Frammenti, 16 febbraio 2010
Tags : Carla Accardi
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ACCARDI
CARLA"
Nel 1947 con Perilli, Accardi, Attardi, Consagra, Guerrini, Sanfilippo e Turcato fonda il gruppo ”Forma” […] La libertà dell’arte era il nostro obiettivo principale. Per difenderla eravamo pronti a tutto. In una delle riunioni che ci si tenevano abitualmente, venne inviato Giorgio de Chirico a parlare dell’arte moderna. C’eravamo un po’ tutti, io, Turcato, Consagra, Carla Accardi, Perilli, Corpora, Monachesi, Angelo Maria Ripellino, lo slavista che sosteneva le nostre battaglie. De Chirico incominciò a prendersela con gli artisti moderni, Cézanne, Matisse, Modigliani. Mentre diceva peste e corna di Modigliani, Monachesi gli fece una sonora pernacchia. Senza alterare la sua maschera da sfinge, il pittore metafisico gli scaraventò una sedia in testa
Parrini 28/3/2002
Attardi arriva a Roma dove lo ospita Pietro Consagra, che a sua volta vive presso Renato Guttuso. Un bel gruppetto di siciliani alla scoperta del mondo è quello che si ritrova tra via Margutta, via del Babuino e piazza del Popolo. Ci sono anche Carla Accardi e Antonio Sanfilippo, che arrivano da Trapani.
Parrini 22/7/2006
ACCARDI CARLA Trapani 9 ottobre 1924. Pittrice • «Il dato fondamentale e costante della pittura di Accardi è la conformazione bidimensionale dello spazio, lo sbarramento di ogni profondità prospettica e nello stesso tempo una mancanza di spessore materico, che invece accompagna lo sviluppo, simultaneo all’astrattismo, dell’informale» (Achille Bonito Oliva).
Parrini 13/1/2008
ACCARDI Carla Trapani 9 ottobre 1924. Pittrice. «Lo spirito dell’Accardi: avventuroso, alieno dal guardarsi alle spalle e proiettato, sempre, verso una frontiera ulteriore, verso un domani da conquistare, verso un passo che possa confermare la sua vocazione, tante volte dichiarata, di ”stare a fianco della contemporaneità”, di amarla e interpretarla nel suo farsi, nel suo mutare, rischiando ogni volta qualcosa, mettendo in gioco ogni volta il patrimonio già acquisito. [...] un infinito repertorio del suo segno, raccolto sul povero supporto della carta [...] come era stato al cuore degli anni Cinquanta - in bianco e nero; di quei suoi segni che le sono stati compagni per oltre mezzo secolo. Nei quali - dapprima sulla scorta di Capogrossi, ma poi presto liberandosi da quella lezione - Accardi ha immesso tutto lo slancio di un animo che ha inteso aggregare sulla pagina fantasie e ”figure” inattese, sconosciute, irragionevoli. Segni che, rispetto al crampo aspro e monadico di Capogrossi, tesero presto, nel loro aggregarsi insieme, e nel cercar sorprese da quella loro unione, da quella sorta di danza che tutti assieme intrecciavano sulla superficie, costituirsi quasi in una famiglia di ”elementi-segni”, come subito intese Michel Tapié, gran padre dell’informel francese, fautore fra fine anni Quaranta e avvio dei Cinquanta della nuova lingua dell’arte che prendeva luogo a Parigi. Tapié consegnò allora per la prima volta Accardi a quella platea internazionale che da quel punto in avanti l’avrebbe accolta: prima presentandone i Negativi alle storiche mostre ”Individualités d’aujourd´hui”, nel ”55, e Structures en devenir, l’anno seguente, poi registrando il progressivo abbandono dell’Accardi della dialettica secca del bianco e nero per accendere ”i valori assoluti di altri colori [attraverso i quali] mi propongo di assorbire in modo completo le facoltà percettive” di chi guarda. Vennero allora prima un rosso di fiamma, poi gli azzurri e i viola, i verdi e gli aranci a saturare i segni e i nuovi ritmi ai quali le loro imprevedute assise s’abbandonavano, ventilati sulla pagina pittorica come da un´improvvisa folata di vento. Fintanto che quei segni non vollero staccarsi dalla tela dove giacevano, e prendere a muoversi più liberi nell´ambiente: si scrissero allora su rotoli, o su coni di sicofoil, una pellicola trasparente e leggera capace di materializzare i colori nello spazio, lasciandoli come sospesi nel nulla. Venne così la grande Tenda, e poi l’Ambiente arancio, col pavimento tutto tappezzato dai segni colorati, ed altre opere che allora, semmai, progettò senza eseguirle [...]» (Fabrizio D’Amico, ”la Repubblica” 20/9/2004).
Per lui come per altri artisti italiani, ad esempio Carla Accardi, l’ordine e il ritmo costante della ”scrittura” sono forse antidoti contro il romantico caos dell’Informale naturalista ed espressionista, magari sintonizzato sulle frequenze di New York.
Franco Fanelli, ”Corriere della Sera” 3/11/2007
Sono 182 le opere dell’ex Alitalia vendute martedì sera dalla casa d’aste Finarte che ha dichiarato un incasso di circa 1,2 milioni di euro […] Tra i più contesi, il «Filtro» di Francesco Lo Savio, la composizione «Grigio-nero n.2» di Carla Accardi,
Corriere della Sera, 10/12/2009
[Claudio Abate] Negli anni Sessanta si fece assiduo del bar Notegen, in via del Babuino. «Era aperto fino a notte fonda e lì incontravo tutti gli artisti, da Mario Mafai a Carla Accardi.»
Il Catalogo del viventi 2009