Fabrizio Caccia, Corriere della Sera 27/02/2010, 27 febbraio 2010
DA DE CHIRICO A SCHIFANO. TROVATO IL TESORO DEL FACCENDIERE
Riciclavano il denaro comprando ville, quadri, diamanti. Con quei proventi aprivano palestre, ristoranti, gioiellerie. Ma Gennaro Mokbel, in particolare, doveva avere proprio una fissazione per Giorgio De Chirico. Il suo artista preferito, evidentemente. Nei giorni scorsi i carabinieri del Ros - a caccia del tesoro della banda - avevano già scoperto nella casa-museo di via Cortina d’ Ampezzo alcune tele attribuibili al «pictor optimus». Ieri, però, seguendo un’ altra pista ben precisa, gli uomini del generale Mario Parente hanno aperto la porta di un magazzino alla Collina Fleming e anche lì hanno trovato opere del sublime artista metafisico. Non solo De Chirico, s’ intende: Giuseppe Capogrossi (scuola romana) e Mario Schifano (Pop Art), 10 sculture di Francesco Messina, eppoi i contemporanei Federico Tamburri e Alfonso Palma, l’ arte moderna di Franz Borghese e i capolavori di Fabrizio Clerici, autore di un famoso ciclo ispirato all’ Isola dei Morti di Boeklin, che Mokbel teneva appeso pure a casa sua. Forse perché l’ opera di Boeklin era la più amata da Adolf Hitler, di cui Mokbel risulta essere assai più di un simpatizzante. Almeno 4 mila dipinti, serigrafie, litografie ma anche ritratti, busti e foto d’ epoca, tanto per cambiare, dello stesso Hitler e Mussolini: valore di mercato dai 5 ai 20 mila euro a pezzo, «i Rolex delle opere d’ arte» secondo un investigatore, cioè facilmente smerciabili. Un «primo tesoretto» scovato ieri e su cui adesso sono al lavoro gli specialisti del Comando tutela del patrimonio culturale, i carabinieri del generale Giovanni Nistri, per verificarne provenienza e autenticità. A questo proposito, quelli del Ros sono andati già a interrogare la titolare del magazzino «Italarte» di via Bevagna, cioè il forziere che custodiva il tesoro. La donna non è proprio una sconosciuta: si tratta infatti di Teresa Purificato, figlia del grande pittore Domenico, già maestro della scuola romana e protagonista del neorealismo nel dopoguerra. La signora, insieme al fratello Pino, presidente di «Italarte», è proprietaria di diverse gallerie tra Roma e Milano e da anni organizza eventi e mostre di livello nazionale e internazionale. «C’ è un’ inchiesta in corso, non posso dirvi di più - ci ha detto la Purificato, un po’ imbarazzata - comunque esiste un inventario ben preciso di tutte quelle opere in magazzino, i carabinieri potranno accertarne la provenienza con facilità». Provenienza legittima o illegittima? Saranno tutti quadri di Mokbel? Oppure appartengono a qualcun altro? Interrogativi che saranno sciolti già nelle prossime ore. Di sicuro, secondo gli inquirenti, proprio nell’ acquisto di queste opere d’ arte il gruppo criminale avrebbe reimpiegato parte degli enormi ricavi (2 miliardi di euro) provenienti dalla serie di operazioni fittizie di acquisto e vendita di servizi telefonici con la presunta compiacenza dei vertici di Fastweb e Telecom Sparkle. Nel capitolo intitolato «Le gioiellerie e il settore delle opere d’ arte» il gip ricostruisce puntualmente come «l’ organizzazione di Mokbel» abbia acquisito società e gallerie d’ arte - una delle quali in via Margutta, la via dei cento pittori di Roma - proprio con il fine di investire in questo settore i proventi del riciclaggio. Parla abbastanza chiaro un’ intercettazione dell’ 8 maggio 2007 tra lo stesso Mokbel e Nicola Di Girolamo, il senatore di cui è stato chiesto l’ arresto. Mokbel - si legge nell’ ordinanza - «invita Di Girolamo ad andare lunedì mattina, a via del Babuino presso la Fondazione dell’ Archivio della Scuola Romana... dell’ Arte..., per contattare la vedova dell’ artista Renzo Vespignani (Nietta Vespignani, ndr)» in quanto intenzionato a «fare un’ operazione che la prendiamo noi... una mega operazione... so’ ottanta quadri». Dalla conversazione, però, più che amore per l’ arte, sembra solo bieca bramosia. Fabrizio Caccia