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 2010  febbraio 23 Martedì calendario

FU UN EROE" COS MOSCA RIABILITA STALIN - MOSCA

Stalin torna sulla Piazza Rossa. Altèro e trionfante come nei giorni della vittoria sui tedeschi di Hitler e i fasti della Grande guerra patriottica.

Dieci gigantografie del dittatore, corredate da lunghe scritte didascaliche sulla sua mirabile strategia bellica, compariranno per le vie Mosca già dal primo di aprile secondo un complesso regolamento stilato in un lungo braccio di ferro tra il sindaco di Mosca e i rappresentanti dei veterani della Seconda guerra mondiale. Il sindaco Luzkhov, impegnato in ben altre faccende non voleva grane ideologiche, ma i vecchietti terribili ci tenevano tanto a celebrare il loro eroe per la grande festa che dal primo al nove di maggio celebrerà la loro vittoria sui nazisti. Sono ormai tutti ultraottantenni e ne saranno rimasti poco più di duemila, ma i veterani si portano dietro da sempre l’anima nostalgica di milioni di cittadini elettori. E soprattutto finanziamenti e strutture organizzative del partito comunista di Gennadij Ziuganov che con il suo 18 percento di consensi è pur sempre il secondo partito del Paese.

Succede così che, dopo anni di quasi oblio, il volto che incarna tutti gli orrori dell’Unione Sovietica ritornerà a sorridere pacioso e accattivante ai cittadini della capitale, sulla piazza del Teatro Boslhoj, al Monte Poklonnaja, dietro l’arco di Trionfo del Kutuzovskij prospekt. Il tutto per lo scandalo dei partiti minori, e dello stesso Mikhail Gorbaciov che raramente si occupa di fatti di cronaca ma che ieri sbottava: «Queste cose vanno bene nei libri di Storia, ma riproporre quel volto e quel personaggio in chiave eroica rischia di mistificare la realtà, confondere le coscienze dei più giovani».

Sorride soddisfatto invece Vladimir Dolgikh, 86 anni, leader dei veterani e comunista irriducibile che fu membro del comitato centrale del Pcus e rappresentò a lungo l’ala più dura e anti perestrojka del Partito durante la prima segreteria di Gorbaciov. Il suo obiettivo era proprio questo, far tornare le immagini del compagno Stalin proprio nell’occasione di una festa che si preannuncia spettacolare con la prima partecipazione in assoluto di reparti militari francesi, britannici e statunitensi. Le condizioni imposte dal sindaco gli vanno benissimo. La prima è che Stalin venga raffigurato sempre in compagnia di qualche altro, partigiano, operaio o politico che sia. La seconda che le didascalie dovranno riferirsi esclusivamente al periodo della Seconda guerra mondiale. E questa gli va anche meglio, nemmeno Churchill mise mai in dubbio il valore militare del dittatore e il suo ruolo nella vittoria.

Sui manifesti compariranno le belle edificanti storie che ancora oggi Dolgikh racconta ai suoi nipoti. Del leader supremo chiuso nei bunker della metropolitana che tormenta la sua pipa e firma direttive militari con il nome in codice Vasilev. Il tutto con i panzer tedeschi alle porte di Mosca e i giovani contadini arrivati dall’est con armamenti di fortuna per difendere la capitale. Ineccepibile verità storica che trascura i crimini ancora tutti da calcolare commessi dallo stalinismo.

Al Cremlino sanno ma preferiscono non contrariare il partito comunista. I comitati per i diritti umani fanno notare che c’è una lenta ripresa dell’operazione nostalgia. In autunno un busto di Stalin ristrutturato nella stazione della metropolitana Kurskaja fece scalpore. Poco dopo i soliti veterani chiesero e ottennero di far abbattere da una ruspa inviata dal prefetto l’insegna di un ristorante ribattezzato «Anti Sovetskaja - in quanto, dissero - offensivo per il passato del Paese». E promettono manifestazioni anti staliniane, annunciate dalla loro leader Ludmjlla Alekseeva, 82 anni, già dissidente ai tempi di Stalin: «Quell’uomo era un criminale.

Pubblicizzare un regime che ha sterminato milioni di cittadini innocenti è semplicemente una vergogna». Nella sede del partito comunista si evitano commenti e si prepara la scelta delle foto.

«Che sorrida - raccomandano i dirigenti - è importante che sorrida».