frammenti, 9 febbraio 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALBERONI
FRANCESCO"
2010 -
A proposito di Bettino Craxi:
Le lettere di varia estrazione, infine, non si contano. Dal politologo Gianfranco Pasquino (1989) al professor Umberto Veronesi (natale del 1985) alla Valletta Sabina Ciuffini, alle sorelle Fendi (5 maggio 1984, incoraggiamento e stima) sino addirittura a Toni Negri. E scambi politici con Norberto Bobbio, altri appena diversi con Sandra Milo, con Francesco Alberoni, Nicola Trussardi, mezzo mondo. Prima della pioggia, ovviamente.
Fonte: Filippo Facci, Libero, 03/01/10
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Il sociologo Francesco Alberoni ben capisce la rabbia degli amanti separati sotto il vischio, ne ha scritto nel suo ultimo libro I dialoghi degli amanti (ed. Rizzoli). « una sofferenza istituzionale, è come essere stato messo agli arresti domiciliari. Il Natale ricompatta la famiglia, ricorda i doveri. Però nei giorni seguenti nascono le ansie, che culminano a Capodanno. Quando si vuole ricominciare, ma accanto alla persona amata».
Fonte: Terry Marocco, Panorama, 01/01/10
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2009 -
Dicono i manuali sentimentali che l’odio è il sentimento opposto dell’amore. L’amore, come sa spiegare bene il sociologo Francesco Alberoni, è uno stato nascente tra soggetti, un movimento creativo. L’odio è invece la volontà di distruggere l’oggetto odiato. Ha una pervicacia più forte dell’amore. L’amore si lacera di dubbi, l’odio si nutre della convinzione di essere nel giusto.
Fonte: Silvia Grilli, Panorama, 22/12/09
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Su Fabio Volo:
Nell’amore, Volo non teme rivali, fa mangiare la polvere a Moccia e si pone come alter ego di Francesco Alberoni.
Fonte: Alessandro Gnocchi, il Giornale 09/12/09
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E se di «riflusso» rispetto all’onda esplosa e dilagata con il ”68 già si vociferava nella seconda metà degli anni Settanta, con il successo travolgente della Febbre del sabato sera di John Travolta e con quello di Innamoramento e amore di Francesco Alberoni (...)
Fonte: Pierluigi Battista, Corriere della Sera 22/11/09
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Francesco Alberoni scriveva giorni fa (il 20 ottobre) che «Persi gli ideali a cosa si rivolge la spinta umana? Solo al potere e al denaro».
Fonte: Giovanni Sartori 21/11/09
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Mulini «Eravamo tra il 1973 e il 1975, gli anni della crisi petrolifera, delle targhe alterne, dell’inflazione. Il governo aveva calmierato il prezzo della pasta e la Barilla, che oramai vendeva in perdita, stava valutando se usare il grano tenero per evitare il fallimento. Mi chiamarono per una consulenza. Dissi: andiamo controcorrente. Decidemmo di produrre frollini. C’era l’austerity, gli anni di piombo e noi, invece, zucchero, burro e il Mulino Bianco: l’immagine di gente semplice, tranquilla, che sta bene. L’idea era: anche se vivi in questo brutto mondo, ti facciamo tornare in un mitico Seicento. Fu un successo clamoroso. La pasta perdeva, ma con i frollini si facevano un sacco di soldi. E quando la crisi finì, la pasta Barilla, che aveva mantenuto lo stesso livello di qualità, passò dal 22 al 45 per cento di quota di mercato» (Francesco Alberoni).
