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 1995  giugno 02 Venerdì calendario

Mercoledì 26 febbraio 1997 ’Il collezionismo è l’oggetto separato dalla sua funzione” (Walter Benjamin)

Mercoledì 26 febbraio 1997 ’Il collezionismo è l’oggetto separato dalla sua funzione” (Walter Benjamin). Unica: oggetti di cui esiste un solo esemplare. Georges Perec (Vita Istruzioni per l’uso, Rizzoli) dice dei collezionisti di unica: ”La diffidenza li porterà ad accumulare fino all’eccesso le prove dell’autenticità e - soprattutto - dell’unicità dell’oggetto in questione: la passione li porterà a una credulità a volte senza limiti”. Il collezionista del romanzo di Perec acquista il vaso in cui sarebbe stato raccolto il sangue di Cristo, sgorgato dal costato trafitto. Era una truffa. Errori. L’errore eccita il collezionista. Alberto Savinio raccoglieva errori di stampa e lapsus dattilografici. Walter Benjamin racconta di un collezionista che raccolse per strada un biglietto del tram difettoso che era stato tolto dalla circolazione. Lo cercava da settimane. Falsi. L’unico grande nemico del collezionista è il falso, che si può esorcizzare dedicandogli una collezione. Il falso più ingegnoso: il gettone di ghiaccio. Musica. Le collezioni musicali sono fra le più diffuse e le più facili. Meno agevole quella dell’italo-americano che inseguiva Charlie Parker nei locali in cui suonava per registrare tutte le sue esecuzioni con un magnetofono. Le bobine sono andate perdute. Katzone, personaggio della ”Città delle donne” felliniana, colleziona immagini e gemiti delle molte donne con cui è stato. Il più grande archivio su Claudio Villa ce l’ha Ettore Geri, veterinario romano di 56 anni: nel garage di casa, su 40 metri quadri di scaffali, mensole e cassette di legno, tiene 40.000 dischi (tra 45, 33 e 78 giri), 600 videocassette, 3.000 spartiti, qualche migliaio di poster e locandine d’epoca. Pezzi rari: i primi provini discografici fuori etichetta, i 78 giri incisi dal cantante quando ancora si chiamava Claudio Pica, tra il ”44 e il ”46, un’Ave Maria in latino nella doppia versione di Schubert e di Gounod, incisa nel ”61 per il mercato estero. Geri da 30 anni gira il mondo a caccia di tracce di Villa. Un collezionista canadese tre anni fa gli offrì mezzo miliardo, ma ”la passione non ha prezzo”. Nel ”73 ha fondato un club intitolato al cantante che conta 4.000 soci. Ettore Geri ha anche una collezione completa del Festival di San Giovanni, la Sanremo capitolina, interrotto nel 1951. Il pezzo più antico ha quasi 100 anni, è un 78 giri con la voce del cantautore cieco Sor Campana. Monete. Vittorio Emanuele III collezionava monete coniate in Italia nel Medioevo e nell’età moderna. La raccolta è diventata il Corpus Nummorum Italicorum conservato a Roma in 26 armadi di 180 cassetti a Palazzo Barberini. Francobolli. ”I francobolli non mi servono per dimenticare ma per ricordare”: Italo, protagonista di un romanzo di Marco Belpoliti (Italo, Sestante editore), a partire dai francobolli racconta la sua storia d’Italia negli anni 1954-2010. All’inizio del libro viene citato il volantino propagandistico di un negozio di filatelia: ”Non vi pentirete mai di essere entrati nell’affascinante mondo dei francobolli. Passerete ore interessanti e piacevoli dimenticando, in loro compagnia, noie, problemi e contrarietà della vita di tutti i giorni. Se non pretenderete di guadagnare dall’oggi al domani, anche dal lato economico la filatelia vi darà ampie soddisfazioni. Provate a chiederlo a qualche collezionista avanzato. Vi confermerà che la filatelia, presa sul serio, è l’unico hobby che rende anziché costare”. Carte. Le carte da gioco hanno origini antichissime, probabilmente cinesi o indiane. Si diffusero poi tra gli Arabi che, nel XIII secolo, le introdussero in Italia attraverso la Spagna. Sono documentati nel 1290 i ”naibi”, carte da gioco dipinte dal nome di derivazione araba (na’ib). In Francia le carte furono