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 2010  febbraio 09 Martedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALBERTAZZI, GIORGIO"


Arnoldo Foà:
Il suo quasi omonimo Dario Fo le piace?
Il Nobel per la letteratura se lo merita, non è un cretino. Mi confondevano con lui, firmavo autografi con il suo nome. Ho scritto un verso: ”Dario dice io fo, ma lui in fondo che fa? Almeno io foà”.
Le piace?
Molto.
Sta mentendo. Il teatro tiene giovani. A parte Foà, vedi Mario Scaccia, Paolo Poli, Giorgio Albertazzi, tanti altri.
Fonte: Giancarlo Dotto, Gioia, 13/02/10

In televisione, nel 1977, Arbasino condusse la trasmissione ”Match”. Ricorda Aldo Grasso: ”Era totalmente antitelevisivo, di un’educazione mai vista, e almeno due puntate sono da antologia. Nella prima Paola Borboni, in rappresentanza del teatro classico, distrugge Manuela Kusterman, che era lì in rappresentanza del teatro d’avanguardia. L’altra schierava Giorgio Albertazzi contro Memé Perlini. Poiché ognuno dei contendenti poteva portarsi qualche fan, per un aiutino nei momenti di difficoltà, Albertazzi invitò una sventola strepitosa, mentre Perlini serissimo si trascinò dietro i giovani critici”.
Fonte: Giancarlo Dotto, Gioia, 13/02/10

La «prima coscia» vista da Giorgio Albertazzi, quella della sua professoressa di latino, a 12 anni: «Fuori lezione mi parlava di Shakespeare e di Goethe, andavamo alle corse dei cavalli alle Cascine, era un rapporto pe¬dagogico tra un ragazzino e una donna. Magari era anche un poco morboso da parte mia, ma era sano».
(...)
Giorgio Albertazzi mangia pochissimo: «Seguo le regole che m’ha insegnato un amico dietologo: il crudo prima del cotto, frutta a metà mattina e a metà pomeriggio. No aglio, anche se fa bene, ma non è poetico. Ricordo una splendida ragazza in una piscina di Bangkok: ti massaggia con tocchi leggeri e ti sembra di navigare fuori dal tempo e dallo spazio, poi ti appog¬gia delicatamente il mento sulla spalla e senti quell’alitare agliesco; fine del viaggio».
(...)
«Posso recitare per 12 ore di seguito senza saltare una battuta, posso recitare bendato. Ricordo Laurence Olivier, mi raccontava che quando doveva imparare un testo andava alle Azzorre o alle Baleari, si metteva in acqua con una ciambella e ci volevano quaranta giorni a imparare il testo. A me basta una settimana»
(...)
«Ho preso due sbornie in tutta la mia lunga vita. La seconda è stata così umiliante che mai ce ne sarebbe stata un’altra»
(...)
«La donna ”sopporta” la pene¬trazione, l’eros è altrove»

Fonte: Francesco Cevasco, Corriere della Sera 07/12/09

Nel libro ”Strano amore” (Piemme), il giornalista Gian Maria Aliberti Gerbotto ha raccolto le confidenze di 300 vip sui posti più insoliti dove hanno fatto sesso in vita loro. Ad esempio Roberto Gervaso da ragazzo l’ha fatto in cantina, appoggiato a una traballante pila di copie del Corriere della Sera: «Durante l’amplesso mi cadde l’occhio sul titolo di un editoriale di Missiroli: ”Presto e bene”. Lo feci presto, ma malissimo!». Franco Grillini s’è accoppiato sulla poltrona del Magnifico Rettore, Oliviero Toscani sul letto del Patriarca al collegio veneziano, Valeria Marini in un ascensore. Pamela Prati e Vladimir Luxuria si sono concesse in una macelleria (ovviamente al macellaio), Pino Insegno si è infilato in un armadio a muro sul terrazzo, Tinto Brass ha scalato il campanile di una chiesa, Franco Califano si è esibito in un cimitero, la poetessa Alda Merini nel cortile del manicomio, Giorgio Albertazzi tra le foglie secche di una piscina vuota (...)
Giovanna Cavalli, Corriere.it 01/07/09

Serena Autieri. Protagonista del film l’Ultimo Crodino. Con Giorgio Albertazzi girerà il film Occhi a sogni aperti.
Fonte: Elisa Messina, Novella 2000 09/04/09

