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 2010  gennaio 19 Martedì calendario

TUTTI GLI ABITI DI PITTI

Cardigan di cachemere, piumini ultraleggeri, scarpe di coccodrillo, camicie personalizzate: Voce Arancio va a Pitti e spiega come si vestirà il prossimo inverno l’uomo alla moda

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«Uomini, non vestitevi come vorrebbero le vostre mogli o fidanzate che di moda maschile non capiscono niente. Scegliete da soli, osate» (Giorgio Armani).

La 77° edizione di Pitti Uomo, dal 12 al 15 gennaio a Firenze. Presentate le collezioni autunno inverno - uomo 2010-2011. 59mila metri quadrati di esposizione, 742 aziende, 918 marchi presenti (300stranieri). Attesi almeno 22mila buyers (il 30% dovrebbero arrivare dall’estero).

Principali mercati di riferimento: Cina, India, Germania, Giappone, Spagna, Gran Bretagna, Olanda, Francia, Turchia, Svizzera, Corea, Belgio, Stati Uniti, Austria, Russia e Portogallo. Massima attenzione al Brasile, dove si sta formando una classe influente molto attenta all’abbigliamento. Le aspettative per il futuro sono buone: in America tra il primo novembre e il 24 dicembre gli acquisti sono aumentati del 3,6%. Nello stesso periodo del 2008 erano scesi del 2,3%.

Buyer più numerosi nel primo giorno di fiera: coreani, giapponesi, cinesi. Molti americani, altrettanti francesi. Visti pochi arabi. Perché siete qui?, chiediamo a un compratore di Hong Kong. Risposta: «We love italian style! It’s fantastic!».

Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti: «L’abito italiano fa status». Secondo Sistema Moda Italia per il comparto fashion maschile il 2009 si è chiuso con una contrazione del fatturato del 9% determinata dal calo della domanda mondiale. L’export è sceso del 14%.

Costo di un metro quadro di spazio a Pitti Uomo: 220 euro (prezzo invariato da tre anni). Di una passerella di 10- 15 minuti a Milano: tra i 500mila e il milione.

Uomo cui sono dedicate le creazioni di Pitti: trenta-quarantenne che si prende cura della propria persona, compra cosmetici, legge giornali a lui dedicati e che «non ama ritrovarsi al ristorante con lo stesso abito del vicino di tavolo» (così dice uno degli espositori).

Secondo Elio Fiorucci a un uomo, per rifarsi il guardaroba, bastano 200 euro: 79 per un completo classico, il resto per jeans, camicia e giacca a vento da usare anche di sera. Duilio Brancolini, titolare di un negozio di abbigliamento nel centro storico di Modena: «Da noi il prezzo è trattabile».

Parola d’ordine per la moda maschile 2010-2011: customizzare, cioè personalizzare. Praticamente tutte le aziende specializzate nelle confezioni sartoriali producono giacche, pantaloni, gilet, camicie, cappotti e smoking a seconda delle esigenze e del gusto dei clienti. Raccontano allo stand della Santangelo Camicie Napoli: «Le nostre camicie sono tutte cucite a mano e con i bottoni in madreperla. Partiamo da un prezzo di 140-150 euro cui si deve aggiungere il costo della personalizzazione che ormai va al di là del semplice ricamo delle iniziali». Il servizio richiede al massimo cinque giorni. Nelle boutique, inoltre, è sempre più diffuso un archivio-clienti, protetto con cura. Ogni scheda riporta le misure del cliente in modo tale che chi, durante la stagione, decide di farsi fare un nuovo pezzo deve scegliere solo il tessuto. Altre cose fatte su misura: bottoni in corno lucidato e smaltato a mano (da Royal Hem. Prezzi a seconda della lavorazione).

