Frammenti vari, 9 febbraio 2010
Tags : José Altafini
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALTAFINI
JOSE’"
•2002
I suoi [MAURIZIO CROZZA] personaggi, invenzioni più che imitazioni, sono ormai piccoli cult di satira: Cannavò, Sacchi, Serse Cosmi, Altafini, Pavarotti fino a Apicella,
Parrini, 21/2/2002
•2003
"Prima di fare un cambio, un allenatore deve guardare i suoi in panca. Se ne vede uno che non segue la gara, che se ne sta indolente ad aspettare la fine del match, si guardi bene dal farlo entrare: sarebbe un grosso errore" (José Altafini).
Paolo Forcolin, ”La Gazzetta dello Sport” 11/11/2003
•2004
Il 24 marzo [2004] Christie’s terrà una nuova asta dedicata al calcio. Tra i pezzi più prestigiosi [...] una maglia del Napoli indossata da José Altafini in un inutile triangolare del 1968 contro il Santos (500).
Giulia Zonca, La Stampa 10/3/2004
Saputo che Christie’s il prossimo 24 marzo metterà all’asta una sua maglia del Napoli indossata nel 1968 contro il Santos, José Altafini ha scherzato "Quanto offriranno, due euro?". Saputo che partiranno da 500 sterline è sbottato: "Caspita, ma sono matti. Che sciocchezza spendere quei soldi per una maglia, non ha nessun senso. Anzi me lo faccia dire: se volete una mia maglia telefonatemi che ve la regalo, altro che aste". E poi: "Mi pare fossimo a New York perché in Brasile con il Napoli non ci sono stato, ma si figuri se so a chi l’ho regalata. Non immagino neppure come possa essere arrivata lì, ignoro che fine abbiano fatto le mie maglie. Io non tengo nulla, non mi piace vivere nel passato preferisco buttare tutto". Anche le maglie? "Forse sono in garage, in qualche scatolone, uno di quelli che mia moglie vuole buttare via. Ne ho una di Eusebio, ma non l’abbiamo scambiata, me l’ha regalata alla sua festa di addio al calcio, so di possederla ma dovessi dire dov’è... Ho chiesto una maglia a Pelè e una a Maradona e le ho date entrambe a mio figlio. Non giurerei neppure che le abbia conservate. Le casacche che voglio me le compro, ne ho una del Palmeiras di cui sono tifoso e una del Flamengo, colori bellissimi. Però le ho tutte regolarmente pagate".
Giulia Zonca, La Stampa 10/3/2004
«Ai miei tempi non esistevano letterine e veline. Al Palmeiras c’era una donna che aveva l’auto, quando nessuno l’aveva, e mi veniva a prendere allo stadio, mi portava in giro. Mi sa che era innamorata, ma era un po’ grassa, l’ho tenuta come amica» (Josè Altafini).
Daniela Gabrielli, "Il Giorno" 1/3/2004 pagina 15.
Ne ha girati di spogliatoi: il calciatore più bello? «Non li guardo gli uomini, gli uomini nudi sono tutti brutti» (Josè Altafini).
Daniela Gabrielli, "Il Giorno" 1/3/2004 pagina 15.
Lo scherzo «da spogliatoio» che Josè Altafini ama di più ricordare: «Mi nascosi in un armadietto, quando arrivò Rocco saltai fuori: "buh!". Si spaventò: "Brutto mona", e via con gli insulti. Anni dopo feci lo stesso scherzo a Liedholm e lui, serafico: "Questo non è tuo armadio, tuo armadio è altro"».
Daniela Gabrielli, "Il Giorno" 1/3/2004 pagina 15.
Dopo la grande prova di domenica contro la Juve, sono molti quelli che consigliano di impiegare il ”vecchio” Vieri solo negli ultimi minuti. José Altafini, che costituisce il più celebre modello cui ispirarsi: «Ci vuole una certa predisposizione per calarsi in questo ruolo. Io, comunque, sapevo già che sarei entrato in campo, con la testa ero in partita fin dal primo minuto: studiavo quello che sarebbe stato il mio avversario, cercavo di individuare i punti deboli dell’altra squadra e spesso mi riscaldavo seriamente già durante l’intervallo. Anzi, sono stato il primo a portare il sacco a pelo in panchina e oggi promuoverei i moon boot come si usa in Germania».
Mirko Graziano, ”La Gazzetta dello Sport” 2/11/2004
José Altafini regalò un giorno una foto ad Ameri con dedica: "Al più brasiliano dei radiocronisti".
