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 2010  febbraio 27 Sabato calendario

LA TRASPARENZA RESTA UN MIRAGGIO

Quella di Fastweb e Telecom Sparkle è l´ennesima brutta storia che vede coinvolte società quotate. Eppure, a tutela degli investitori, le quotate sono soggette alle regole più stringenti in fatto di trasparenza di bilanci, controlli e governance. Viene spontaneo domandarsi quale sia il livello di correttezza delle non quotate. Nell´affaire c´è di mezzo persino la criminalità organizzata. Ma non è la prima volta che accade: due anni fa, le attività della Calcestruzzi, del gruppo Italcementi (Pesenti), sono finite sotto sequestro giudiziario per irregolarità negli impianti siciliani, legate a forniture locali in odore di mafia.
La vicenda suggerisce alcune osservazioni.
1. Ogni frode o comportamento scorretto, che abbia o meno rilevanza penale, presuppone sempre pratiche contabili irregolari o discutibili. La migliore prevenzione sarebbe quindi perseguire con decisione una politica di bilanci chiari, trasparenti e veritieri. Un obiettivo che in Italia è condiviso solo a parole. Alla base degli illeciti delle due società telefoniche c´era una triangolazione, di per sé priva di valore economico: A compra da B per rivendere a C, che rivende ad A. Operazioni simili (compravendite fittizie di capacità di trasmissione all´ingrosso) furono alla base dello scandalo WorldCom, quasi 10 anni fa. Ma la triangolazione è solo una variante di come troppo spesso si cerca di gonfiare i ricavi, a prescindere dall´impatto sugli utili o da altri benefici impropri. Nelle telecomunicazioni, come in altri settori. Serve a sostenere la percezione di azienda in forte "crescita", per accattivarsi gli investitori e favorire il titolo in Borsa. Per esempio, "Fastweb è crescita" era uno slogan del bilancio 2004; e in quello del 2006 "Fastweb ha conseguito un incremento dei ricavi […] del 30%, pienamente in linea con l´obiettivo di crescita", anche se in quell´anno aveva perso 120 milioni, come in ognuno dei tre anni precedenti.
2. Nelle triangolazioni c´era una società estera, in modo da guadagnare impropriamente un credito di imposta sull´Iva. L´Iva nelle transazioni transnazionali Ue è il terreno di caccia preferito dell´elusione fiscale. Da quest´anno l´Iva sui servizi venduti all´estero sarà versata da chi compera: un passo avanti contro le false fatturazioni. Ma rimane il baco di fondo: l´Iva è un´imposta regolata dalla Ue, ma gestita a livello nazionale. O i governi si accordano per farla gestire dalla UE, o evasione ed elusione rimarranno massicce.
3. Sia Fastweb che Telecom Italia soddisfacevano gli standard più elevati in fatto di governance: Comitato di Controllo formato da autorevoli amministratori indipendenti, Internal Audit, presidi e procedure per il rispetto della Legge 231 (quella che rende la società co-responsabile degli illeciti commessi da amministratori e dipendenti) eccetera. Nessuno si è accorto di nulla. O tutto è stato giudicato regolare. Come in altri casi. ora di ammettere che la moltiplicazione di norme, adempimenti e regolamenti non è una strada efficace verso la trasparenza. Specie tenuto conto della scarsa sensibilità al problema: la reazione tipica delle società coinvolte è di minimizzare l´illecito, facendo riferimento alle dimensioni aziendali, a sottolineare l´impotenza delle grandi organizzazioni di fronte ai "piccoli" reati. Come se la gravità di un illecito dipendesse dal volume di affari.
4. In Telecom operava una security efficientissima e zelante, al punto di mobilitare i servizi segreti, spiare centinaia di persone e violare la legge pur di tutelare azienda e presidente. Non poteva almeno accorgersi che il gruppo faceva affari con la ´ndrangheta?
Il costo per il paese è il suo progressivo isolamento. Di capitali stranieri già ne vediamo pochi (siamo in fondo alla classifica per investimenti esteri diretti). Dopo il pacco tirato a Swisscom, che si è fidata di Fastweb e dei suoi "autorevoli consulenti esterni indipendenti" (come recita il prospetto dell´Opa), ne vedremo ancora meno.