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 2010  marzo 02 Martedì calendario

GLI AFFARI D’ORO DI BUFFETT

Warren Buffett ha inviato la tradizionale lettera annuale agli azionisti (oltre mezzo milione) di Berkshire Hathaway. L’oracolo di Omaha fa osservare di aver finanziato Goldman Sachs, General Electric e altre società all’apice della crisi. I 21 miliardi di dollari investiti in questi gruppi valgono ora un quarto di più e fruttano il 10% l’anno. Per lo meno a breve termine, è più di quanto renderà la scommessa di Buffett su Burlington Northern Santa Fe. Per l’acquisto di Bnsf, Berkshire ha allocato una somma in contanti analoga - circa 22 miliardi - oltre a emettere nuove azioni. Persino Buffett, però, ammette che la decisione di acquistare Bnsf a novembre era stata «rischiosa». Il prezzo più che generoso di 34 miliardi di dollari versato per le azioni della società ferroviaria è apparso ancora più caro perché parzialmente corrisposto in azioni. Come scrive il 79enne Buffett, sia lui che il suo partner Charlie Munger considerano l’emissione di azioni una scelta auspicabile quanto «la preparazione a una colonscopia».
Si tratta di una scommessa costosa e a lungo termine su un settore ad alta intensità di capitale: all’epoca, Buffett l’aveva descritta come «una puntata forte sul futuro economico degli Stati Uniti». Nel frattempo, i 21,1 miliardi di dollari investiti negli ultimi 18 mesi in Dow Chemical, General Electric, Goldman, Swiss Re e Wrigley - una combinazione di iniezioni di capitale miranti al rafforzamento della fiducia e di investimenti pre-concordati - hanno prodotto una gratificazione più immediata. Queste partecipazioni sono ora contabilizzate al valore di 26 miliardi e generano 2,1 miliardi di interessi e dividendi l’anno. Naturalmente, come Buffett osserva nella sua lettera, le opportunità associate alle crisi non si presentano così spesso. E alcune di queste operazioni sono state concluse confidando nel salvataggio del settore finanziario ad opera del governo Usa, poi avvenuto. Buffett ha ragione nel dichiarare che il conservatorismo finanziario di Berkshire l’ha resa una delle poche società in grado di erogare denaro liquido durante la crisi. Ne ha saputo approfittare, e per ora quegli investimenti si dimostrano più brillanti delle locomotive.