CARLO BONINI, la Repubblica 27/2/2010, 27 febbraio 2010
APPARTAMENTI, VILLE E TERRENI IL TESORO DEL RE MIDA BALDUCCI
Capitò che una sera, quando ancora era un uomo libero, Angelo Balducci, mettendo sull´avviso l´amico e socio di "cricca", il costruttore Diego Anemone, lo sollecitò a muoversi per il maggiore dei suoi due figli, Filippo. Più di quanto, evidentemente, già non avesse fatto. Lo fece senza girarci intorno. Così: «Dimmi Diego, che cazzo ho fatto io come padre per i miei figli, eh? Che cazzo ho fatto?». Alla domanda, oggi, si può abbozzare una prima risposta. Con una storia che comincia in una filiale di banca a Roma, prosegue con le commissioni di collaudo della Tav e approda a trentotto pagine di atti catastali. Vediamo.
In via Romagna 17, la "Banca Marche" ha la principale delle sue 23 filiali di Roma. Angelo Balducci, che nelle Marche è nato (San Giorgio di Pesaro), è tra i suoi clienti di riguardo. Il suo conto è gestito direttamente ("Repubblica" lo ha documentato ieri) dal commercialista Stefano Gazzani, la "tasca" della cricca. Il professionista di Grottaferrata uno e trino che amministra con la sinistra ciò che è di Anemone e con la destra ciò che è di Anemone e Balducci, o delle loro rispettive mogli e figli (la società di produzione cinematografica "Erreti film" di Rosanna Thau e Vanessa Pascucci; le fiduciare che controllano il "Salaria sport village" e che nascondono Anemone e i figli di Balducci). Ma quel che più importa, il conto alla "Banca Marche" dell´ingegner Balducci se ne è portati dietro altri. Coincidenza vuole - come hanno accertato le indagini del Ros dei carabinieri - che in quella stessa filiale siano clienti il costruttore Diego Anemone e, soprattutto, le sue società consortili che si sono aggiudicate gli appalti di cui Balducci è stato il "dominus". La "Imatec", la "Maddalena" e l´"Arsenale" (G8 della Maddalena), la "Cosport" e "Musport" (Mondiali di nuoto 2009), la "Consortile sant´Egidio" (aeroporto di Perugia). Di più. Coincidenza vuole - osserva ancora una fonte investigativa - che tutte le tracce di prelievo in contanti affiorate in quasi due anni di intercettazioni portino sempre a quell´indirizzo, via Romagna, e a quella Banca. A quel grumo di clienti (Anemone, Balducci, le consortili) che, evidentemente, non solo non si curano della sostanza di un macroscopico conflitto di interesse, ma neppure della sua apparenza. «E su cui ora - conclude la fonte investigativa - potremo ora lavorare con calma. Magari cominciando a verificare se e che tipo di operazioni intra-banca hanno effettuato».
"Banca Marche", dunque. Il conto di Balducci ha disponibilità liquide importanti (nell´agosto scorso, Gazzani, parlando al telefono con un suo collaboratore, verifica che, la giacenza immediatamente disponibile, in quel momento, supera i 340 mila euro) e uscite fisse mensili altrettanto proporzionate al suo tenore di vita. «Quattromila euro, per "le buste paga dei dipendenti", probabilmente i domestici - annota la sezione anticrimine dei carabinieri di Firenze - e 5 mila euro per le rate di un mutuo». Cifre che Balducci, nel suo interrogatorio di garanzia, giustifica al gip Rosario Lupo, con un argomento tranchant. Che suona così: sono un uomo ricco che può affrontare certe spese e, per questo, non ha bisogno di essere corrotto. Balducci sostiene così di aver dichiarato al fisco nel suo ultimo modello 730, 2 milioni e mezzo di euro di reddito annuo. Una montagna di soldi per un dirigente di prima fascia della pubblica amministrazione quale è. Un reddito - soltanto per dare un´idea - di poco inferiore a quello dell´amministratore delegato dell´Eni. Possibile?