introdotte alla corte di Carlo VI che ci giocava ore e ore dal pittore Gringonneur. Incerta anche l’origine dei ”segni”. Si ipotizza che indicassero i gruppi sociali di quei tempi: il clero (cuori), i commercianti (quadri), i contadini (fiori), i militari (picche). Le carte ”alte” ( le figure) portavano il nome e simboleggiavano gli antichi eroi. I mazzi antichi riportavano illustrazioni di mode e mestieri, scene di caccia, vita politica e costumi dell’epoca. Si cimentarono nelle decorazioni anche grandi artisti (Holbein, Dürer, Mantegna). Un mazzo completo di 52 carte acquarellate a mano e di forma ovale, realizzato nelle Fiandre tra il 1470 e il 1485, è stato venduto a Londra nel 1983 per 99.000 sterline (circa 250 milioni di lire). Le carte erano ancora perfettamente colorate. Alla fine del 1971 Finarte mise all’asta 48 carte da tarocchi miniate lombarde del XV secolo attribuite a Bonifacio Bembo. Furono aggiudicate a 50 milioni ma lo Stato fece valere il diritto di prelazione e ora questi tarocchi sono alla pinacoteca di Brera. Una singola carta, il carro di un tarocco ferrarese del 1450, è stata acquistata nel 1994 per più di 100 milioni di lire dal museo francese delle carte da gioco di Issy-les-Moulineaux. Il gioco dei Tarocchi nacque nelle corti rinascimentali dell’Italia del Nord, in particolare a Ferrara e Milano. Allora si chiamavano Trionfi, la prima menzione compare nel 1442 sui registri contabili della famiglia d’Este. Venivano realizzate stampandole con matrici in legno e dipinte a oro e vari colori da anonimi maestri miniatori. Dopo il 1450 le carte da gioco miniate furono esportate da Milano in Francia dove i locali maestri cartai elaborarono ”Tarocco Marsigliese”. La produzione in serie cominciò alla metà del Cinquecento: le carte a quel punto si differenziavano non tanto per la ricchezza dei materiali impiegati quanto per l’elaborazione delle figure. I Tarocchi sono 78 carte: 22 chiamate Trionfi (dal Matto al Mondo) e le altre 56 formate da 16 figure più 40 punti, divisi nei quattro semi di spade, bastoni, coppe e denari). Ebrei. Moshe Yahalom, israeliano figlio di un ebreo sopravvissuto all’olocausto nel 1995, mise all’asta un pezzo di sapone portato da suo padre dal lager di Büchenwald e che potrebbe essere stato prodotto dai nazisti con i resti dei suoi parenti morti nei crematori. Il prezzo, dai 300 dollari iniziali, balzò a oltre mille dollari. Nel catalogo della ”Zodiac”, la casa d’aste di Yahalom nel centro di Telaviv c’era anche una stella gialla originale proveniente sempre dai campi di sterminio (prezzo iniziale 200 dollari), croci uncinate, cimeli nazisti, stracci di divise indossate dai prigionieri prima di essere condotti alle camere a gas. L’asta (doveva essere il 25 aprile ”95), fu annullata per le polemiche sollevate dall’iniziativa. Kinder. Serie di sorprese uscite in Italia degli ovetti Kinder: 10 e una in corso. Sono tutte oggetto di collezione. La prima serie (’91), gli ”Happypotami” è la più costosa (85 mila lire). Esistono già due cataloghi delle sorprese Kinder, uno realizzato da un fotografo romano, Manrico Martella, 40 anni, appassionato di ”puffi” e ”tartallegre”, che già possiede oltre 20.000 pezzi acquistati anche all’estero. Il fotografo ha lanciato anche il kinder ”Collector club” che raccoglie oltre 200 iscritti dai 10 ai 60 anni. Tra i collezionisti il musicista napoletano Tony Esposito. Particolarmente patiti i tedeschi (la ”kindermania” è nata in Germania agli inizi degli anni ”80): un signore qualche tempo fa ha pagato duemila marchi, circa due milioni e mezzo, per entrare in possesso della serie degli otto ”Puffi olimpionici” diffusa nel 1981 solo in Germania. Soldati. Rocco Buttiglione, appassionato di strategia militare, riproduce in casa le Grandi battaglie della storia coi soldatini di legno o di gesso. Anche Cesare Previti colleziona soldatini di tutte le epoche raccolte in due vetrine del suo studio. Andreotti colleziona campane.