Per essere alla moda nell’autunno inverno 2010-2011 gli uomini dovranno indossare: piumini anni Ottanta in nylon, in pelle o in puro cachemere (visti così da Historic Research, Colmar, Crust, Pirelli, La Martina, Cucinelli, Alviero Martini), trench, giacconi e giubbotti al posto del cappotto sia di giorno che di sera, gilet e cardigan (anche senza maniche), giacche a camicia, pantaloni vintage e parka. Torna il gessato, bandito dalle collezioni dello scorso anno, ma è da usare ancora con moderazione. Via i pantaloni a vita bassa e molto aderenti per chi ha più di vent’anni, quelli troppo larghi meglio usarli solo per il tempo libero. Sempre buoni i jeans, come dimostra la collezione uomo di Mcs Marlboro Classics. Per quanto riguarda lo stile militare: giubbotti dall’aria vissuta con reverse di lana (così da Firetrap, Cantarelli, Sergio Blanco, Avirex). Esercito Italiano ha ricavato giacche (le Sky Jacket) dai paracadute.

Evitare i loghi e tutti quegli eccessi modaioli che in passato andavano tanto.

Colori. Sempre più blu, declinato in tutte le tonalità, nero, grigio, marrone, verde e melograno. Per i giubbotti anche il viola. Molto rosso, che si ritrova anche nell’impuntura delle giacche o nell’attaccatura dei bottoni. Tante micro fantasie, impercettibili alla vista ma capaci di dare un senso di movimento ai capi. Torna il tartan per le camicie. Il grigio si porta col rosa e col viola, il prugna col marrone chiaro.

Tessuti: cachemere (una costante per Brunello Cucinelli e per Avon Celli), da solo o con la seta, velluto, lana, flanella, panno, principe di Galles, materiali idrorepellenti per evitare la condensazione dell’umidità (li propone Paul & Shark per il giaccone Typhoon), fustagno, tweed ecc.

Le giacche che andranno di moda nell’autunno inverno 2010-2011 avranno reverse di nove cm al massimo (a lancia solo sul doppiopetto e sullo smoking monopetto a un bottone) e due spacchetti, secondo lo stile inglese, di circa venti centimetri. Esempi: la giacca Lardelli in lana e cachemere con le toppe sulle maniche e il sottocollo in alcantara (prezzo: 590 euro), quella Sweet Years, con una cerniera proprio sotto l’ascella, la Field Jacket di Refrigiwear, in fustagno e con i bottoni rifiniti in argento.

Must have. Le giacche destrutturate in cashmere, latte e seta con gli interni in contrasto di Bertolo Cashemere, il piumino Nardelli di nylon memory, capace di tornare alla forma originale senza subire modifiche; il cardigan di lana grosso con le trecce e i bottoni in corno di Italia Independent; il blazer a tre bottoni in cordonetto di cachemere Avon Celli, le cravatte cucite a mano in cachemere e seta della boutique Personalità di Milano (prezzi a partire da 25 euro); la Screen Jacket, piumino in tessuto con accessori di alluminio che all’occorrenza si trasforma in uno zainetto, nato dalla collaborazione tra Piquadro e Studio Osti; il WeWood, il primo orologio di legno al mondo; il piumino Club des Sports pensato sul modello di un casco avvolgente; la Converse dedicata a Jimi Hendrix ecc.

Scarpe: se si escludono gli intramontabili mocassini (Rossetti ripresenta a Pitti la versione coi fiocchetti in vitello spazzolato degli anni Quaranta) dominano le calzature informali. New Balance, partendo dai modelli anni Settanta e Ottanta, ha riproposto la 576 con tomaia personalizzata, Clarks rielabora i modelli storici in tinte pastello, Mbt The anti Shoe punta soprattutto sulla comodità. Presente a Pitti anche la collezione di Fivefingers in lana naturale e col sottopiede in feltro (allo stand l’indossavano tutti). Altre calzature: le pantofole da viaggio in velluto o in alligatore di Tardini (da 600 euro in su) e le calzature fatte su misura dalla boutique Silvano Lattanzi, in grado di realizzare rialzi interni (fino a 7 cm) invisibili all’esterno. Prezzo: da 2mila a 15mila euro.

Sergio Marchionne, che porta solo silver chino con bottoni in argento massiccio beige o blu taglia 54. Il presidente Obama, che li usa brown, beige o blu (i colori accesi non gli piacciono). Entrambi ordinano da Cover manifattura di Torino che da oltre sessant’anni fa solo pantaloni.

