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 2010  marzo 02 Martedì calendario

OGM - SEMI, DISTANZA DAI CAMPI OGM-FREE E ALTRE QUESTIONI


Perché gli organismi geneticamente manipolati rappresentano una minaccia per la sovranità alimentare? Non potrebbero essere una soluzione alla fame e alle malattie? «Introdurre organismi transgenici in agricoltura significa rinunciare alle peculiarità originali delle produzioni agroalimentari, con i loro tratti di tipicità, genuinità, legame inscindibile territorio-storia-cultura. Significa scegliere la strada dell’omologazione e della sottomissione alle grandi industrie del biotech, dalle quali ogni anno i semi transgenici – e i relativi erbicidi – andrebbero riacquistati, con grave danno per i piccoli coltivatori, soprattutto quelli del terzo mondo. Sono i problemi legati alla povertà, alla disuguaglianza sociale e alla iniqua distribuzione delle risorse, che generano milioni di affamati nel mondo, e gli Ogm sono soltanto l’ennesimo tentativo di controllare il futuro del mercato alimentare planetario mettendo le risorse di tutti nelle mani di pochi».
(da un’intervista a Mario Capanna 10/12/2007)

Le multinazionali replicano che grazie alla loro opera si può combattere la fame nel mondo. «La verità è opposta. Dovendo ricomprare ogni anno i semi geneticamente modificati e i pesticidi cui le piante resistono, i Paesi poveri si indebitano due volte».
(il Giornale, intervista a Mario Capanna 12/9/2009)


DIECI RISPOSTE A CARLO PETRINI SUGLI OGM

[Dario Bressanini] Ho letto i 10 punti di Carlo Petrini [sull’Espresso] contro gli ogm (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/perche-dico-no-dieci-volte/2120670/12)
Vorrei rispondere punto per punto (anche se la visibilita’ che ho è diecimila volte inferiore a quella di Carlo Petrini con un articolo su l’Espresso)

1. Contaminazione
Petrini: «Coltivare Ogm in sicurezza, in Italia, è impossibile; le aziende sono di piccole dimensioni e non ci sono barriere naturali sufficienti a proteggere le coltivazioni biologiche e convenzionali. L’agricoltura fa parte di un sistema vivente che comprende la fauna selvatica, il ciclo dell’acqua, il vento e le reazioni dei microrganismi del terreno: una produzione Gm non potrà restare confinata nella superficie del campo in cui viene coltivata».
FALSO: sono disponibili vari studi che dimostrano come la coesistenza sia perfettamente possibile. Le distanze da tenere possono variare da pochi metri (come per il riso) a decine di metri (come il mais) o addirittura non servire, in tutti quei casi dove le piante si autofecondano e non rilasciano polline nell’ambiente. Oppure è il portainnesto (del melo o della vite) ad essere transgenico, per proteggere da alcuni insetti, mentre fiori e frutti sarebbero completamente ”ogm free”.
Vedi ad esempio questi documenti tra i tanti disponibili
http://www.gmo-compass.org/eng/regulation/coexistence/201.coexistence_is_possible.html
http://www.gmo-compass.org/eng/regulation/coexistence/134.coexistence_agriculture_minimising_cross_pollination.html
http://www.pgeconomics.co.uk/pdf/Co-existence_maize_10october2006.pdf

2. Sovranità alimentare
Petrini: «Come potrebbero gli agricoltori biologici, biodinamici e convenzionali essere sicuri che i loro prodotti non siano contaminati? Una diffusione, anche limitata, delle coltivazioni Ogm in campo aperto, cambierebbe per sempre la qualità e la situazione attuale della nostra agricoltura, annullando la nostra libertà di scegliere quel che mangiamo».
FALSO: le misure di coesistenza sono fatte apposta per non far perdere la certificazione biologica, rimanendo sotto il livello legale dello 0,9% di commistione. Livello che gia’ si applica ora in italia dove pure non si possono coltivare ogm. I semi che gli agricoltori biologici di mais comprano, ad esempio, possono gia’ contenere tracce di mais ogm, e il prodotto finale può contenerne sino allo 0,9% senza perdere la certificazione. Gia’ oggi nei prodotti biologici si riscontrano tracce di ogm (o di pesticidi) senza che venga persa la certificazione. Vedi ad esempio i risultati del piano nazionale residui 2008 del ministero della salute http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1074_allegato.pdf

