Varie, 2 marzo 2010
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Berriola Luca
• Formia (Latina) 15 giugno 1970. Maggiore della Guardia di Finanza, fu arrestato nel febbraio 2010 nell’ambito dell’operazione Phuncards-Broker • «Riciclava ed estorceva a tappeto. Gli imprenditori, le società calcistiche come la squadra dell’Ancona e minacciava di fare uccidere i figli se non pagavano o non si piegavano ai suoi intrallazzi. Questo il vero volto, secondo l’accusa degli investigatori romani, del maggiore della Guardia di Finanza, Luca Berriola, che emerge dalla lunga ordinanza del riciclaggio. A far finire in manette l’ufficiale delle fiamme gialle [...] è stato l’imprenditore [...] Vito Tomassino. Stanco di essere minacciato, di essere estorto e di fare il riciclatore per conto del maggiore Berriola che di mestiere doveva fare l’antiriclaggio, nell’aprile del 2006 si presentò in procura [...] cominciò a raccontare che il maggiore Berriola gli aveva prestato dei soldi ad usura con interessi altissimi e che poi lo utilizzava per fargli emettere false fatture per società estere per fare rientrare illegalmente in Italia, milioni di euro della cricca capeggiata da Gennaro Mokbel. Il maggiore prendeva il 2,5 per cento da questo ”lavoro” e costringeva il povero Tomassino con la minaccia di fare verifiche fiscali [...] ”Ho provveduto a fatturare falsamente per società estere ed io - racconta a verbale Tomassino - provvedevo al prelievo delle somme in contanti che dovevo consegnare a Berriola. Importi di milioni di euro”. Poi, a causa di un ritardo nella consegna del denaro il maggiore Luca Berriola minacciò di morte Vito Tommasino. ”Il Berriola diventava sempre più aggressivo nei miei confronti, dicendo che i suoi ”amici’ pensavano che io avessi intascato per conto mio delle somme ed in più occasioni minacciò me e la mia famiglia, addirittura mi disse che questi suoi ”amici’ avevano la fotografia di mia figlia, che ha sette anni e che avrebbero potuto ”rivalersi’ sui miei familiari... Ho avuto molta paura anche perché il Berriola aveva sempre un atteggiamento ambiguo tale da farmi capire che così come potevo godere della sua ”protezione’ per evitare i controlli della Guardia di Finanza su ciò che stavamo facendo, avrei potuto subire delle ”ritorsioni’ sulle mie lecite attività sempre da parte della Guardia di Finanza ed a causa dei suoi mirati interventi. Le minacce erano finalizzate a velocizzare i tempi di restituzioni delle somme di denaro ed erano collegate alla mia incolumità e alla incolumità della mia famiglia”. Tommasino non è stata la sola vittima del maggiore Luca Berriola. Anche la società Ancona Calcio, finì nella sua rete. Durante una verifica fiscale il bravo maggiore Berriola aveva sottratto una pen drive dai computer dei dirigenti della Ancona Calcio ”contenente presumibilmente - scrivono i magistrati - la contabilità in nero della Ancona Calcio Spa” [...] dall’inchiesta è emerso che il maggiore ha contattato ed incontrato l’avvocato Cugini, legale e consigliere di Ermanno Pieroni, presidente della società di calcio, chiedendo 40mila euro in cambio del suo silenzio e della restituzione della pen drive con la contabilità in nero. L’incontro tra Berriola e l’avvocato Cugini avvenne lo stesso giorno in cui la Guardia di Finanza aveva fatto una verifica fiscale. Il maggiore Berriola risulta proprietario di una lussuosa villa a Frascati e conti all’estero, frutto del suo lavoro, di antiriciclatore e di riciclatore ed estorsore» (Francesco Viviano, ”la Repubblica” 27/2/2010).