Fonte: appunti di Voce Arancio 19/08/09
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Come svelato da alcune carte inedite risalenti alla fine degli anni Cinquanta e di recente pubblicate su La Stampa da Mario Baudino, in realtà originariamente Giulio Bollati voleva come socio nella nuova avventura l’amico Paolo Boringhieri, al quale nell’ottobre del ”58 – poco prima del divorzio da Einaudi – scriveva nella sua ben nota prosa: ”Allora, gliele strappiamo le piume a questo Struzzo di merda, sì o no? Vediamoci domani sera a cena, senza dir nulla alla redazione, all’osteria di via Stampatori”. Celebre l’icastico bigliettino di risposta di Boringhieri: ”Lassà stè, boia faus”. Imboccate strade separate, i due vecchi amici si sarebbero nuovamente confrontati sul terreno editoriale anni dopo, quando proprio Boringhieri - trasferitosi a Milano per dare vita insieme a Roberto Olivetti all’Adelphi - cercherà di strappare alla Bollati-Foà i grandi maestri del pensiero non conformista - tra i quali Francesco Alberoni e Armando Vermiglione – che gli erano stati indicati da Roberto Calasso, lo stesso giovane collaboratore che lo convinse a desistere dalla traduzione delle opere di Sigmund Freud con una giustificazione che, secondo un aneddoto mai smentito, fu: ”Dalla Mitteleuropa non è mai venuto niente di buono”.
Fonte: Luigi Mascheroni, http://www.satisfiction.it/details.php?id=43&t=1
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Ma a staccare il biglietto della Milano cinematografica c’è pure Roberto Formigoni che oggi la inaugurerà insieme con il sindaco Letizia Moratti. Per il governatore lombardo la parola d’ordine è marketing territoriale. Grazie al nuovo polo e alla scuola di Cinema del Centro Sperimentale guidato da Francesco Alberoni che vi troverà posto, vuole nuove professionalità in grado di confezionare prodotti multimediali - per il grande schermo, certo, ma anche per la tv e per Internet - che possano dare lustro al territorio regionale.
Fonte: Francesco Spini, La Stampa 13/07/09
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Il dibattito sui poteri e sul ruolo della scienza, per diverse ragioni, è più che mai di lacerante attualità. Francesco Alberoni notava, giorni fa, che di fronte ai "valori" rappresentati dall’etica o da altri temi uno scienziato non è diverso da un comune mortale.
Fonte: Massimo Di Forti, Messaggero 09/03/09
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2008 -
E’ vero che l’Italia continua a «produrre talenti come negli anni 50», e a questo proposito Perissinotto cita un articolo di Francesco Alberoni pubblicato dal Corriere lunedì: «Torniamo a inventare il Moplen e la Vespa». Ma, aggiunge: «Oggi fare impresa è molto più difficile», e per un nuovo modo di fare impresa occorre anche uno «Stato-partner sempre più attivo ad accompagnare con forza chi va all’estero».
Fonte: Stefania Tamburello e Sergio Bocconi, Corriere della Sera 11/12/08
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Inoltre una donna e basta, Lola Beccaria per esempio, l’ultima arrivata, alla fine tira sempre fuori cianfrusaglie come l’anima e il cuore, non c’è niente da fare: dentro ogni donna, anche la più aperta, c’è una Palombelli, una Rosa Giannetta, una Francesco Alberoni, una Susanna Agnelli pronte a tirare fuori il ”cuore” e prima o poi perfino un figlio.
Fonte: Massimiliano Parente, Libero 27/07/08
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Carlucci chiude i conti con Marcello Foti, direttore generale del Centro sperimentale di cinematografia. Lei aveva accusato il Centro su «Il riformista» di «sprecopoli culturale». Peccato che il presidente sia Francesco Alberoni, quota certo non centrosinistra (oggi apparirà una risposta, sempre su «Il riformista»).
Fonte: Paolo Conti, Corriere della Sera 24/04/08
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2006 -
«Noi, egli dice ai giocatori, siamo come attorno ad una tavola piena di cibo. Ma non siamo soli, vi sono altri. Chi mangerà di più? Chi ha più fame. Così, in un campionato, vincerà chi è più motivato a vincere. Ma dopo aver vinto, la fame diminuisce, scompare. Come si fa a rinnovarla anno dopo anno, in modo da continuare a vincere? il segreto dei condottieri. Alessandro, Cesare hanno trascinato i loro uomini di campagnain campagna per anni ed anni, per migliaia di chilometri, vincendo sempre. Lippi ha questo dono» (il segreto del ct della nazionale campione del mondo secondo il sociologo Francesco Alberoni).