3. Salute
Petrini: «Ci possono essere problemi di salute per animali alimentati a Ogm».
FALSO: Tutti gli studi SERI in questo campo hanno smentito questo fatto. Sono stati pubblicati articoli, i piu’ recenti di Seralini, dove rianalizzando con metodi statistici vecchi esperimenti si sostiene che il mais ogm possa causare alterazioni fisiologiche. Varie istituzioni scientifiche hanno piu’ volte smentito queste conclusioni bollando come ”sballate” le tecniche statistiche usate da Seralini. Purtroppo gli attivisti continuano a citare questi lavori senza citare le varie bocciature
http://www.efsa.europa.eu/en/events/event/gmo100127-m.pdf
http://www.foodstandards.gov.au/educationalmaterial/factsheets/factsheets2009/fsanzresponsetoseral4647.cfm
http://www.salmone.org/wp-content/uploads/2010/02/hcbpress.pdf
In più, che non esistano rischi sanitari dagli ogm, oltre che innumerevoli rapporti scientifici e l’EFSA, lo hanno ammesso anche gli oppositori agli OGM, tra cui Slow Food, nel loro rapporto ”Le ragioni di chi dice no” http://content.slowfood.it/upload/3E6E345B029d525A10lQj3FD7A86/files/Dossier_OGM-in-Agricoltura_Le-ragioni-di-chi-dice-no.pdf
’i rischi delle attuali Piante Geneticamente Modificate sono molto bassi se non assenti”
Si puo’ discutere se il mais sia o meno il cibo piu’ adatto ai bovini (cfr. Il Dilemma dell’onnivoro, Michael Pollan, Adelphi) ma questo esula dal fatto che il mais sia geneticamente modificato o meno.
E’ pero’ un fatto, poco noto agli italiani, che il mais Bt resistente agli insetti e’ piu’ sano per l’uomo perche’ contiene meno tossine (fumonisine), che invece sono presenti in misura maggiore nel mais italiano sia convenzionale che biologico e che possono raggiungere livelli preoccupanti, soprattutto per le donne in gravidanza. E da quel mais possono passare al latte delle vacche e quindi al formaggio, anche DOP come dimostrato da un’inchiesta de ”Il Salvagente”.
Sugli OGM sono stati fatti studi per vedere se la composizione del latte o della carne di animali nutriti da OGM era in qualche modo diversa, e non è risultato nulla di anomalo. Una rassegna completa recente in due parti è accessibile su
http://arjournals.annualreviews.org/doi/pdf/10.1146/annurev.arplant.58.032806.103840?cookieSet=1
e
http://arjournals.annualreviews.org/doi/pdf/10.1146/annurev.arplant.043008.092013
Perchè il cittadino italiano non ne è a conoscenza? Perchè la stampa preferisce intervistare Carlo Petrini, Mario Capanna, Giulia Maria Crespi o il ministro Luca Zaia piuttosto che uno delle migliaia di scienziati competenti che lavorano in questo campo, anche italiani.