Paolo Poli:
Ce ne sono di magnifici vegliardi a teatro, a parte Paolo Poli. Mario Scaccia, Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foa.
«E Ferruccio Soleri. Uomo straordinario. Ha un anno più di me e fa ancora la capriola di Arlecchino. Arnoldo Foà l’ho incontrato in un ristorante che si abbuffava felice. Scrive delle commedie, Dio solo lo sa cosa c’è dentro. Come gli ebrei veri consumano tutto fino in fondo. Come Moravia, di cui nessuno parla più perché fa vecchio, non fa antico. Invece era una persona adorabile. Ci si vedeva alla sua casa al mare, con la Laura Betti, Pasolini, i due Bertolucci, Bernardo e Giuseppe, che è stato per un periodo anche mio cognato, sette anni con mia sorella Lucia. Ma questo non importa, le mie trombate le racconto, quelle degli altri non interessano».
Fonte: Giancarlo Dotto, La Stampa 21/03/09

Patrizia Griffini. La pettineuse del Grande Fratello 5.
Non chiamatela parrucchiera. «Io sono una pettineuse. La differenza? Ovvia: taglio capelli e raccolgo segreti che tengo dentro di me, gelosamente. Le altre, le parrucchiere, sono come Novella, spifferano tutto». Lei ne sa ma sta zitta. «Sono della vecchia scuola: rigore e serietà. Sono una alla Giorgio Albertazzi, quello del Movimento Sociale».
Fonte: Rossana Lacala, Novella 2000 05/03/09

A cena in suo onore, chez Daniela Iavarone, Giorgio Albertazzi dice: «Capisco che chiamino Manuela Arcuri a teatro; sbanca i botteghini. Io lo so perché sono stato il primo ”velino”. Ero in tv, ricevevo cento lettere d’amore a settimana, ero famosissimo; così mi chiamarono per affiancare un’allora sconosciuta Anna Proclemer».

Fonte: Ivan Rota, Chi, Vippissime news, 22/10/08

Virna Lisi:
La sua bellezza. Per alcuni straordinaria, per altri un po’ algida. «La perfezione. Simmetrica senza scompensi. Non suscita nulla, annoia come Piero della Francesca», parole di Giorgio Albertazzi, che preferisce la donna mediterranea.
«Ognuno si fa il suo canone. Io sono quello che sono. Chi mi conosce sa che algida con me non ha niente a che vedere. Albertazzi? Ha avuto Anna Proclemer tutta la vita, le pare una bellezza mediterranea?».
Fonte: Giancarlo Dotto, La Stampa 23/08/08

Marisa Sannia ha lavorato anche per il cinema. Nei primi anni Settanta si dedicò al teatro partecipando a due musical di grande successo accanto a Tony Cucchiara e successivamente in alcuni lavori diretti da Giorgio Albertazzi. Sempre sotto l’ala protettrice di Endrigo, partecipò anche all’album L’arca, una raccolta di canzoni di Vinicius de Moraes dedicate all’infanzia. Nel 1973 pubblicò un disco con brani tratti dai film di Walt Disney intitolato Marisa nel paese delle meraviglie. Nel 1976 venne pubblicata la sua prima interessante raccolta come cantautrice intitolata La pasta scotta». All’inizio degli anni Ottanta apparì anche nello sceneggiato televisivo George Sand accanto a Albertazzi, Anna Proclemer e Paola Borboni e partecipò al film di Pupi Avati Aiutami a sognare.
Fonti: varie (Massimo Parrini)

Gianni Morandi:
«L’Idiota» di Dostoevskij l’ho letto sette volte: un romanzo meraviglioso che mi consigliò Giorgio Albertazzi.
Fonte: Gianni Morandi, Corriere della Sera 03/04/08