Fonte: Francesco Alberoni, La Gazzetta dello Sport 15/11/06
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Quanto prendono in un anno i collaboratori del Corriere della Sera: Renato Mannheimer 770.000 euro; Enzo Biagi 636.000 euro; Vincino 227.000 euro; Piero Ostellino 220.000 euro; Francesco Alberoni e Alfredo Chiappori 180.000 euro (...)
Fonte: Nino Sunseri, Libero 15/07/06
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FABRIS Giampaolo Livorno 6 gennaio 1938. Sociologo. Laureatosi in Scienze politiche all’Università di Pisa, agli inizi degli anni ”60 frequenta l’Istituto di Sociologia dell’Università Cattolica, diretto da Francesco Alberoni. stato professore di Sociologia dei consumi allo Iulm di Milano e ha insegnato nelle università di Torino, Venezia e Trento. Presidente per cinque anni della Triennale di Milano, è considerato uno dei maggiori esperti di consumi a livello internazionale (’La Gazzetta dello Sport” 28/1/2006).
Fonti: varie (Massimo Parrini)
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2005 -
I numeri parlano da soli: ogni giorno si consumano 25 milioni di biscotti del Mulino Bianco e 11 milioni di fette biscottate. Il business - compresi gli altri 110 prodotti, dai cracker alle merendine - occupa 2.500 persone e vale 900 milioni l’ anno, con 300 milioni investiti in ricerca e sviluppo dal 2000. I "cocci" - i regali promozionali distribuiti tra l’80 e il ”95 - sono diventati oggetto di culto tra collezionisti, con le brocche che su E-Bay si trattano oggi sui 50 euro l’ una. Il segreto? Guido Barilla non ha dubbi: il rispetto trentennale dei valori su cui Gianni Maestri, Mario Belli, Francesco Alberoni e Mambelli & Landò hanno "inventato" il Mulino.
Fonte: Ettore Livini, La Repubblica, 16/10/05
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Ma leader si nasce o si diventa? E quante differenze passano tra chi ha una leadership di carattere professionale e chi con il suo carisma ha scritto pagine memorabili della storia dell’uomo? Lo abbiamo chiesto al sociologo Francesco Alberoni, che all’argomento ha dedicato studi, ricerche e un intero volume, L’arte del comando (vedi box a pag. 87).
Professore, perché abbiamo bisogno di un leader?
«Anche un gregge ha bisogno di un capo branco. La massa di persone si disperde, se resta unita deve scegliere una direzione dove andare e quindi finisce per seguire qualcuno che le indica la strada. Non necessariamente il più saggio».
Autorità e autorevolezza: quali sono i leader che scelgono la prima e quali la seconda?
«Il vero leader ha la sua forza nell’autorevolezza. L’autorità te la danno gli altri, i tuoi dipendenti ubbidiscono anche se pensano che tu sia un cretino. Ma ubbidiscono male, non ti danno i suggerimenti giusti o, se te li danno, tu non li capisci. In caso di crisi vanno in panico, si crea confusione. Allora conta solo l’autorevolezza».
Il leader preferisce attorniarsi di cortigiani incompetenti o di professionisti che però, anche se forniscono ”qualità”, potrebbero rivelarsi pericolosi concorrenti?
«Il leader che sceglie solo cortigiani ossequienti non è un vero leader. Il vero leader deve saper guidare qualsiasi esercito, anche quello in cui ci sono ambiziosi e invidiosi, quindi potenziali concorrenti. Deve solo evitare di dare a costoro le leve principali del comando, deve tenerli sempre controbilanciati da persone di sua fiducia».
più forte un leader che si basa sul divide et impera o chi si può giovare di un gruppo affiatato?
«Servono entrambi: un gruppo solido di persone fedeli, ma poi anche e sempre la capacità di dividere i potenziali concorrenti dando loro compiti precisi a cui devono rispondere. importante saper controllare ma anche premiare o punire a seconda dei risultati ottenuti. Il leader deve sempre far capire, con le buone possibilmente, che comunque l’ultima parola, l’ultima decisione, anche se presa collegialmente, anche se suggerita da qualcuno, è sempre e solo la sua».