4. Libertà
Petrini: «Le coltivazioni Ogm snaturano il ruolo dell’agricoltore che da sempre migliora e seleziona le proprie sementi. Con le sementi Gm, invece, la multinazionale è la titolare del seme: ad essa l’agricoltore deve rivolgersi ad ogni nuova semina (poiché, come tutti gli ibridi, in seconda generazione gli Ogm non danno buoni risultati) ed è proibito tentare miglioramenti se non si pagano costose royalties».
FATTO: non tutti gli OGM sono ibridi e non tutti sono prodotti da multinazionali
FATTO: la maggior parte degli agricoltori (convenzionali o biologici) acquista semi ogni anno, e mi stupisce che Petrini non lo sappia. Sono ormai finiti i tempi, da quasi un secolo, in cui gli agricoltori miglioravano le proprie sementi, perche’ ora si preferisce acquistare sementi certificate, prive di virosi, e con germinazione e qualita’ molto elevata. Salvare i propri semi per l’anno successivo, a parte casi specifici e su piccola scala, può portare ad una riduzione notevole della qualita’ del raccolto. In piu’ le aziende produttrici di semi (che sono spesso le stesse che producono ogm) svolgono ricerca e sviluppo e lanciano sul mercato sempre nuove colture. Ad esempio i semi dei pomodori di Pachino (quelli famosi a grappolo) sono sviluppati da una azienda biotech israeliana, la Hazera Genetics, non certo dagli agricoltori ”che da sempre migliorano il seme”.
FATTO: gli ibridi esistono da quasi un secolo. I coltivatori di mais italiano comprano ibridi (non ogm) ogni anno. Per molte altre colture sono stati sviluppati gli ibridi. Se gli agricoltori li usano evidentemente gli conviene. Nessuno li obbliga. Lasciamoli liberi di scegliere.
FATTO: gli ogm sviluppati dalla ricerca pubblica, anche italiana, sarebbero disponibili per gli agricoltori come qualsiasi altra coltura sviluppata nel secolo precedente. Ad esempio il grano Senatore Cappelli, tanto decantato ultimamente, non è stato ”selezionato dagli agricoltori”, ma è il risultato del lavoro di un genetista agrario italiano, Nazareno Strampelli, che ha selezionato una varieta’ tunisina di grano duro, adattata al clima italiano, e l’ha resa disponibile agli agricoltori.
FATTO: oltre ai maiscoltori, che hanno gia’ manifestato l’interesse a provare in campo gli ogm, esistono anche altri agricoltori interessati. Ad esempio i risicoltori italiani, come dimostra questo loro documento http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/files/2009/11/090924-Senato-audizione-OGM.pdf

5. Economia e cultura
Petrini: «I prodotti Gm non hanno legami storici o culturali con un territorio. L’Italia basa buona parte della sua economia agroalimentare sull’identità e sulla varietà dei prodotti locali: introdurre prodotti senza storia indebolirebbe un sistema che ha anche un importante indotto turistico».
FATTO: se questi ragionamenti fossero stati fatti nei secoli scorsi in Italia non si sarebbe potuto importare pomodori, patate, mais, zucchine, melanzane, per non parlare del recente Kiwi, e cosi’ via. Il patrimonio agroalimentare italiano e’ ricco proprio perche’ e’ stato in grado di adattare al proprio territorio prodotti di altri paesi. Il gia’ citato grano Senatore Cappelli è una varieta’ tunisina, senza ”legami storici o culturali con un territorio”.
In piu’ esistono molti ogm completamente italiani, sviluppati dalla ricerca pubblica italiana. Pomodoro, melanzana, melo… Lasciamo liberi gli agricoltori di scegliere.

6. Biodiversità
Petrini: «Le colture Gm impoveriscono la biodiversità perché hanno bisogno di grandi superfici e di un sistema monocolturale intensivo. Se si coltiva un solo tipo di mais, si avrà una riduzione anche dei sapori e dei saperi».
FALSO: gli ogm possono arricchire la biodiversita’, riportando in auge varietà vegetali che non si possono piu’ coltivare per via di virosi, attacchi di insetti o altro. Non e’ affatto vero che gli ogm abbiano bisogno di grandi superfici: dipende ovviamente dalle colture. Un esempio di piccola coltura salvata dalle biotecnologie e’ la papaya delle Hawaii dove piccoli agricoltori ora possono continuare a coltivarla http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/11/07/la-papaya-ogm/
Ed essendo il risultato della ricerca pubblica gli agricoltori non hanno bisogno di pagare royalties o di ricomperare i semi. Per quel che riguarda l’Italia qui potete scaricabile gratuitamente, http://snipurl.com/u89gv un libro intitolato ”Biotecnologie per la tutela dei prodotti tipici italiani”. Ci sono esempi concreti, dal pomodoro San Marzano al Melo della Valle d’Aosta, come si dovrebbe sempre fare discutendo di questi temi, e non fare discorsi astratti come purtroppo si sentono, troppo spesso, in Italia.
FATTO: il gene desiderato si può inserire in ogni coltura. Non c’è ”un solo tipo di mais”. Una volta costruito un ”evento” (questo è il termine tecnico) si può trasferire il gene con degli incroci tradizionali ad altre varieta’. In Argentina ad esempio esistono centinaia di diverse’ varieta’ di soia ogm, cosi’ come esistono molte varieta’ di mais, molte varieta’ di cotone. Quando si parla di ”mais ogm” non si intende che ne esista una sola varieta’. Come altro esempio si può prendere la patata resistente alla dorifora, al virus dell’accartocciamento delle foglie e al virus Y. Queste resistenze sono state inserite in alcune varieta’ di patata http://www.naturemark.com/ e nulla vieta che si possano inserire in altre varieta’, come e’ stato fatto recentemente in russia con una varieta’ locale. Avrebbero esattamente lo stesso sapore, le stesse proprieta’ organolettiche, ma sarebbero resistenti ad insetti e virus, e quindi sarebbero più sane e di miglior qualita’ perché necessiterebbero di meno agrofarmaci.

