Fabrizio Goria, Il Riformista 23/2/2010, 23 febbraio 2010
TORINO FIRST ANGELO BENESSIA
Angelo Benessia alla guida della Compagnia di San Paolo doveva rappresentare l’occasione per far crescere Torino nel potere bancario. Per il momento le recenti nomine in Intesa Sanpaolo hanno suscitato reazioni critiche nei confronti del capo della Compagnia da parte dei notabili torinesi. Ma chi gli è vicino dice che Benessia si rifarà, «ama troppo la sua città per farne una succursale di Milano».
Angelo? Così normale
da sembrare anormale
L’avvocato Benessia. Chi è il nuovo presidente della Compagnia di San Paolo, il primo azionista di Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana nella quale difende gli interessi sabaudi. La sua torinesità, i suoi rapporti con Chiamparino, Violante, ma anche Tremonti.
segue dalla prima pagina
Angelo Benessia, nato a Torino nel 1941 e avvocato dal 1966, condivide la professione con la moglie Cristiana Maccagno, contitolare di uno degli studi legali più rinomati in città, e ha due figlie. Nelle aule di Giurisprudenza si narra che fare il praticante avvocato da Benessia-Maccagno significa assicurarsi un bagaglio di conoscenze che resteranno anche una volta fuori dallo studio di Corso Galileo Ferraris (GalFer per i torinesi). Chiamato a sostituire un altro grande nome dell’avvocatura torinese, Franzo Grande Stevens, Benessia fece convergere su di sé il consenso, in un avvicendamento rapidissimo. Subito, Benessia ha assunto un atteggiamento simile a quello di Grande Stevens il quale diceva: «Bisogna sempre servire la Compagnia e mai servirsene».
Il suo non è un ruolo semplice. In qualità di primo azionista della seconda banca del Paese, deve da una parte assicurarsi che Intesa funzioni, che l’investimento nella prima banca italiana dia i suoi frutti e che Torino sia ben rappresentata. Dall’altra parte, poiché la Compagnia spende 200 milioni di euro l’anno in progetti di solidarietà sul territorio torinese, deve assicurarsi i suoi rendimenti e non può accettare il declassamento di Torino a hinterland di Milano.
Nella sede della Compagnia, in Corso Vittorio Emanuele II, Benessia è molto presente. Il suo studio del resto dista trecento metri. E non è difficile incontrarlo nel poco distante Caffè Platti, secolare ritrovo dell’establishment sabaudo. Understatement tipicamente torinese, Benessia è appassionato di musica. Per assumere la presidenza della Compagnia ha però dovuto lasciare ogni incarico all’Unione Musicale, all’Associazione Sistema Musica e alla Fondazione Antonio Gramsci. Vicino al mondo accademico - era consigliere del CeSPI, il centro studi di politica internazionale, e presidente del collegio sindacale del Politecnico di Torino - gode di ottimo rispetto da parte dell’ateneo. un grande consumatore di libri ed è molto vicino al Circolo dei Lettori di Via Bogino (il principale luogo di presentazioni e happening culturali cittadini). Chi lo conosce bene, dice che Benessia è un uomo talmente normale da sembrare anormale. Nessun grillo per la testa e dedizione al lavoro.
La sua nomina è arrivata in un momento complesso per la città, alle prese con una ciclica ristrutturazione della Fiat e con i postumi della megafusione bancaria che Torino non ha mai veramente mandato giù. Arriva in Corso Vittorio nel 2008, dopo molti anni di consulenze d’affari, di presenza nei consigli d’amministrazione di Fiat, Banca Italease e Telecom, dalla quale si dimette dopo l’Opa di Roberto Colaninno. Vicepresidente di Rcs editori, Benessia è un esperto societario che ha anche controllato la contestata fusione. Arriva su designazione del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Solo uno lo scopo: non permettere a Milano di saccheggiare nuovamente il capoluogo piemontese. E riparare alla scarsa difesa degli interessi torinesi rimproverata a Enrico Salza, già capo di Sanpaolo Imi, artefice della megafusione insieme a Giovanni Bazoli e attuale presidente del consiglio di gestione della banca. Sul nome di Benessia e sull’efficacia della nomina sono concordi tutti i poteri forti cittadini: da Gianluigi Gabetti al potente notaio Antonio Maria Marocco, fino a Evelina Christillin.
In realtà la prima mossa vera della gestione Benessia è ancora tutta da decifrare: la nomina di Marco Morelli, ex uomo del Monte dei Paschi di Siena, a numero uno della Banca dei Territori, la rete di Intesa Sanpaolo. Alcuni dicono che Morelli è stata una buona soluzione di mediazione per cercare di contenere il potere esecutivo di Corrado Passera dentro la banca, e per cercare di contrastare le mosse di UniCredit sul territorio sabaudo. Altri ritengono che Morelli e Passera si metteranno d’accordo e che per Torino non cambierà nulla. Del resto è quello che hanno contestato a Benessia Chiamparino e Mercedes Bresso, la zarina della Regione. In realtà, la partita è ancora da giocare. Benessia dice che «i conti si fanno alla fine». C’è l’ipotesi di lanciare la candidatura di Elsa Fornero, attuale vicepresidente della Compagnia e docente di Economia a Torino e al Collegio Carlo Alberto, alla vicepresidenza del consiglio di sorveglianza della banca. E poi c’è l’obiettivo principale: cercare di sostituire Salza alla guida del consiglio di gestione.
Non sarà facile, dovrà tenere insieme interessi economici, quelli del territorio e rapporti politici. Benessia è un uomo affine a quell’asse moderato e riformista del Pd, proprio quello di cui fa parte Chiamparino; ha ottimi rapporti con Luciano Violante, però l’avvocato d’affari si è però sempre tenuto fuori dai contrasti interni al partito. Resta il fatto che la maggioranza della Compagnia è vicina all’asse Chiamparino-Bresso.
Benessia ha rapporti eclettici, ha una buona consuetudine con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha interesse ad avere relazioni positive con Torino per condizionare anche lui Milano, soprattutto intendendo il capoluogo lombardo come Corrado Passera. Per questo si parla di trovare un ruolo rilevante in Intesa per Domenico Siniscalco, torinese, ex direttore generale del Tesoro, ex ministro dell’Economia, capo per le attività italiane di Morgan Stanley e amico di Tremonti (nonostante un grave litigio qualche anno fa). Intanto Siniscalco, è andato alla presidenza di Assogestioni, con il contributo decisivo dello stesso Passera e di Alessandro Profumo, fatto che complica la decifrazione degli equilibri.
Ora la prossima mossa spetta all’avvocato e banchiere che dice di voler far comandare Torino in Intesa Sanpaolo.