveva incriminato. Il condannato ha l’appoggio di 21 ex magistrati e 30 docenti di diritto e di etica. Il caso ha suscitato scalpore in America perché il processo avvenne venti anni fa, e la relazione tra giudice e pm è stata tenuta nascosta fino al 2008, quando la donna confessò sostenendo tuttavia che la love story clandestina non aveva influenzato il suo giudizio, e giustificò il lungo silenzio dicendo di non volere ferire il marito. Non è sicuro che la Corte suprema americani ordini un nuovo processo. Quella texana ha respinto con sei voti a tre il ricorso presentato dal condannato nel 2008, adducendo tre ragioni: il tempo per il ricorso era scaduto; il duplice omicidio era stato particolarmente efferato (l’uomo assassinò una coppia di cui era ospite); al momento del processo la relazione extraconiugale era ormai terminata. Il New York Times, che ha dedicato ampio spazio al caso, riferisce che il rapporto tra la giudice e il pubblico ministero «fu strettamente sessuale, non sentimentale». «Lui mi veniva a trovare alla sera quando mio marito non c’era - ha spiegato lei - ma non trascorreva la notte con me perché il suo camioncino, parcheggiato davanti alla mia casa, era conosciuto in tutta la città».