7. Ecocompatibilità
Petrini: «Le ricerche su Ogm indicano due ”vantaggi”: la resistenza ad un parassita del mais (la piralide) e a un diserbante (il glifosate). Quindi, essi consentirebbero un minore impiego di chimica di sintesi; ma la piralide del mais può essere combattuta seriamente solo con la rotazione colturale, e la resistenza a un diserbante porta ad un uso più disinvolto del medesimo nei campi, dato che non danneggia le piante coltivate ma solo le erbe indesiderate».
FATTO: esistono colture che resistono a vari erbicidi (non solo il glifosate), tra cui la soia, il mais, la colza e la barbabietola da zucchero. Gli erbicidi, a meno di voler tornare ai tempi delle mondine, sono largamente utilizzati in tutta l’agricoltura convenzionale. Gli erbicidi associati agli ogm sono spesso meno tossici di quelli che vanno a sostituire.
FATTO: esistono colture resistenti ai virus (patata, papaya, zucchina) per i quali non esistono soluzioni efficaci convenzionali.
FATTO: le colture ogm hanno gia’ portato ad una riduzione del consumo di insetticidi, nei paesi dove le colture Bt, come il mais che si vorrebbe seminare in Italia, sono coltivabili.
In particolare in Asia le riduzioni di pesticidi utilizzati sono state spettacolari con grande miglioramento della situazione sanitaria degli agricoltori e dell’ambiente
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/02/un-ogm-buono-pulito-e-giusto/
Impedire che questa tecnologia (che combatte non solo la piralide ma anche altri insetti, come la diabrotica) venga utilizzata in Italia significa preferire che ogni anno vengano riversati nel nostro territorio tonnellate e tonnellate di pesticidi che avremmo potuto tranquillamente evitare.
La rotazione non è un sistema applicabile in pratica nel nostro territorio (ci spieghi Petrini come mai in pianura padana gli agricoltori sono cosi’ poco accorti da non usarla e invece preferiscono spargere tonnellate di insetticidi ogni anno per combattere piralide e diabrotica)

8. Precauzione
Petrini: «A circa trent’anni dall’inizio dello studio sugli Ogm, i risultati in ambito agroalimentare riguardano solo tre prodotti (mais, colza e soia). Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche e questa scienza è ancora rudimentale e in parte affidata al caso. Vorremmo ci si attenesse ad atteggiamenti di cautela e precauzione, come hanno fatto Germania e Francia, che hanno vietato alcune coltivazioni di Ogm».
FALSO: che ”Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche” è una stupidaggine colossale che qualunque studente di biologia può smentire. Un gene e’ un gene! Mi può Petrini citare un lavoro serio dove si documenta che ”Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche” ?
FATTO:Che sia falso lo dimostra il fatto che sono stati sviluppati ormai centinaia di ogm diversi, per rispondere a vari problemi agricoli. Dalla vite al pomodoro al riso al frumento. Solo che questi ogm sono ancora nei cassetti delle universita’ dove sono stati sviluppati per via dell’avversione a queste tecnologie. intellettualmente disonesto quindi, dopo essersi opposti all’introduzione di altri ogm, sostenere che ci sono solo pochi prodotti sul mercato. Anche in italia, nelle serre di molte universita’, ci sono ogm pronti di vari tipi, dalla mela della valle d’aosta alla melanzana resistente al pomodoro san marzano.
FATTO: sono in arrivo, nei prossimi cinque anni, centinaia di nuovi OGM, per la maggior parte frutto della ricerca pubblica. Vedi questo documento del cento studi JRC della Commissione Europea
http://ipts.jrc.ec.europa.eu/publications/pub.cfm?id=2420
FATTO: Francia e Germania hanno vietato il mais Ogm con motivazioni politiche, non scientifiche. Nessuna delle passate decisioni di vietare le coltivazioni nella UE è stata poi supportata da un parere scientifico favorevole e sono quindi da considerarsi decisioni dettate dalle esigenze politiche interne ai due paesi dove l’opposizione agli OGM non è meno forte che da noi in Italia. In Spagna invece se ne coltivano circa 80.000 ettari con grande soddisfazione degli agricoltori che lo utilizzano che hanno rese piu’ elevate e utilizzano meno pesticidi.
L’EFSA ha ribadito che il divieto applicato in Francia non è fondato scientificamente e alle stesse conclusioni è arrivata la commissione centrale tedesca per la biosicurezza.
http://www.efsa.europa.eu/en/scdocs/doc/gmo_op_ej850_French_safeguard_clause_on_MON810_maize_en.pdf
http://www.gmo-compass.org/eng/news/455.no_new_evidence_environmental_risks_through_maize_mon810.html
FATTO: come ho detto oltre a mais, soia e colza esiste in commercio la papaya ogm, esiste la Patata ogm (in Russia), esiste la barbabietola da zucchero (Canada e USA), e il riso sara’ sul mercato in asia entro due anni. In Sud Africa esiste il mais ogm bianco, coltivato per consumo umano.