Una rapida consultazione online del sito istituzionale del Ministero delle Infrastrutture, documenta che il "dirigente di prima fascia" Angelo Balducci (che del ministero è stato dipendente fino a questa settimana) percepisce uno stipendio lordo annuo di 175 mila 826 euro e 5 centesimi. A spanne, mancano dunque altri due milioni e 300 mila euro per fare la sua ultima dichiarazione dei redditi. Come maturano quegli altri redditi? Una traccia arriva dal lavoro giornalistico di qualche anno fa di "Report" di Milena Gabanelli. Il 15 aprile del 2007, "Report" manda in onda un´inchiesta sui lavori (in ritardo) e i costi (astronomici) della Tav. La bolletta dell´Alta Velocità - si documenta - è lievitata del 400 per cento e al direttore degli investimenti di Rfi (Rete ferroviaria italiana) Renato Casale viene chiesto conto del perché. Soprattutto del perché a tale emorragia di denaro pubblico concorrano parcelle ai collaudatori delle linee pari allo 0,17 per cento del valore delle opere. Casale risponde così: «Allora, di solito noi nominiamo delle commissioni di collaudatori. Mediamente, sono circa 3. Per esempio, per il nodo di Bologna il corrispettivo 1,5 milione euro da dividere per 3. Per la Roma Napoli, la tratta già attivata è 2,6 milioni euro da dividere per 3. Che posso fare? Sono tantissimi! Sono stati spesi 29 milioni di euro per attività già effettuate dai collaudatori». "Report" chiede chi siano questi fortunati collaudatori. Casale ribatte: «Non è corretto e non è educato dirlo in pubblico». La Gabanelli, in studio, replica: «Noi siamo meno educati e i nomi dei fortunati membri della commissione di collaudo ve li facciamo: sono ex dirigenti delle Fs in pensione, dirigenti del ministero dei Lavori pubblici, Infrastrutture ed Economia. La commissione che al compenso faraonico ha chiesto un aumento di 15 milioni di euro era composta anche dai servitori dello Stato: Aurelio Misiti presidente consiglio superiore Lavori pubblici, Angelo Balducci dirigente del ministero dei Lavori Pubblici, Leonardo Corbo membro del consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Gemma Tramonti, consigliere della Corte dei Conti». Balducci, dunque, già nel 2007 sedeva in commissioni di collaudo in grado di garantirgli entrate milionarie. Di far salire il suo reddito annuo da 175 mila a 2 milioni e mezzo di euro. Una scelta quella dei collaudatori che la legge affida alla discrezionalità dell´autorità tecnico-politica, dunque formalmente ineccepibile, eppure in grado di spiegare e confermare ("Repubblica" ne ha dato conto il 22 febbraio, «Tangenti pulite e fatturate», il business consulenze d´oro), dove vada cercato in questa storia il meccanismo corruttivo che consente di «avere a disposizione» alti dirigenti della pubblica amministrazione. Di governarne la volontà.
Da questo punto di vista, ad Angelo Balducci, in questi anni, non sembra sia andata troppo male. E la traccia è negli archivi del catasto (vedi lo specchietto pubblicato in queste pagine). L´ingegnere risulta comproprietario (insieme alla moglie) di una villa e due immobili a Montepulciano (per un totale di 24,5 vani), nonché proprietario di una casa a san Giorgio di Pesaro (12 vani), un´abitazione a Sappada (4 vani) e quattro appartamenti a Roma, tre dei quali in zone di pregio (due in via Latina, uno in via Colli della Farnesina) e di ampia metratura (due da 8,5 vani, uno da 11). La moglie, Rosanna Thau, oltre alla comproprietà di Montepulciano, possiede un villino di 23 vani in via della Mura Latine, a Roma. E anche i figli Filippo e Lorenzo, il primo apparentemente senza arte né parte e "impiegato di concetto" di una società di Anemone, il secondo "attor giovane" alle prime armi, a loro volta sembra abbiano di che sopravvivere. Quattro appartamenti a Roma, Filippo (uno dei quali in pieno centro storico, in via dei cartari), e altrettanti Lorenzo (anche per lui, una delle case è nel cuore di Roma, in via della Pigna). Per un padre che «non ha fatto un c...», poteva andare peggio.