Pierluigi Panza, Corriere della Sera 27/02/2010, 27 febbraio 2010
«COLLEZIONE DA RICCO DI PROVINCIA CON MANIE NAZISTE»
Un «tesoretto»-paccottiglia tutto italiano, ma dal gusto abbastanza discutibile, quello sequestrato ieri a Gennaro Mokbel, composto da quadri, sculture e serigrafie di artisti moderni e contemporanei che, secondo i militari guidati dal colonnello Mario Parente, sarebbero il frutto del riciclaggio. Alcune opere sono di importanti artisti tra cui spiccano i nomi di Giorgio De Chirico, Giuseppe Capogrossi, e Mario Schifano, altre di Fabrizio Clerici, Francesco Messina, Tamburri, Palma e Borghese. Le opere sono ora state affidate all’ esame degli specialisti del Comando Tutela patrimonio culturale che dovranno verificarne l’ autenticità. Ma autenticità a parte, la collezione non è paragonabile a quella sequestrata a Calisto Tanzi. «Hanno sequestrato della paccottiglia - sorride il critico Philippe Daverio -. Chiamarlo collezione mi sembra un grande sforzo. L’ hitlerismo mi sembra l’ unico dato riconoscibile delle opere». In effetti molte sono di scarso valore, e molte sono ispirate all’ età nazifascista: ritratti di Hitler e gerarchi, busti di Mussolini e altro. A questa tendenza va ricondotto anche il quadro di Fabrizio Clerici sequestrato, del quale, forse, vale la pena capirne il rimando. Raffigura sulla destra un angelo analogo a quello della «Malinconia» di Durer e, su due lati della stanza raffigurata, c’ è il quadro «L’ Isola dei morti», di Arnold Böcklin. Questo quadro era appeso nella camera da letto di Hitler: anche quest’ opera, dunque, è riconducibile all’ hitlerismo. « una collezione da ricco di provincia con manie naziste - continua Daverio -. Le opere di Messina mi sembrano di basso valore. Non si capisce bene cosa abbiano sequestrato di De Chirico e Schifano. Ci sono anche fotografie, come quella di Ettore Muti (uno degli ultimi segretari del Partito fascista, ucciso in circostanze misteriose nell’ estate del ’ 43), e bronzi dorati terribili. Anche le cornici sono piuttosto inquietanti». La collezione, da una nota, sarebbe riconducibile alla galleria Italarte di Roma, nata nel 1980. Pierluigi Panza