Luca Fornovo, La Stampa 28/2/2010, pagina 27, 28 febbraio 2010
BANCHE SVIZZERE CONTRO LO SCUDO
Le banche svizzere tornano all’attacco contro lo scudo fiscale e con il blocco di alcuni fondi immobiliari tentano di arginare il rientro dei capitali in Italia. Secondo quanto risulta a La Stampa, alcuni clienti di banche elvetiche, come la Ubs, si sono visti recapitare nei giorni scorsi delle lettere in cui venivano avvisati che le loro quote investite in fondi immobiliari sono state congelate.
Brutta sorpresa
La conseguenza è che queste quote dei fondi non possono essere liquidate in pochi mesi, come inizialmente previsto, ma che ci vorrà un periodo che potrebbe andare dai 3 ai 5 anni. Una doccia fredda per chi voleva aderire allo scudo, approfittare delle basse aliquote (da domani si passa dal 6 al 7%) e ora si ritrova magari con il 20-30% del suo portafoglio impegnato in prodotti che per 3 o 5 anni non potranno essere monetizzati e che potrebbero pertanto restare nella Confederazione. La motivazione addotta dalle banche ai clienti è che il mercato del mattone è fermo, difficile vendere immobili senza perderci, soprattutto in Paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti. Insomma ci vuole tempo. La spiegazione sembra comprensibile, considerato che secondo Scenari immobiliari in Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna il fatturato dei mercati immobiliari ha archiviato il 2009 a 596 miliardi con un calo del 13,3% sul 2008. Resta comunque che questo blocco dei fondi per 3-5 anni suona quantomeno provvidenziale visto che potrebbe permettere alla Svizzera di frenare le emorragie di capitali causate dallo scudo varato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Secondo i dati della Banca d’Italia degli 85 miliardi rimpatriati (95 miliardi secondo il Tesoro), quasi 60 miliardi sono infatti rientrati dalla sola Svizzera. Non è escluso però che l’ostacolo dei fondi immobiliari bloccati possa essere aggirato da una circolare dell’Agenzia delle Entrate, attesa tra l’estate e l’autunno, che possa sanare queste posizioni attraverso il monitoraggio costante del conto.
L’imposta aumenta
Scade oggi, intanto, la possibilità di aderire allo scudo con l’aliquota del 6%. Da domani proseguirà la seconda tranche dell’operazione ma con un aumento dell’imposta straordinaria al 7% fino al 30 aprile. Ci saranno dunque ancora due mesi di tempo per mettersi in regola con il fisco e far riemergere i capitali: un prolungamento dal quale banche e soggetti finanziari si aspettano il rimpatrio di altri 20 miliardi di euro, dopo i 95 già riemersi fino al 15 dicembre. Il totale sarà intorno ai 110 miliardi. Una cifra che però, secondo il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, potrebbe anche essere sottostimata, visto che si potrebbe arrivare anche a «130 miliardi». In netto disaccordo è il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Dello scudo fiscale penso quel che ha detto la Banca d’Italia - dice Bersani - che per 35 miliardi c’è un rientro fisico, per tutti gli altri 56-57 miliardi, è un finto rientro: sostanzialmente sono fiduciarie italiane che hanno fatto la pratica e poi hanno lasciato i soldi là, belli ripuliti alla modica cifra del 5%». Secondo Bersani c’è stato un «allentamento in quel condono di alcune norme, tipo le false fatturazioni e la falsa contabilità, senza che ci siano state segnalazioni di riciclaggio da parte delle banche. «Una cosa - ha sottolineato Bersani - che credo sia servita a fare guadagnare le banche e a fare operazioni di sanatoria e di condono. Credo che abbia favorito in una qualche parte anche la ripulitura di fatti che avrebbero rilevanza pure giuridico-giudiziaria».
Chi ci guadagna?
Considerato un totale di 110 miliardi e tenuto conto delle diverse aliquote (5% fino al 15 dicembre, 6% fino al 28 febbraio e 7% fino al 30 aprile) nelle casse dell’Erario potrebbero finire quasi 6 miliardi di euro. Ma anche per le banche e le fiduciarie lo scudo è un buon affare: i proventi netti grazie alle commissioni potrebbe essere in tutto 300 milioni.