WALTER GALBIATI, la Repubblica 2/3/2010, 2 marzo 2010
FASTWEB, IL VALZER DEI PARERI LEGALI - MILANO
Sono poche pagine, quelle con cui il 28 luglio 2003, il giurista Guido Rossi, che certo non poteva sapere dell´inesistenza delle operazioni sottostanti, mette nero su bianco il suo parere su "Phuncard", la compravendita di tessere telefoniche prepagate finita al centro dell´inchiesta della procura di Roma. A chiederglielo in seguito alle perplessità nate in seno al comitato per il controllo interno tenutosi il 14 luglio dello stesso anno, era stato Carlo Micheli, figlio di Francesco e ai tempi azionista rilevante di Fastweb. Secondo le dichiarazioni di Alberto Trondoli, un manager della società, sarebbe stato poi Silvio Scaglia in persona (in quell´anno prima amministratore delegato e poi presidente di Fastweb) a divulgare il parere alle figure di primo piano del gruppo, anche perché i numeri di quell´operazione stavano diventando davvero imbarazzanti.
Alla fine del 2003, le operazioni con le società di Carlo Focarelli, il consulente ritenuto uno delle menti della maxifrode al Fisco che ha portato all´arresto dello stesso Scaglia, portavano a Fastweb qualcosa come 182 milioni di euro di ricavi. Una cifra pari al 34,4% del fatturato di quell´esercizio che chiuderà con un giro d´affari di 529 milioni. Nel 2002, il fatturato di Fastweb era stato di soli 320 milioni, il che significa che la crescita dell´anno successivo potrebbe ascriversi quasi esclusivamente al business, rilevatosi poi fittizio, delle "Phuncard", le carte prepagate che consentivano di accedere a contenuti "premium" soprattutto pornografici.
In cinque punti, Guido Rossi spiegava ai vertici del gruppo come poter correggere un´operazione percepita fin da subito, e da molti, non solo ai confini della legalità, ma anche troppo estesa in termini di fatturato. Nei primi tre punti, Rossi sostiene che l´operazione "Phuncard" non è finanziaria, è estranea all´oggetto sociale e che questo aspetto sarebbe potuto diventare rilevante solo nel caso di una disputa tra i soci e gli amministratori. Nei successivi due punti, l´ex presidente della Consob tocca gli argomenti più scottanti: «Non ritengo - scrive - che l´attività possa considerarsi illecita o comporti rischi particolari, vista la sua accertata regolarità fiscale e corretta impostazione nel bilancio della società, come acclarato oltre che dal parere che mi è stato sottoposto (quello delle studio Vitali, ndr) anche dalla conforme opinione dei sindaci e dei revisori». Tuttavia «sono del parere - continua Rossi al punto cinque - che, trattandosi di attività che presenta seri dubbi e incertezze rispetto alle previsioni dell´oggetto sociale, sia buona regola di una corretta amministrazione mantenerla nei limiti di assoluta ragionevolezza e comunque di marginalità rispetto alle altre attività proprie dell´impresa sociale».
L´oggetto sociale viene cambiato per poter giustificare l´operazione, ma il giro d´affari rimane tutt´altro che marginale. Del resto la volontà di portare a casa quel business da parte dei vertici lo si era visto qualche mese prima, quando nonostante il parere contrario all´operazione fornito dallo studio Maisto & Associati, Fastweb interpella lo studio Vitali Romagnoli Piccardi & Associati (l´ex studio Tremonti) per avere ulteriori chiarimenti sulle problematiche Iva. Il primo studio di tributaristi aveva sentenziato che l´operazione offerta da Focarelli non rientrava tra "i servizi di telecomunicazioni" ed era quindi soggetta a Iva e quindi da evitare, mentre il secondo dava un parere favorevole: «Il compimento da parte di Fastweb di operazioni che si qualificano ai fini Iva come prestazioni di servizi non soggette all´imposta in Italia, non determina alcuna limitazione del diritto di Fastweb alla detrazione dell´Iva». novembre 2002, Scaglia e i manager danno maggior peso al secondo parere e l´operazione "Phuncard" prende il via. Sapevano o no dell´inesistenza delle operazioni sottostanti, quel business, pur a basso margine, doveva garantire una notevole fetta di fatturato, necessario per una società che doveva mostrare al mercato di essere sempre in crescita.