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 2010  marzo 02 Martedì calendario

LA CRISI FALCIA LE AZIENDE

Gli occhi degli operatori economici e degli analisti sono già puntati al 2010 in cerca di segnali di ripresa ma intanto dal fronte delle imprese continuano ad arrivare dati aggregati dall’anno appena trascorso molto negativi: ieri è stato diffuso da Cerved Group il consuntivo sui fallimenti e i concordati preventivi nel 2009 e il quadro è così brutto che si fatica a immaginare un’inversione di tendenza, anche perché la marea è partita da lontano. Risulta che fra ottobre e dicembre sono state aperte quasi 2.900 procedure fallimentari, con un incremento del 15% rispetto allo stesso trimestre del 2008 (che aveva già fatto registrare un +43% sul 2007). Guardando al complesso degli ultimi anni, dopo la brusca caduta delle procedure seguita alla riforma della disciplina sulla crisi d’impresa, dall’aprile del 2008 i fallimenti hanno iniziato una corsa che dura da sette trimestri consecutivi, con tassi di crescita sempre a due cifre. Sull’arco di tutti e dodici i mesi del 2009 in Italia si sono contati oltre 9 mila fallimenti (+23% sul 2008).
Cerved Group è nato dai fondi di «private equity» Bain Capital e Clessidra. Scorporando un po’ i suoi dati, si osserva che con un aumento del 33% dei fallimenti negli ultimi tre mesi del 2009 le costruzioni risultano il settore che conta il maggior incremento di procedure (+31%), però l’aumento dei crac aziendali ha colpito un po’ tutti i comparti economici: industria +26%, attività finanziarie, immobiliari, di noleggio e informatica +24%, alberghi, trasporti e comunicazioni +18%. Sorpresa positiva, il tessile e l’abbigliamento evidenziano una lieve riduzione delle pratiche aperte rispetto al 2008, cosa che si osserva anche nel comparto alimentare; questo però potrebbe dipendere dal fatto che c’è stata una tale falcidia negli anni precedenti che la scrematura è stata anticipata dal mercato.
Sul piano geografico l’impennata dei fallimenti ha toccato soprattutto il Nord: nei dodici mesi del 2009 le procedure sono cresciute nel Nord Ovest del 33%, nel Nord Est del 26%, nel Centro del 16%, nel Sud e nelle Isole del 16,3%. In ognuna di queste macro-zone c’è stato un aumento anche nell’ultimo trimestre (oltre che su tutto l’arco dell’anno).
Quanto ai concordati preventivi (una procedura legale che mira a evitare il fallimento convincendo i creditori a ristrutturare il debito accontentandosi di meno del dovuto) negli ultimi tre mesi del 2009 le imprese italiane hanno presentato 243 domande (+33% rispetto al quarto trimestre del 2008), portando il totale del 2009 oltre quota 900 (+62% rispetto al 2008).
Cerved Group segnala anche un particolare curioso: negli ultimi cinque anni oltre 70 mila imprese italiane hanno cambiato la sede legale da una provincia a un’altra. Non sempre questo è avvenuto per esigenze di carattere operativo: in molti casi, società gravate dai debiti hanno traslocato per sottrarsi all’azione dei creditori rendendo impossibile o più costoso il recupero dei crediti. Uno specifico studio compiuto da Cerved dice che a parità di tutte le altre variabili, le aziende che hanno trasferito la sede hanno manifestato una propensione al fallimento del 24% superiore alle altre. Insomma se vedete il vostro debitore che cambia città cominciate a preoccuparvi.