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 2010  febbraio 08 Lunedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALESINA, ALBERTO"


Andrea Ichino, economista, docente a Bologna e autore con Alberto Alesina de «L’Italia fatta in casa» (Mondadori) (Michele Farina, Corriere della Sera 21/1/2010)

Alberto Alesina e Andrea Ichino, ad esempio, in un bel libro appena uscito da Mondadori (L’Italia fatta in casa) ipotizzano che la lunga permanenza in famiglia sia anche il frutto di una scelta, ossia delle preferenze degli italiani (Luca Ricolfi, La Stampa 19/1/2010)

Sul Sole 24 Ore, il 15 dicembre, Alberto Alesina è tornato a criticare la Commissione Sarkozy (o Commissione Stiglitz) che ha sostenuto l’inadeguatezza del pil pro capite come misura del benessere. L’idea della Commissione è quella di un indicatore sintetico che dia conto di una serie di misurazioni dirette del grado di benessere di una popolazione (dal grado di disuguaglianza, al grado di istruzione, e a varie altre misure di ”godimento di beni” specifici). Alesina sostiene che si tratta di misure che ”possono far parlare di sé per qualche settimana ma non possono andare lontano”, anche se, riprendendo l’argomento, contesta di fatto la sua stessa affermazione. (Ernesto Felli e Giovanni Tria, Il Foglio 2/1/2010)

Hanno studiato alla Bocconi: Alessandro Profumo, Corrado Passera, Emma Bonino, Benedetto Della Vedova, Marco Tronchetti Provera, Paolo Scaroni, Emma Marcegaglia, Carla Sozzani, Federico Rampini, Francesco Giavazzi, Alberto Alesina, Philippe Daverio ecc. (VOCE ARANCIO 21/10/2009)

Nonostante alcuni dei suoi più brillanti e noti esponenti, campioni ”mercatisti”, siano diventati le bestie nere del tremontismo. Due su tutti: Francesco Giavazzi e Alberto Alesina, già autori del pamphlet di successo ”Il liberismo è di sinistra”. Sono forse i più bostoniani tra tutti i bocconiani (Stefano Cingolani, Il foglio 3/10/2009).

L’economista è il nuovo oggetto del desiderio. Novella 2000 fa una classifica, in base al numero di autografi firmati dai nuovi sex symbol al Festival dell’Economia di Trento. 1) Luigi Zingales (46 anni) è professore di Impresa e Finanza alla University of Chicago. Tratti caratteristici: uso disinvolto delle slide, cadenza strascicata very America, piglio guru, biglietti da visita distribuiti come coriandoli, capelli lunghi quasi garibaldini: peccato l’accenno di riporto che ricorda Renato Schifani prima maniera. Autografi: almeno 50. 2) Alberto Alesina (52 anni), economista ad Harvard, sta a Zingales come Keith Richards sta a Mick Jagger. Scrivono articoli insieme, ma talvolta la pensano in maniera diversa. E il piglio di Alesina è diverso, come il look, la capigliatura. Ma già solo il fatto di insegnare nell’università forse più importante al mondo e l’odore di Nobel, a cui lo stesso ZIngales lo ha candidato, sono stati un richiamo irresistibile per le studentesse accorse da tutta Italia. Autografi: almeno 30 e altrettante foto (Ettore Uber, Novella 2000, n. 25, 18/06/2009, p. 34).

La stessa recessione va messa in rapporto a cosa è avvenuto nel periodo precedente, spiega Alberto Alesina il quale, insegnando a Harvard e alla Bocconi, ha davvero assorbito l’intero sapere distillato dal paradigma dominante. L’economista ha elaborato una tabella calcolando il prodotto lordo pro capite nel mondo a parità di potere d’acquisto (valore di riferimento è la quotazione media del dollaro nel 2000). Siamo passati dai 5.500 del 1980 ai novemila del 2005, anno in cui ha raggiunto l’apice il ciclo di sviluppo cominciato quando Paul Volcker stroncò l’inflazione, mentre Ronald Reagan e Margaret Thatcher scioglievano i lacci e lacciuoli che imprigionavano le forze produttive, gli animal spirits del capitalismo. Mai nella storia era accaduto tanto e tanto in fretta. [...] Insiste Alesina: ”Non è stato (e non sarà) un altro 1929, perché allora il presidente Hoover aumentò dazi e tariffe e la Fed ridusse l’offerta di liquidità. E perché non esistevano gli stabilizzatori automatici”. Oggi, insomma, sappiamo reagire e abbiamo strumenti migliori (STEFANO CINGOLANI, IL FOGLIO 9/6/2009).