9. Progresso
Petrini: «Gli Ogm sono figli di un modo miope e superficiale di intendere il progresso. sempre più chiaro per consumatori, governi e ricercatori, il ruolo dell’agricoltura di piccola scala nella protezione dei territori, nella difesa del paesaggio e nel contrasto al riscaldamento globale. Invece di seguire le sirene dei mercati, la ricerca dovrebbe affiancare l’agricoltura sostenibile e mettersi a disposizione delle sue esigenze».
FATTO: per nutrire e soddisfare i bisogni di milioni di persone (in Italia) e miliardi (in tutto il mondo) è ridicolo pensare di ritornare all’agricoltora su piccola scala. Adoro il Lardo di Colonnata, mi piacciono le cipolle di Tropea, cucino le lenticchie di Castelluccio, ma quando cucino la pasta so che questa è prodotta in italia usando Frumento in larga parte importato dall’estero e coltivato su larga scala. Quando mangio il parmigiano so che questo è prodotto con latte di vacche alimentate con soia (in larga parte OGM) coltivata su larga scala. La retorica della piccola produzione è, appunto, solo retorica. Va benissimo per alcune nicchie, che tutti possiamo apprezzare, ma generalizzarla è senza senso.

10. Fame
Petrini: «I relatori Onu dicono che l’agricoltura familiare difende le fasce di popolazione a rischio di malnutrizione. Le multinazionali invece promettono che gli Ogm salveranno il mondo dalla fame: eppure da quando è iniziata la commercializzazione (circa 15 anni fa) il numero degli affamati non ha fatto che crescere, proprio come i fatturati delle aziende che li producono. In paesi come l’Argentina o il Brasile la soia Gm ha spazzato via produzioni come patate, mais, grano e miglio su cui si basa l’alimentazione».
FATTO: ben documentato dalle agenzie internazionali come la FAO, l’ONU e la Banca Mondiale come le biotecnologie siano gia’ state utili per combattere la poverta’, soprattutto attraverso l’unico OGM per ora diffuso nei paesi poveri: il cotone Bt. Non si mangia, ma e’ Buono, Pulito e Giusto.
La coltivazione convenzionale del cotone fa largo uso di pesticidi, con effetti spesso deleteri per l’ambiente e per gli agricoltori. Il cotone Bt è usato ormai da più di 9 milioni di agricoltori, soprattutto in India e in Cina, e il rapporto della Banca mondiale lo definisce «un OGM win-win-win», ossia di successo su tre fronti:” Ha ridotto le perdite dei raccolti, ha aumentato i profitti dei contadini e ha fortemente ridotto l’uso di pesticidi per milioni di piccoli agricoltori”
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/02/un-ogm-buono-pulito-e-giusto/
FAO: Rapporto FAO del 2004 sull’agricoltura biotech
Banca Mondiale: World Development Report 2008
JRC-IPTS: Economic Impact of Dominant GM Crops Worldwide: A Review
IFPRI: Measuring the Economic Impacts of Transgenic Crops in Developing Agriculture during the First Decade
L’etica della scienza impone agli scienziati la ricerca della verità, attraverso l’indagine scientifica rigorosa. Mal si adatta all’attivismo. Se i risultati della ricerca collidono con la propria visione del mondo, con le proprie ideologie, con le proprie filosofie, lo scienziato vero rigetta queste ultime e le cambia. L’attivista invece rigetta i fatti, non li vuole vedere e, anzi, si mette affannosamente a ricercare solamente quelle osservazioni che collimano con il proprio punto di vista. Così si spiegano, nella variegata galassia anti-ogm, le citazioni a tutti quei lavori, come quelli di Seralini, che vorrebbero documentare presunti problemi associati agli ogm, ma mai una citazione alle smentite successive. Così si comportano i creazionisti quando sono alla disperata ricerca di prove di una idea che non ammette possibilità di smentita, nella loro fede, ma solo conferme.
C’è un diffuso disagio in molti nell’accettare le risposte della scienza, pur sempre temporanee, se queste non collimano con le idee preconcette che ci si è costruiti.
Ma esiste un preciso dovere di uno scienziato nel continuare a seguire l’etica della ricerca della verità, anche se questa non è condivisa dalla maggioranza delle persone.
In fondo non è da molto che la maggioranza si è convinta che la terra non è affatto piatta.

