Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 27/2/2010;, 27 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 27 FEBBRAIO 1952
Madre Romanella, fattrice scattante, padre Tenerani, fuoriclasse serafico. Pedigree superbo per Ribot, il cavallo leggenda della scuderia Dormello-Incisa, nato il 27 febbraio 1952 nella campagna inglese di Newmarket. Capolavoro di un uomo rinascimentale come Federico Tesio, demiurgo del grande Nearco e creatore del purosangue più amato e vincente nella storia del galoppo. Mitico Ribot, mingherlino e vagamente sgraziato alla nascita, ”con una criniera plebeamente cespugliosa e una testa troppo lunga”, secondo Enrico Camici, il suo driver storico, eppure imbattuto e imbattibile, con le sue 16 vittorie su 16 corse. Capace di infiammare gli ippodromi con la sua falcata squinternata ma irresistibile, il pelo irsuto e scontroso e quel galoppo radente e poco dispendioso, in grado di stracciare avversari dall’andatura elegante e maestosa. Senza rivali in Italia e in Europa, Ribot infilerà, con disarmante disinvoltura, una vittoria dopo l’altra, star all’Arc de Triomphe come ad Ascot dove, davanti a 100.000 spettatori, la Regina Elisabetta assisterà desolata alla sconfitta del suo amato campione High Veldt. Asso senza eredi, eroe nazionalpopolare dell’Italia del dopoguerra e dei primi albori del boom.