Hanno per molti versi ragione Alberto Alesina e Ignazio Angeloni quando («Il Sole 24Ore»del 3 marzo) rilevano che una campagna martellante sul fallimento dei mercati, della globalizzazione, delle liberalizzazioni, della finanza,a cui dovrebbe porre rimedio l’intervento sempre più esteso dello Stato nell’economia,non possa non avere come effetto immediato nella psicologia di massa quello di una perdita di fiducia nei mercati (Renato Brunetta, Il sole 24 ore 11/3/2009).

Benché introdotti dal coerente liberista di Harvard Alberto Alesina (’nessun sussidio, punto”), gli economisti di via Nazionale sono per il fare. [...]L’intervento pubblico è, ora certo più di prima, indispensabile. Lo stesso Alesina, interpellato dal Foglio, lo ritiene necessario, anche se per un miglioramento generale delle condizioni della produzione, e in una lettura paradossalmente benefica della crisi, che fa giustizia dell’inefficienza: ”In momenti di crisi vanno prese misure che favoriscano tutta l’economia. I momenti di crisi servono anche per eliminare le imprese meno efficienti dal mercato, le ristrutturazioni si fanno proprio in quei momenti. Quindi sgravi fiscali, per dire, per tutti, e non per questo o quello”. (Il Foglio, 20/2/2009)

Alberto Alesina e Guido Tabellini sul Sole 24 Ore hanno auspicato l’introduzione ”di un sistema di assicurazione contro la disoccupazione con regole uguali per tutti. In Italia i sussidi alla disoccupazione sono quasi uno strumento di politica industriale: si decide caso per caso chi aiutare e chi no. Sicuramente la recessione causerà un aumento della disoccupazione, anche nel nostro paese. I più a rischio sono i lavoratori precari che possono essere licenziati più facilmente e che non hanno alcuna rete di protezione”. Secondo Alesina e Tabellini, il fatto che gli Stati Uniti finiscano per sostenere la crisi di General Motors non è una buona ragione per imitare gli errori altrui perché ”non c’è alcuna ragione per regalare soldi all’industria dell’auto o degli elettrodomestici, mentre tanti medi e piccoli imprenditori che operano in altri settori sono costretti a cavarsela da soli” (Il Foglio, 19/11/2008).

Alberto Alesina e Francesco Gavazzi hanno scritto un pamphlet - La crisi, può la politica salvare il mondo? - che pur senza mai nominarlo si pone come unico obiettivo il ministro dell’Economia e le sue idee sul primato della politica e di sostegno a forme di neointerventismo pubblico (Marco Ferrante, Il Riformista 29/11/2008, pagina 2).

A questo, in fondo, ci invitano libri come l’ultimo di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi ( La crisi. Riuscirà la politica a salvare il mondo?, il Saggiatore, Milano, 12 euro) quando esorta a capire che cosa non ha funzionato e a evitare gli slogan contro il capitalismo che resta il miglior sistema economico inventato dall’uomo, aggiungerei: finora. Nel loro brillante pamph-let, Alesina e Giavazzi imputano al populismo di una politica che voleva dare la casa a tutti l’eccesso di debito dell’economia americana e alla cattura del regolatore da parte dei regolati l’aver permesso alle banche di prestare troppo in relazione ai capitali propri. Brutalmente riassunta, la loro terapia è: più libero mercato, non meno mercato; più concorrenza, non più Stato (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera, 16/11/2008).

Nel 1929 il mondo fu colpito da uno choc di dimensioni simili a quello odierno: come ha spiegato Alberto Alesina ( Sole-24Ore, 17 settembre) la ragione per cui quello choc si trasformò in una depressione che in alcuni Paesi trascinò con sé la democrazia fu una serie di gravi errori di politica economica: i dazi imposti dal Congresso americano, gli errori della Fed, regole sbagliate introdotte dal presidente Hoover. Alla radice di questa crisi c’è la scarsa capitalizzazione del sistema finanziario (Francesco Giavazzi, Corriere della Sera 9/10/2008).

TABELLINI Guido. Con Alberto Alesina e lo svedese Torsten Pearson, ha dato vita a un filone di studio che si occupa di studiare come i vincoli politici e i meccanismi di voto influenzino i risultati economici. Uno dei pochissimi campi di ricerca nati in Europa e poi esportati negli Usa se si guarda alla produzione accademica dal Dopoguerra ad oggi. La sua generazione, d’altra parte, è quella di altri nomi di rilievo internazionale come gli economisti Luigi Zingales, Alberto Alesina, Alberto Giovannini (ex del Tesoro) e Vittorio Grilli (Catalogo voce di Tabellini).