(Dario Bressanini, Scienza in cucina, blog di Le scienze, 12/2/2010)

In questo bailamme, scende in campo l’unico che di campi se ne intende davvero, il professor Francesco Sala, biotecnologo vegetale. Con un giudizio più inappellabile di quello pronunciato dal Consiglio di Stato: «I prodotti tipici non sono mai stati tipici e il cibo naturale non è per nulla naturale. Fermare gli Ogm significa cancellare il made in Italy. come se si costringesse la Fiat a costruire auto prive di tutto ciò che è stato inventato negli ultimi 30 anni, dall’Abs al navigatore satellitare. Gli anti Ogm questo stanno facendo: uccidono l’agricoltura italiana, che o sarà geneticamente modificata o non sarà. Lavorano - senza saperlo, mi auguro - proprio per le multinazionali che affermano di combattere, come la Monsanto, e anche per la lobby chimica che impesta l’ambiente di insetticidi, fungicidi, diserbanti, fertilizzanti. Stanno ripetendo l’errore compiuto nel 1948, quando gli avversari dell’innovazione andavano nel Bresciano a bruciare le coltivazioni dei loro colleghi che avevano messo a dimora il mais ibrido F1, lo stesso con cui oggi si prepara l’ottima polenta che piace tanto al ministro Zaia». [...] «L’agricoltura è sempre stata protesa ad aumentare la produttività e a migliorare la qualità. Ma le varietà coltivate non durano in eterno. Vengono attaccate dai parassiti: funghi, batteri, virus, insetti». [...] «Non vi è un solo studio al mondo che documenti un presunto danno arrecato dagli Ogm. E per studio intendo la pubblicazione dei dati su una rivista scientifica qualificata, la loro discussione e la loro riproduzione in altri laboratori. Le rare ricerche che paventavano un qualche rischio non hanno mai superato il successivo stadio di validazione». [...] «Aggiungo che nel 2001, dopo 15 anni di studi costati 70 milioni di euro, l’Unione europea ha emesso una nota ufficiale nella quale si afferma che l’indagine svolta da 400 gruppi di ricerca pubblici ”non ha mostrato alcun nuovo rischio per la salute umana o per l’ambiente”, semmai ”diventano sempre più evidenti i benefici di queste piante”. Il 93% della soia importata in Italia è Ogm, per cui latte, parmigiano reggiano, grana padano, prosciutto crudo di Parma, salumi e carni già adesso provengono da animali alimentati con soia geneticamente modificata. Allora perché rinunciare a una vite Ogm con un alto contenuto di resveratrolo, sostanza naturale che combatte l’aterosclerosi e protegge il cuore? Invece ci beviamo insieme col vino una spremuta di antiparassitari. Il futuro del cibo biologico è solo negli Ogm». [...] Una ricerca promossa da Gianni Alemanno, all’epoca ministro dell’Ambiente, avversario degli Ogm, dimostra che il polline del granoturco vola al massimo fino a 20-30 metri. Basterebbe una distanza di sicurezza di 50 metri per evitare qualsiasi commistione. Il polline di riso ha due ore di vita e non va oltre i 40 centimetri. Il camminamento fra una risaia e l’altra già impedirebbe lo scambio». (Stefano Lorenzetto, il Giornale, 14/2/2010)