Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera, 23/2/2010, 23 febbraio 2010
IRAQ, LA STRAGE SILENZIOSA: 825 FEDELI UCCISI DAL 2003
CITT DEL VATICANO – A ottobre si riunirà in Vaticano il sinodo dei vescovi del Medio Oriente voluto dal Papa, e padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, allarga le braccia e considera: «Se vogliamo porti a qualcosa, bisognerà saper fare un’analisi franca, cruda, anche crudele».
Nella sede della comunità di Sant’Egidio si parla di dialogo fra cristiani e musulmani, la sala è la stessa che ospitò i negoziati che nel ”92 portarono alla pace in Mozambico, una targa sembra ricordare che non bisogna mai perdere la speranza: «La coabitazione dura da quattordici secoli, il Medio Oriente non è solo un problema: può essere anche un modello per altre parti del mondo», dice Marco Impagliazzo, presidente della Comunità. Certo che è dura, proprio ieri i vescovi di Mosul hanno consegnato alle autorità locali un appello perché «si assumano la piena responsabilità di salvaguardare la presenza cristiana», e chiesto un intervento urgente della comunità internazionale «per spingere il governo di Bagdad ad agire subito: il sangue dei nostri figli, dei nostri vescovi e preti continuerà ad essere versato impunemente?».
Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, non sembra però convinto che un intervento internazionale possa servire: «Che cosa ha portato in Sudan? Niente». La situazione, sospira, sta peggiorando: «Negli ultimi giorni hanno ammazzato sette cristiani, dal 2003 ne sono stati uccisi 825. Guardiamo la realtà: il governo è incapace di proteggerci e l’Occidente laico sembra non capire, i cristiani si sentono dimenticati. Dobbiamo restare e portare la nostra Croce, ma avanti così e dall’Iraq se ne andranno tutti: meglio vivere».
Il futuro, dice Sako, dipende dall’Islam: «Nei paesi radicali temo che per noi sia finita. I musulmani devono capire che il mondo è cambiato, aprirsi al pluralismo e alla distinzione tra Stato laico e religioni, e non vivere nel VII secolo». L’essenziale, per l’arcivescovo, è che il sinodo abbia il «coraggio» di parlarne, «altrimenti saranno belle parole che non servono a nulla: nella vita reale, quando un imam parla degli infedeli e politeisti, si riferisce ai cristiani».
Resta il fatto che i cristiani «hanno un ruolo unico e insostituibile» nella regione, dice padre Pizzaballa. In Terrasanta sono l’1 per cento, «una minoranza fragile: ma non scompariranno». La stessa speranza che anima il cardinale Leonardo Sandri: «Il Medio Oriente è chiamato ad essere profezia di unità per il genere umano».