Pantaloni più visti a Pitti: con le tasche dritte sulla cucitura. Quelle oblique, all’americana, si portano solo sui capi informali. Gambe affusolate, orlo di 2,5 cm per pantaloni senza risvolto da spezzato o sportivi.

«A Federico Fellini, che era disattento ai particolari, Aldo Buzzi aveva insegnato a mettersi delle calze nere in luogo dei calzini corti fantasia» (Giampiero Mughini, La collezione, Einaudi Torino 2009).

La calza cruciverba, fatta da Bresciani in cotone egiziano. Gallo Rattoppo, che offre toppe per calzini bucati ovali o a forma di gallo. In ogni caso mai calzini bianchi o corti, si possono alternare colori sofisticati al classico lungo blu, comunque in cotone o cachemere e seta.

La mamma di Giuseppe Borsalino al figlio che aveva poca voglia di studiare: «Devi metterti a fare il cappellaio: almeno saprai che c’è la testa».

Da avere: cappelli di feltro con la tesa morbida per il fine settimana. Borsalino nella sua collezione pensa alla tradizione decorativa russa, Italia Independent punta sul pied de poule, Barbino ripropone la bombetta.

Altri Accessori. La cintura di Tie-ups, che può avere 46.556 aspetti diversi grazie alla possibilità di scegliere tra 37 colori per le cinture, 37 per le fibbie e 37 per gli ardiglioni. Realizzata in termoplastica elastomerica, policarbonato e ABS trasparente, è riciclabile al 100%.

Altre cinture: in alligatore, da Tardini, in pelle e tessuto, da Daniele Mennelli. Ecojewel, la collezione di Luca Ghelardi Tarducci di gioielli da uomo ecologici, realizzati con materie preziose riciclate (oro e argento da gioielli e recuperi di lavorazioni) e ecogem, un materiale svizzero con le stesse proprietà delle pietre naturali. Per sciarpe e pashmine a righe o a tinta unita in lana e misto cashmere. Gemelli preziosi e spiritosi, per esempio quelli in diamanti e pietre dure a forma di lumaca di Tateossian London. Borse capienti ma sempre molto eleganti da Furla, La Martina e Araldi 1931.

La camiceria Siniscalchi fa invecchiare dieci anni i fili con cui tesse camicie, pigiami ecc.

Camicie da portare il prossimo inverno: col collo all’italiana, mai rigido o, peggio, con le stecche: meglio morbido o botton down. Cravatte di otto centimetri, nodo medio piccolo, in cachemere o seta.

Secondo il Wall Street Journal il prezzo delle camicie migliori è compreso tra 40 e 400 euro. Tra le più raffinate per il quotidiano: Loro Piana, Micocci, Bulgari. La più classica quella di Gianni Agnelli: bianca e con i bottoncini al colletto di Brooks Brothers.

Tessuti: flanella, cotone, denim, jersey, twill ecc. Viste da Bagutta, Blaine, Rodrigo, Eton, Cit Luxury.

«Una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita» (Oscar Wilde).

Aquascutum ha fatto cravatte con il codino diverso dalla pala (prezzo: 90 euro).

Alla fine degli anni Novanta, due ricercatori, Thomas Fink e Yong Mao del Laboratorio Cavendish dell’Università di Cambridge, hanno dimostrato attraverso modelli matematici che una cravatta convenzionale ha almeno 85 nodi possibili.

Il trench rimane un punto fermo: non potrà mancare nell’armadio delle degli uomini e nemmeno delle donne. Molti apprezzati dal nuvolo di giapponesi che ne riempivano lo stand quelli blu Allegri.

Il trench più noto: quello in stoffa resistente all’acqua, antistrappo e traspirante brevettato da Thomas Burberry nel 1901 e subito adottato dall’esercito inglese. Aveva un profondo sprone dentro, spalline, polsini chiusi da cinghie e fibbie e tasche di sicurezza.

«Se potessi, abolirei il termine moda dal vocabolario. Essere alla moda è già essere fuori moda» (Roberto Capucci).

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1901

The Equestrian Knight trademark appeared for the first time accompanied by the Latin word ‘Prorsum’, meaning forwards.