Mercoledì 12 dicembre Giorgio Albertazzi, 84 anni, e Pia Tolomei di Lippa, 48, si sono sposati. La cerimonia, di rito civile, si è svolta a Roma nel tempio sconsacrato di Caracalla. La sposa, fluente chioma brizzolata e completo pantalone sportivo, è arrivata in groppa a un cavallo bianco. Il sindaco Walter Veltroni ha officiato il rito, ma alla fine si è dimenticato degli anelli: ha dovuto rimettere la fascia tricolore e recitare la parte con lo scambio delle fedi. Albertazzi racconta: «Quando l’ho conosciuta aveva poco più di vent’anni. E una grazia straordinaria nel muoversi, nel montare a cavallo, in tutto: mi colpì subito. Da sempre mi rigenero in lei e faccio mie le parole di Shakespeare: ”Sarai giovane, sarò giovane”». Il segreto di una lunga vita insieme sarebbe nella «lontananza, il non farsi obbligo della convivenza. Pia vive in campagna, nella sua Maremma. Io sono un cittadino».
Fonte: Michela Auriti, Oggi, 26/12/07

Giorgio Albertazzi (84 anni) compie il grande passo. Mercoledì sposerà Pia de’ Tolomei (48 anni), la contessa toscana da alcuni anni compagna inseparabile del più inquieto e camaleontico dei nostri attori, che nel corso di una lunga e fortunata carriera è stato anche drammaturgo, regista e scrittore. Le nozze saranno celebrate a Roma, in Campidoglio, officiate dal sindaco Walter Veltroni. Testimone per lo sposo sarà il regista Maurizio Scaparro, con il quale Albertazzi ha realizzato il best seller teatrale Memorie di Adriano.
Fonte: La Stampa 09/12/07

CALANDRA GIULIANA Moncalieri (Torino) 10 febbraio 1936. Attrice. Giovanissima nella compagnia di Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi (...)
Fonte: Catalogo dei viventi 2009

Arnoldo Foà:
Arnoldo Foà, Giorgio Albertazzi, Mario Scaccia, tanti altri, il teatro condanna alla infanzia perpetua?
«Non ci avevo mai pensato... E’ possibile sia così».
C’è voglia di teatro in giro, sembra.
«Vuole saperlo? Non me frega niente di sapere se il teatro è vivo o morto. E’ una battaglia persa. Il teatro è la cosa più importante che c’è, racconta il destino dell’uomo. La politica dovrebbe aiutare il teatro e invece i teatri rischiano di chiudere».
Allude al Brancaccio, alla zuffa tra Proietti e Costanzo?
«Due persone intelligenti che lottano da sempre per il teatro. Alla fine sembrava diventata una guerra di religione. Ma se la politica non fa il suo dovere, fanno così schifo i soldi dei privati? Meglio chiudere un teatro e lasciare tante compagnie a spasso? Demenziale. Per fortuna, io non farò mai il direttore di un teatro».
Al teatro Argentina si libera un posto, scade il mandato di Albertazzi.
«Scade? Meglio così».
Non le piace Albertazzi?
«Si piace già abbastanza lui. Non capisco perché».
Fonte: Giancarlo Dotto, La Stampa 27/08/07

(...) Oberdan Forlenza, presidente del Teatro di Roma (associazione culturale che già gestisce Argentina e India del direttore artistico Giorgio Albertazzi) (...)
Fonte: Dagospia 27/07/07

Che c’entra il Brancaccio? C’entra, perché bisognerà pur trovare una degna collocazione a Gigi Proietti, che tenga conto della sua vocazione ai grandi spazi e del suo rango artistico. Qualche promessa gli è stata già fatta. Si è parlato del Teatro di Roma, ora diretto da Giorgio Albertazzi, con presidente il veltroniano d’acciaio Oberdan Forlenza. Ma gira un’ipotesi più succulenta. Quella del Gran Teatro di Tor di Quinto, l’immenso spazio tenda creato e gestito dall’impresario David Zard.
Fonte: Il Foglio 21/07/07

Carlo Moretti: «Contestualmente il Brancaccio esce definitivamente dal progetto del Comune di Roma di farne un elemento della costellazione di teatri pubblici che fanno capo al Teatro di Roma, diretto da Giorgio Albertazzi.
Fonte: Massimo Parrini, Il Foglio dei Fogli 23/07/07

Giorgio Albertazzi fa sapere che da tempo intrattiene «quotidiani rapporti con Dante Alighieri»: «Mi appare sempre sul filo del mezzogiorno, l’ora prediletta dei fantasmi secondo i neoplatonici. La prima volta si è fatto vedere di sbieco. Era corrucciato, e forse per questo mi ha voltato le spalle».