Pietro Cabras, ”Corriere dello Sport” 8/4/2004
•2005
«A casa nostra diventiamo incontentabili, sappiamo solo criticare e vedere il bicchiere mezzo vuoto. Pensiamo al calcio come a certe donne bellissime ma con qualche difetto a tutti i costi, un dito storto, un’unghia rotta. Ci lamentiamo perché si vince solo uno a zero, diciamo che il Milan è fortunato perché segna sempre alla fine. Non è fortuna, amici, è insistenza, è fede. Che le squadre italiane siano cambiate lo dimostra proprio questa capacità di non arrendersi, come la Juve ai supplementari. In passato ci si rassegnava, oppure si vivacchiava su un piccolo gol di vantaggio, adesso no. Gli italiani sono i migliori nelle coppe perché hanno più carattere» (José Altafini).
Maurizio Crosetti, ”la Repubblica” 11/3/2005;
Insieme con Josè Altafini, il Cabezon regalò altri numeri da favola, a Napoli venne creata la pizza alla Sivori, aveva la mozzarella che tracimava dai bordi, come i calzettoni arrotolati di Enrico Omar.
Tony Damascelli il Giornale, 18/02/2005
•2006
«Ci sono state eliminazioni incredibili. Pochi mesi dopo la finale persa con l’Ajax a Belgrado, uscimmo al primo turno con la Dinamo Dresda che nessuno conosceva. Le delusioni si sono sommate negli anni e hanno contribuito all’incubo» (i problemi della Juve in Coppa Campioni/Champions League secondo José Altafini).
Marco Ansaldo, ”La Stampa” 5/4/2006;
«Perché qui in Germania fanno i wurstel più lunghi del panino?». (José Altafini).
Antonio Dipollina, ”la Repubblica” 13/6/2006;
Racconta José Altafini [SUI MONDIALI DEL 1958]: «Siamo stati cinque mesi in ritiro in montagna, a Campos de Jordao, regione del Minas Gerais. Eravamo in trentatré, ci fecero ogni tipo di esame: vista, denti, muscoli. Io e Pelè fummo gli unici a non aver problemi odontoiatrici, molti furono operati di appendicite. Ci tormentavano con i test di intelligenza: dadi, cubi, disegni. Come fossimo dei matti. Il preparatore atletico era Amaral, un militare che poi arrivò alla Juventus». [...] «Ero titolare con Pelè, poi nell’esordio con l’Austria su un campo di patate mi sono storto la caviglia. Facevo fatica a stare in piedi, contro l’Inghilterra sbagliai due gol. Feola mi mise fuori con la Russia e Vavà, il mio sostituto, fece una doppietta. Tornai contro il Galles, ma sembrava il Padova di Rocco: impossibile sfondare. Fu giusto scegliere Vavà, uno peitudo si dice in Brasile. Forte, dal gran fisico. A me restano un po’ di rimpianti...». (frammento numero 123061)
Paolo Brusorio, Il Giornale 29/05/2006
•2007
«La partita senza un gol è come l’amore senza un bacio». (José Altafini)
Luca Bottura, "Corriere della Sera" 17/12/2007
•2008
«Quando io esordii segnando con il Brasile un gol al Portogallo nessuno disse di me che era nato il nuovo Pelé. Scrissero che ero una speranza. Pato ha numeri e può diventare fortissimo, ma non ha bisogno di essere caricato così. Nemmeno Messi e Bojan a Barcellona hanno addosso tali pressioni». (José Altafini, che è due anni più vecchio di Pelé ed esordì in nazionale quando la futura ”Perla Nera” era ancora quasi sconosciuto)
Monica Colombo, "Corriere della Sera" 25/1/2008
•2009
José Altafini: «Ibrahimovic è un solista eccezionale, ma nelle grandi partite in Europa non ha mai segnato. E i grandi giocatori si vedono nelle grandi partite. Eto’o invece.... Quest’Inter è più forte dello scorso anno». [12] Pelé: «Eto’o? Il più grande che c’è. Giocandoci insieme avrei fatto tremila gol». [13] La Juve punta molto su Diego. Marco Tardelli: «Diego è Diego. Non è Zidane, non è Platini e non è neppure parente del Diego argentino... Parlo di un certo Diego Maradona. un ottimo giocatore ma non è un fuoriclasse. Almeno, non ancora».
Luca Calamai, La Gazzetta dello Sport 24/7/2009