ANGELONI IGNAZIO. I suoi articoli a 4 mani con l’harvardiano Alberto Alesina sulla costituzione europea sono stati tradotti in sei lingue (Catalogo dei Viventi 2009, xxxx italiani notevoli, aggiornato al 4/10/2007)

Sul Sole 24 Ore, l’economista Alberto Alesina ha difeso la linea anglosassone con un paragone automobilistico: se tutti andassimo a 30 all’ora, non avremmo incidenti, ma possiamo permettercelo? Semplicità per semplicità, tra i 30 chilometri all’ora e i 300 ai quali stavamo andando fino ad agosto, c’è la via di mezzo di stabilire limiti di velocità, magari variabili a seconda delle macchine, ma mai superiori ai 150 (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 27/9/2007).

Spiega Alberto Alesina: ”C’è una domanda di ricambio di classe dirigente, ma è difficile organizzarla. Manca l’anello di congiunzione tra politici e tecnici accademici, e forse manca un leader in grado di servirsi dei tecnici” (Il Foglio 11/05/2007, pag.1).

Come far crescere il lavoro delle donne in famiglia? Il dibattito è stato lanciato dal Sole-24 Ore con un editoriale di due giovani economiste (Alessandra Casarico e Paola Profeta, si veda l’edizione del 21 gennaio), poi è stato portato avanti da un intervento di Alberto Alesina e Andrea Ichino (il 27 marzo) (Il Sole 24 Ore 10/05/2007, pagg.1-12 Innocenzo Cipolletta)

Alberto Alesina e Andrea Ichino hanno proposto ( Il Sole 24 Ore, 27 marzo) di abbassare le aliquote fiscali per le donne e alzarle (ma meno) per i maschi. Questo «miracolo» è possibile perché gli uomini hanno un’offerta di lavoro rigida (Francesco Giavazzi, Corriere della Sera 31/3/2007).

Il recupero dell’evasione è certamente una cifra buttata lì a caso (lo ha scritto oltre tutto Alberto Alesina sul Sole 24 Ore): nessuno al mondo è in grado di dire quanta evasione sarà recuperata da qui a 12 mesi (Vanity Fair, rubrica di Dell’Arti 2/9 ottobre 2006).

ANGELONI Ignazio. i suoi articoli a 4 mani con l’harvardiano Alberto Alesina sulla costituzione europea vengono tradotti in sei lingue. In quei lavori, Angeloni cerca sempre di dare una lettura razionale del futuro. (Corriere della Sera” 26/9/2005)

Secondo Alberto Alesina, cattedra ad Harvard, «l’ipotesi di una crescita nominale del 4,5% è un sogno, non sta né in cielo né in terra. Equivale a uno sviluppo reale del 2,5 per cento, impossibile tenendo conto che la nuova Banca centrale europea farà una politica di grande rigore». Secondo Alesina sarà già molto se si dimezzerà il rapporto debito/pil in venti anni. Per ridurre il debito in un tempo minore esistono solo due strade: far salire l’inflazione (come fecero gli Stati Uniti alla fine della seconda Guerra mondiale, quando avevano un rapporto debito/Pil del 124%,); consolidare il debito (come fece nel 1926 Mussolini, trasformando da mattina a sera i titoli di Stato in possesso dei cittadini da strumenti a breve termine in trentennali a tasso fisso) (Marco Cecchini, CorrierEconomia, 26/01/1998; Roberto Da Rin, Il Sole-24 Ore, 30/01/1998)

GIAVAZZI Francesco. con Alberto Alesina «Goodbye Europa» (Rizzoli), «Il liberismo è di sinistra» e «La crisi. Può la politica salvare il mondo?» (Il Saggiatore) ((Dario Di Vico, ”Corriere della Sera” 13/10/2005)

in coppia con Alesina ebbe uno scontro molto duro con Tullio Jappelli e Marco Pagano. Questi avrebbero voluto che i fondi a disposizione della ricerca fossero distribuiti nelle università per cercare di rafforzare i meccanismi di concorrenza. Giavazzi-Alesina ritenevano che, essendo il sistema universitario italiano non riformabile, sarebbe stato preferibile concentrare le risorse per la realizzazione dell’istituto italiano di tecnologia – come poi accadde (Il Foglio 15/12/2005, pag.I-IV Marco Ferrante).

Frammenti che contengono i suoi pezzi: 161359 + 159448 + 157203 + 154091 + 152191 + 150584 + 149947 + 137000 + 128109 + 127194 + 127193 + 119420. Tre pezzi sul libro scritto con Ichino: 191988 + 191801+132616)