Gian Enrico Rusconi, La Stampa 23/2/2010, pagina 1, 23 febbraio 2010
GERMANIA IN SALSA ITALIANA
Come sta la Germania? Lo sciopero dei piloti Lufthansa, che stava penalizzando fortemente il traffico aereo europeo e internazionale, ha fatto temere che «ormai anche i tedeschi» si comportino nei conflitti di lavoro come gli altri europei. Senza preoccuparsi cioè dei costi e dei disagi scaricati sulla collettività, in un momento economicamente difficile. Ma la sospensione dello sciopero stesso, annunciata ieri sera, ha confermato che le tradizionali procedure sindacali funzionano ancora.
In realtà la moderazione nel conflitto sociale, che da decenni era una caratteristica della Germania, sta tramontando. Nel caso specifico della Lufthansa il problema è complicato dal fatto che l’imponente compagnia aerea tedesca gestisce parecchie altre compagnie subalterne, sparse sull’intero continente. Nascono complesse questioni di trattamento di un personale molto diversificato e di operatività delle rotte. E’ un quasi-monopolio che governa strumentalmente differenze regionali e nazionali.
In questa situazione il corpo professionale dei piloti si sente colpito in modo particolare e reagisce duramente, incurante della proteste che si alzano da ogni parte. Il tutto accade in una Germania già in difficoltà per altre ragioni.
In realtà ci sono parecchi segni di un cambiamento del «modello tedesco» - in senso negativo. Da fenomeni di corruzione a sorprendenti défaillances nel funzionamento dei servizi pubblici. Nel frattempo la politica si trova in uno stallo. Da qui l’interrogativo su «come sta» davvero la Germania.
Davanti alla scoperta di episodi di corruzione negli appalti di opere pubbliche e di una massiccia evasione fiscale tramite esportazione illegale di capitali (in Svizzera innanzitutto) è difficile dire se si tratti per la Germania di una patologia normale, per così dire, tipica per una qualunque società avanzata. Oppure segnala un salto di qualità pericoloso, «all’italiana» - appunto - come si dice con brutale franchezza. Ma non è proprio il caso di parlare semplicisticamente di omologazione al sistema italiano perché nel frattempo il nostro sistema sta prendendo strade avventurose difficilmente imitabili.
Di fronte a questi fenomeni la reazione dell’opinione pubblica tedesca è fermissima. A nessuno viene in mente di indagare sull’operato dei giudici, per vedere se sono politicizzati o se rispondono alla fantomatica «giustizia ad orologeria» di cui si parla con disinvoltura a casa nostra. Eppure nel caso della scoperta della massiccia esportazione illegale di capitale lo Stato tedesco ha usato metodi eticamente o legalmente dubbi, utilizzando informatori prezzolati, forse addirittura ricattatori.
Si tratta di un problema serio e controverso. Si sono sentite valutazioni differenti tra i partiti e all’interno dei partiti. Ma non si è mai percepita quella sorta di complice comprensione per la fuga dei capitali che talvolta traspare nelle parole e negli atteggiamenti di politici e funzionari nostrani.
Discorso diverso vale per le disfunzioni e le inefficienze che si sono improvvisamente manifestate nei servizi pubblici. Vengono ritirati urgentemente treni ad alta velocità per interventi tecnici strutturali, con sensibili conseguenze negative sulla normalità dei servizi. La metropolitana di superficie berlinese (S-Bahn) da mesi incappa in disfunzioni che incidono pesantemente sulla normale circolazione dei mezzi pubblici della metropoli.
Da ultimo va menzionato l’incredibile stato di abbandono in cui è rimasta per alcuni giorni la città di Berlino dopo un’abbondante nevicata e la seguente formazione di ghiaccio. Ne sono derivati non tanto il prevedibile rallentamento del traffico automobilistico ma gravi difficoltà per i normali cittadini che per alcuni giorni hanno dovuto avventurarsi su marciapiedi impraticabili o ghiacciati a proprio rischio e pericolo.
«Tutto qui?», si dirà. Certo. In effetti la popolazione berlinese ha reagito con pazienza e un normale mugugno, ma molti si sono chiesti se questo episodio più che eroica rassegnazione non abbia segnalato una sorprendente caduta di efficienza dell’amministrazione. Un caso isolato?
Veniamo alla politica. Rimane l’impressione di una continua impasse della coalizione nero-gialla (democristiani e liberali). A dispetto delle enfatiche promesse di rinnovamento con le quali si è affermata nelle elezioni del settembre scorso, non riesce a produrre nulla di incisivo. Nel governo rimangono tensioni e litigiosità. La promessa di una sensibile riduzione delle tasse rimane una promessa. In compenso una sentenza della Corte Costituzionale costringe ad intervenire a sostegno dei minori nelle famiglie disagiate. In altre parole, un aumento della spesa sociale, che si sarebbe voluto gradualmente alleggerire.
La cancelliera Angela Merkel non ha ancora trovato lo slancio necessario per correggere l’immagine di indecisione e irresolutezza, di cui abbiamo parlato settimane fa su questo giornale. A meno che proprio la sua cautela e prudenza nel muoversi interpreti il sentimento dominante della società tedesca ripiegata immobilisticamente su se stessa e sui suoi problemi. Insomma la Germania, nonostante il buon funzionamento delle sue istituzioni correnti, è diventato un Paese difficile da guidare energicamente in avanti.
Gian Enrico Rusconi