Fonte: Enrico Groppali, il Giornale 16/07/07

Brancati reagisce al divieto con un saggio che diventerà proverbiale: Ritorno alla censura. Può essere rivelatore che né il prudente Valentino Bompiani né l´impegnato Giulio Einaudi accettano di pubblicare il testo. Si fa avanti il giovane Vito Laterza, che ospita il saggio insieme a La governante nei ”Libri del Tempo”. In una lettera a Brancati, Visconti confessa di non essere sorpreso: lui, quell´Italia medioevale, la conosce bene. Ma l´ambiente teatrale non è fatto di leoni: alla lettura del copione, un mugugno increspa le labbra di Orazio Costa, un mito per la scena italiana. Nel 1954 Brancati muore senza aver mai visto i suoi personaggi in scena.
Due anni più tardi, nell´ottobre del 1956, ci riproveranno la Proclemer e Giorgio Albertazzi. Anche questa volta la censura è implacabile: «Commedia morbosa». L´Italia non è cambiata. «Scrissi una lettera a De Pirro per convincerlo», rievoca oggi la Proclemer, «ma non servì a nulla».
Fonte: Simonetta Fiori, la Repubblica 08/07/07

Rosa Fumetto:
Riemerge eccitata dal sotterraneo di una libreria romana con il suo trofeo, una polverosa copia dell’«Espresso» formato lenzuolo del 1980. «Guardi cosa ho trovato…». un Giorgio Albertazzi molto dandy che fa da modello a uno storico marchio di abiti per uomini.
Fonte: Giancarlo Dotto, La Stampa 01/05/07

Anna Maria Barbera: Ma perchè non vuole più fare Sconsolata? «Giorgio Albertazzi, uno dei miei maestri, mi ripeteva che quando l’attore ha trovato una chiave, deve abbandonarla. Aveva ragione, visto che anche a "Zelig" stanno pensando di fermarsi per un paio d’anni. E poi per la mia vita è un momento in cui di fare la buffona non me la sento proprio. Ho avuto un’aneurite ottica Neurobulbare. Stavo diventando cieca. Avevo perso completamente l’uso dell’occhio sinistro e la malattia stava attaccando anche il destro. Ora il nervo ottico ha reagito e tutto è tornato normale. A "Zelig" hanno dovuto spegnere le luci altrimenti perdevo l’equilibrio».
Fonte: Antonello Sarno, Vanity Fair 30/03/06

Nello schieramento di centro-sinistra cresce a vista d’occhio l’alleanza Pannella-Boselli, cioè radicali-socialisti. Hanno inaspettatamente cambiato casacca parecchi diessini. Per esempio: Lanfranco Turci, Biagio De Giovanni, Salvatore Buglio, addirittura Fabrizio Rondolino, che fu portavoce di D’Alema. Si sono poi anche presentati, ”per dare una mano”, il regista Marco Bellocchio, lo storico Luciano Cafagna, i giuristi Michele Ainis e Pio Marconi, Luciano Pellicani, lo scrittore Carlo Mazzantini, il fotografo Oliviero Toscani, lo scrittore Aldo Busi e, da ultimo, l’attore Giorgio Albertazzi.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair Anno III, Centottesima settimana, dal 27 febbraio al 6 marzo 2006

GOMES Magda. Nata a San Paolo (Brasile) l’11 febbraio 1978. Valletta. «[...] la statuaria valletta muta di Piero Chiambretti in Markette. Per coloro che non si fossero ancora messi in visione, coperta da petali di carta, lei si spoglia dal martedì al giovedì alle 23.30 su La7. Più precisamente, come ricorda Chiambretti, la ragazza brasiliana ”si strappa di dosso lembi delle poesie lette da Giorgio Albertazzi (...)
Fonti: varie (Massimo Parrini)

La faccia di Giorgio Albertazzi, «piena di storia e rughe» non si tocca, «se la perdo è finita – scherza l’attore ”, dovrei ricominciare tutto da capo». E si sa, per un attore il volto è tutto, «il trapianto di faccia è un gioco senza ritorno, sarebbe un bel tema per una tragedia», sorride. Ma Albertazzi neanche per un’ora vorrebbe l’aspetto del suo amato imperatore Adriano: «Non ce n’è bisogno, perché sul palco io sono Adriano».
Fonte: Claudia Voltattorni, Corriere della Sera, 28/07/05