Il fine giustifica sempre i mezzi? Sta aumentando da parte del leader la tentazione di bypassare le regole pur di arrivare a uno scopo prefissato?
«Ogni tanto sì, però se diventa un modo abituale di agire, la gente non si fida più della sua parola, mentre il leader ha assolutamente bisogno di essere creduto».
Cosa spinge un leader a diventare dittatore o assumere atteggiamenti autoritari?
«Spesso quando si rende conto che gli altri, nonostante le sue direttive, svolgono male i loro compiti, oppure quando si accorge che sparlano di lui di nascosto o, peggio, lo tradiscono. Allora passa dalla lunsinga alla paura».
Con il senno di poi, per fare un esempio, fa una certa impressione vedere i filmati del popolo tedesco festante durante le parate naziste. Cosa fa scattare l’adesione di un gruppo o di un popolo alle idee di un leader, anche se palesemente riprovevoli?
«Il capo carismatico è parte di un movimento, parte di un eccitamento o entusiasmo collettivo a cui lui dà voce. In Germania c’era miseria, collera, paura, risentimento, il senso di essere stati trattati ingiustamente e un marasma morale che produceva una reazione di rigetto da parte della gente comune. Hitler ha indicato un nemico come causa unica di tutti i mali. Si è creata una situazione ipnotica».
E i leader di oggi? Hanno caratteristiche in qualche modo inedite rispetto al passato?
«Nelle democrazie dove l’opposizione li critica o li deride, tutti i leader diventano persone normali. Ma dove non c’è opposizione, ancora oggi ci sono leader onnipotenti amati e temuti come dèi».
Le caratteristiche fisiche hanno importanza nell’affermazione di un leader? La bassa statura di personaggi come Napoleone o Berlusconi farebbe pensare di no...
«Infatti. Non esiste una regola: Pietro il Grande era alto, Roosevelt anche, De Gaulle era altissimo».
Quali sono le caratteristiche distintive del leader donna?
«La capacità di comunicare emotivamente con il popolo. L’esempio massimo ce l’ha dato Evita Peron. Indira Gandhi era la figlia di Jawaharlal Nehru, Golda Meir era brava ma non era un capo carismatico, così la signora Bandaranaike. Cori Aquino aveva alcune caratteristiche di Evita».
Una volta la famiglia aveva un leader maschile pressoché indiscusso. Nella famiglia moderna si pone un problema di leadership tra mogli e mariti?
«Certamente, e di solito sono più forti le donne. Però guardiamoci dal generalizzare».
Fonte: Macchina del tempo giugno 2005
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Abbiamo chiesto al professor Francesco Alberoni un breve giudizio su alcuni grandi leader della storia.
Alessandro Magno
«Era un genio, era ispirato, si considerava un dio, grandissimo generale. Lo ha dimostrato non tanto contro Dario, quanto nelle guerre successive fino in India contro il re Poro».
Giulio Cesare
«Un genio anche lui, grande scrittore, astutissimo politico e straordinario generale, troppo generoso con i nemici».
Giovanna D’Arco
«Doveva essere più intelligente di quanto pensiamo e avere un forte intuito strategico».
Napoleone
«Era un genio, ma non ha capito il risveglio delle nazionalità».
Stalin
«Un classico despota asiatico sanguinario che, anziché usare l’esercito come Tamerlano, ha usato il partito comunista».
Hitler
«Un fanatico sanguinario intelligente che ad un certo punto impazzisce».
Mussolini
«Un abile politico italiano che si è messo in un gioco più grande di lui e delle sue capacità».
Gandhi
«Un profeta che ha avuto la fortuna di avere dalla sua parte la stampa liberale inglese. In altri tempi, lo avrebbero certamente impiccato subito».
Fonte: Macchina del tempo giugno 2005
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Rettori. Nel pieno della contestazione nazionale studentesca del ”68, che a Trento è guidata da Mario Rostagno, il comitato ordinatore della Facoltà, su iniziativa di Norberto Bobbio, offre a Francesco Alberoni di diventare rettore della facoltà di Sociologia: " l’unico che può domare la rivolta". Professore di sociologia alla cattolica, dove coinvolgeva gli studenti a fare analisi di gruppo con lui da uno psicologo, accetta e introduce nel piano di studi nuovi corsi, tra cui Marx, il primo in Italia. Kessler gli raccomanda: "Faccia quel che vuole, l’importante è che studino"
(...)
