Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 2/3/2010;, 2 marzo 2010
IL FATTO DI IERI - 2 MARZO 1948
Due colpi di lupara, a freddo, e un terzo colpo di grazia alla nuca . Così, il 2 marzo ”48, mentre arava un piccolo terreno a Petralia Soprana, fra le Madonìe e il mare, morì come un cane, ucciso da due sicari di mafia, Epifanio Li Puma, dirigente socialista del movimento contadino siciliano. Impegnato, a fianco dei contadini, per la lotta contro i soprusi dei proprietari terrieri e le violenze dei gabelloti mafiosi. Un’esecuzione annunciata, nel quadro della sanguinosa caccia all’uomo contro dirigenti sindacali, intensificatasi alla vigilia delle elezioni politiche del 18 aprile ”48. Ai baroni, ai potenti latifondisti, non era bastata la strage di Portella. Bisognava piegare il movimento contadino, intimidirlo, colpire, come fu, poche settimane dopo, per Placido Rizzotto e per Calogero Cangialosi, i sindacalisti simbolo di una straordinaria stagione politica, ostinati nel sostenere l’unità popolare del movimento. Come nella peggior tradizione, l’omicidio Li Puma, nonostante la pubblica accusa di Li Causi sul nome dei mandanti, resterà impunito. Archiviato, senza lo straccio di un processo, con la odiosa formula ”ad opera di ignoti”. Un delitto di mafia di routine, senza c olpevoli.