Giorgio Albertazzi racconta che «una ragazza di qualche anno più grande di me mi chiese se volevo recitare a teatro. Era bella e le dissi di sì, anche se non sapevo bene a cosa andavo incontro. Avevo quindici anni e prima di incontrarla ero stato solo una volta, da piccolo, a vedere un’opera lirica, ”La figlia di Jorio” a Settignano con mia nonna Leonilde. Quando Mila uscì di scena, io corsi a vedere dove andava dietro le quinte... L’eros è femminile, l’eros è teatro. C’era Memo Benassi che diceva "una attore deve essere femmineo sennò che attrice è?"».
Fonte: Rossella Battisti, l’Unità 11/12/04

«Dario Fo parteggia per Ulisse, io tifo per Achille» (Giorgio Albertazzi).

«Saremo come due animali che si aggirano nella foresta» (Giorgio Albertazzi descrive "Teatro in Italia", su Radiodue dal 13 dicembre, realizzato con Dario Fo).

Fonte: Tiziana Lupi, Avvenire 07/12/04

TOCCAFONDI Bianca Firenze 1926, Monterotondo 23 gennaio 2004 • «La sua lunga carriera, la sua vita erano legate al teatro, al bel teatro di una volta: una presenza aggraziata, una voce che restava nelle orecchie e nel cuore (fu nel ’53 nella prima compagnia di prosa della radio), il classico curriculum da attrice giovane a protagonista, gli inizi col teatro universitario a Firenze, dove nacque figlia di uno scenografo, e poi il trasferimento a Roma. Suo primo partner e compagno fu Giorgio Albertazzi con cui fece a lungo compagnia e che oggi la ricorda con affetto
Fonti: varie (Massimo Parrini)

Giorgio Albertazzi porta sempre con sé un libro della Divina Commedia : "Al ginnasio avevo una professoressa di latino con gli occhi blu. Mi innamorai dei lei, naturalmente, e del libro galeotto che mi fece innamorare. Mi dico sempre il Canto V della Divina Commedia. Poi, dopo di lui, venne tutto l’Inferno con le illustrazioni del Doré, l’Inferno con i suoi corpi prepotenti che non dimagriscono mai! Da allora non posso fare a meno di leggere e di rileggere quest’opera d’amore. I gironi drammatici e carnali, il Purgatorio polifonico, dove la gente vola per aria, e infine la Bellezza che muove il sole e tutte le stelle. Shakespeare è universale ma forse Dante lo è ancora di più. La Divina Commedia ha esercitato un’influenza talmente forte sulla mia vita, che il destino mi ha fatto incontrare in Maremma una donna meravigliosa, quella Pia de’ Tolomei cantata da Dante. La Commedia è la poesia di eroi che non sono più eroi avventurosi e curiosi come Ulisse. E poi c’è la donna, Francesca. Lei è la vera donna e non Beatrice".
Fonte: intervista di Roberta Mercuri

Due vecchine con in testa un cappellino a fiori sedute accanto al numero 34, il sogno che molti anni fa consentì a Giorgio Albertazzi di pagare gli stipendi agli attori della compagnia: «Sono andato al Casinò di San Remo e ho puntato su quel numero, che è uscito subito. Ho vinto sette-otto milioni, l’equivalente oggi di cinquantamila euro».

Fonte: La Stampa 29/08/02

Giorgio Albertazzi ha definito la Marini (sua collega ne ’L’angelo azzurro’) "un pezzo di carne bianca che non c’entra nulla col film di Marlene Dietrich e che però, quando si presenta quasi nuda sull’altalena, è una presenza forte".

Fonte: Andrea Marcenaro, Il Foglio 04/01/01

Laura Marinoni: per otto anni ha recitato accanto a Franca Valeri, Vittorio Caprioli e Giorgio Albertazzi: «Giorgio mi ha insegnato a recitare con il fisico. Lo sai qual è la parte del tuo corpo che parla di più in scena, mi chiedeva? E io, romantica: gli occhi. Macché, la schiena».
Fonte: Stefania Ulivi, Sette 08/02/01

"Se posavo la mano su una foto, senza guardarla, potevo vedere cosa stesse facendo la persona ritratta...Un uomo in Messico mi ha insegnato a leggere il destino psichico delle persone guardandogli la schiena, senza che gli occhi interferiscano con la percezione...Sono un nemico acerrimo di chi sostiene di comunicare con i morti. Se pure dovesse esistere un’aldilà, è per noi inintellegibile. Non c’è ragione per cui un cavallo morto divenuto stella, possa comunicare con altri cavalli". (Giorgio Albertazzi).