Catene. Il giorno in cui Francesco Alberoni entrò in aula con una catena da bue al collo, comprata in un consorzio agrario per fare il verso agli studenti che la portavano in segno di contestazione. Quando gli chiesero spiegazioni, disse: "Siccome sono il vostro rettore allora devo averla per forza più grande di voi".
Fonte: notizie tratte da Concetto Vecchio, Vietato obbedire, Bur, 2005 (libro in gocce per Io Donna)
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«Non penserà che Alberoni abbia bisogno di essere presidente della Rai? Noi siamo scrittori. Siamo abituati a girare il mondo seguendo i nostri libri. Purtroppo quando i presidenti Pera e Casini hanno chiamato non ci si poteva tirare indietro» (Rosa Giannetta, moglie di Francesco Alberoni, spiega lo spirito di sacrificio che servì per entrare nel consiglio d’amministrazione Rai).
Fonte: Benedetta Marcucci, Vanity Fair 28/04/05
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2004 -
Compensi dei consiglieri Rai: "gettoni di presenza" per ogni riunione del cda, più 15mila euro ogni sei mesi per le relazioni sul lavoro svolto (in base alle deleghe). Anche i consiglieri, come gli alti dirigenti, hanno diritto a macchina con autista, segretaria e carta di credito Visa Gold. Dal 2002 non sono neanche più incompatibili gli incarichi esterni: Angelo Maria Petroni è presidente della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione; Francesco Alberoni è presidente della Fondazione Scuola nazionale di Cinema (l’ex centro sperimentale); Marcello Veneziani è nel cda di Cinecittà Holding
Fonte: Natalia Lombardo, l’Unità prima settimana di agosto 2004
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2003 -
Il nome Tod’s, inventato, studiato a tavolino da Della Valle con Francesco Alberoni.
Fonte: Nicoletta Picchio, L’Italia che conta, Il Sole 24 Ore 2003
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Due presidenti in sei giorni. Venerdì 7 marzo i presidenti di Camera e Senato, Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini, nominano un nuovo consiglio d’amministrazione Rai. Presidente: Paolo Mieli. Consiglieri: Giorgio Rumi, Francesco Alberoni, Marcello Veneziani, Angelo Maria Petroni.
Fonte: Corriere della Sera 14/03/03
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2002 -
Le parole sono obbligatoriamente nazionalpopolari: «Una quantità incontrollata di tu e di te circola in queste canzoni, tra l’invettiva, il lamento e il colloquiale intimistico, con l’amore come Leitmotiv ricorrente (raramente l’amicizia), un amore sociologicamente declinato secondo i canoni di Francesco Alberoni, come asserisce Mietta ”Fare l’amore / mette in pericolo / tranquille parole”» (Piero Gelli, 2000).
Fonte: Panorama 17/02/00
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2001 -
«Non mi consideri presuntuoso, ma anche di Cicerone dicevano così: scrive troppo chiaro [...]. E Galileo? C’è gente che dice che il suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo è un libro banale perché può essere capito anche da un bambino delle elementari» (Francesco Alberoni a proposito di se stesso).
Fonte: Michele Brambilla, Sette n. 8/2001
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2000 -
«Va’ pensierino» (Roberto D’Agostino su Francesco Alberoni).
Fonte: Beppe Cottafavi, Il piccolo libro degli insulti, Mondadori 2000
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«Chiunque venga fatto apparire in Tv per un congruo numero di ore, qualunque cosa faccia, dico qualunque, diventa un divo» (Francesco Alberoni, sociologo).
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«Se il suo vicino le mette davanti alla porta di casa il secchio delle immondizie, lei non può non parlarne. E se lo fa ogni giorno per mesi, lei diventerà matto, ne parlerà a tutti». (Francesco Alberoni, sociologo, a proposito del successo della trasmissione «Il Grande Fratello»).
Fonte: Maurizio Blondet, Avvenire 23/12/00