Francesco Moscatelli (a cura di), La Stampa 21/10/2010, 21 ottobre 2010
DOMANDE
& RISPOSTE: LA CRISI, CHI FINANZIA LE SCUOLE? -
In Emilia le scuole puliranno i servizi un giorno sì e uno no per mancanza di fondi. Sono tagli frequenti?
Non si tratta purtroppo di un caso eccezionale. Spesso l’igiene degli istituti scolastici è appaltata a ditte esterne e i finanziamenti annuali del ministero della Pubblica istruzione coprono a stento le spese per l’attività didattica. All’inizio dell’anno, in quasi tutte le scuole, i dirigenti chiedono alle famiglie un «contributo volontario»per acquistare materiale di prima necessità: i toner e le risme di fogli per le fotocopiatrici, ma anche la carta igienica per i bagni.
Chi deve provvedere alle esigenze della scuola?
Per quanto riguarda l’attività ordinaria, le spese sono a carico del ministero per la Pubblica Istruzione. Fanno eccezione gli stipendi dei docenti e dei collaboratori scolastici di ruolo, pagati direttamente dal ministero del Tesoro, e la manutenzione degli edifici scolastici, che sono a carico degli enti locali (le scuole materne, primarie e secondarie di primo grado dei Comuni, le scuole secondarie di secondo grado delle Province).
Perché i finanziamenti ministeriali non bastano?
La prima difficoltà deriva dal fatto che i soldi, prima di arrivare nella casse degli istituti, passano attraverso diversi canali. Per questo è difficile valutare correttamente le esigenze di ogni scuola e gestire razionalmente il budget disponibile. Una parte dei finanziamenti, quella destinata al «Piano programmatico annuale», proviene direttamente dal ministero della Pubblica istruzione: ogni scuola ha una sua dotazione che dipende dal numero di alunni iscritti, dal numero di dipendenti e dai progetti e dalle sperimentazioni attivate. Gli altri finanziamenti invece, in base alla legge 440 del 1997 sull’autonomia scolastica, sono filtrati dagli uffici scolastici regionali e provinciali.
A quali spese sono destinati i fondi del «Piano programmatico annuale»?
Alle spese didattiche e amministrative ordinarie (laboratori, bollette, commissioni per gli esami di Stato, materiale di cancelleria, eccetera), al fondo d’istituto (la cifra stanziata da ogni scuola per pagare gli straordinari ai docenti e al personale non docente di ruolo, per l’assistenza agli alunni disabili, per i corsi di recupero e per gli appalti di pulizia) e alle supplenze. Il paradosso di questi mesi è che questi finanziamenti fanno riferimento alle esigenze di due anni fa, che ovviamente in molte scuole non corrispondono più alla realtà. Se in un istituto, ad esempio, ci sono insegnanti assenti per maternità che due anni fa erano in servizio, oggi mancano i fondi per retribuire il personale supplente.
In base a quali criteri vengono distribuiti?
In teoria ogni scuola potrebbe calcolare il proprio budget annuale in base alle norme sulla contabilità scolastica del 2001 e alle tabelle del Decreto ministeriale 21 del 2007, il cosiddetto «Capitolone». Questo decreto dovrebbe permettere di stabilire una cifra esatta in base alle caratteristiche di ogni istituto (i costi di gestione del laboratorio di pasticceria per gli istituti alberghieri, i compensi della commissione di maturità per le scuole secondarie di secondo grado ecc..). Ma anche in base al numero dei docenti, del personale Ata e degli studenti. In realtà molti presidi sono sul piede di guerra: il 22 dicembre scorso hanno ricevuto una comunicazione che indicava una disponibilità annuale molto distante dal calcolo effettuato con il «Capitolone».
Come vengono gestiti i fondi degli uffici scolastici regionali?
Ogni anno le direttive emanate dal ministero stabiliscono la destinazione finale di questi fondi. Qualche esempio? Per la formazione dei docenti o per il progetto «Libro amico», per il potenziamento delle lezioni di informatica o per l’insegnamento di una seconda lingua straniera. A quel punto ogni scuola, in base alle disposizioni della direttiva, deve presentare una richiesta all’ufficio regionale o provinciale competente. I problemi, in questo caso, riguardano in particolare la tempistica dei finanziamenti che non è in linea con la normale programmazione delle attività didattiche.
Quali altri strumenti hanno a disposizione le scuole pubbliche?
A parte le eventuali donazioni di privati (che spesso sostengono l’acquisto di computer, biblioteche o laboratori), sempre più scuole attivano progetti ad hoc finanziati dagli enti locali, grazie ai piani comunali e provinciali per il diritto allo studio, oppure dall’Unione europea. Questi fondi, in ogni caso, sono sottoposti a una rendicontazione molto precisa e non possono essere in alcun modo utilizzati per sanare eventuali deficit del bilancio «ordinario».
(a cura di Francesco Moscatelli)