Fonte: Silvia Testa, Corriere della Sera 12/06/01

«Da me volevano un Otello, ma ho rifiutato: non sono geloso neanche nella vita, figuriamoci in palcoscenico» (Giorgio Albertazzi)

Fonte: Emilia Costantini, Corriere della Sera 10/06/01

Ramona Badescu: «In Romania è molto diffusa la lettura del piede. una cosa antichissima: si usava anche negli harem, la facevano gli eunichi, che erano molto feticisti. Ricordo che appena arrivata in Italia lo dissi al Costanzo Show e la cosa provocò molto stupore. In quell’occasione lessi il piede a Giorgio Albertazzi» (’Tv7”, n. 31/2001).
Fonti: varie (Massimo Parrini)

Mariangela D’Abbraccio: Il primo incontro, determinate, è stato con Eduardo De Filippo [...] Il secondo è con Giorgio Albertazzi con cui si lega professionalmente e sentimentalmente: ”Per anni ho fatto compagnia con lui cercando di imparare tutto quel che potevo e il teatro, lentamente, mi è diventato indispensabile”.
Fonti: varie (Massimo Parrini)

Elisabetta Gardini: «Ho iniziato in teatro, a fianco di Giorgio Albertazzi in Enrico IV di Pirandello».
Fonti: varie (Massimo Parrini)

Elisabetta Pozzi: la conversazione ”più forte, più importante”, che ha inciso sul suo mestiere di attrice l’ha avuta con Giorgio Albertazzi, ”che reputo il mio maestro”, qualche mese dopo l’esordio, ”avevo 17 anni”, al teatro Duse di Genova, nella commedia Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello con la regia di Luigi Squarzina. ”Il suo effetto non è stato immediato”, avverte. La metabolizzazione è stata laboriosa, e molto lenta, ”anche perché le opinioni espresse da Giorgio rovesciavano completamente le idee con le quali avevo affrontato il palcoscenico”.
Fonti: varie (Massimo Parrini)

Lina Wertmuller: «Gli autentici militanti erano pochi: il produttore Nello Santi era stato eroe della Resistenza, poi dirigente del Cln, il comitato di liberazione nazionale, realizzò il grande Salvatore Giuliano; Gian Maria Volontè era un uomo vero, impegnato sul serio nelle battaglie politiche, Carlo Ponti era di famiglia socialista. Era democristiano nel cuore il grande Alberto Sordi, onesto e buono, che ha scritto nel testamento la dimostrazione della sua generosità, anche se qualcuno dice: ha lasciato tutto in beneficenza per paura dell’Inferno. Povero Alberto, e se anche fosse? Tutti gli altri, a parte Giorgio Albertazzi, votavano socialista o comunista».
Fonti: varie (Massimo Parrini)

In televisione «fino al 1960 tutto si svolgeva in diretta, con gustose conseguenze che ancora alcuni attori ricordano: una volta Giorgio Albertazzi, che faceva Romeo nella tragedia di Shakespeare, inciampò in uno dei grossi cavi di gomma cui era collegata la telecamera e andò ad abbracciare Giulietta strtisciando; sempre Albertazzi si prese in testa da Arnoldo Foà una bottiglia vera e continuò sanguinante a recitare in Un giorno di pioggia.
Fonte: Alessandra Comazzi, "Schermi. Le immagini del cinema, della televisione e del computer", Utet 1999

L’attore Giorgio Albertazzi durante una cena: «Mi amava Tony, mi amava davvero... Una volta tentò di sedurmi a casa sua. Per tutta la notte si dette da fare in mille modi, mostrandosi vestito da donna o nudo (aveva un bellissimo culo), ma invano. ”Che ti costa?”, mi diceva sospirando o intonando una specie di canto fermo con quella sua voce d’organo, mentre giaceva bocconi sul canapé».

Fonte: L’Espresso 09/12/99

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ALBERTAZZI Giorgio - Un perdente di successo. Indice dei nomi. Rizzoli, Milano 1988. Venezia6 parla di: Autobiografia / diario di Giorgio Albertazzi.