Note: [1] La Gazzetta dello Sport 23/9; [2] le Garzantine - Sport, a cura di Claudio Ferretti e Augusto Frasca, Garzanti 2008; [3] Marco De Martino, Il Messaggero 22/9; [4] Ludovico Basalù, lཿUnità 22/9; [5] Alessia Cruciani, La Gazzetta dello Sport 17/9;, 9 marzo 2005
BRIATORE PER FOGLIO DEI FOGLI 28 SETTEMBRE 2009
Ieri si è corsa l’edizione 2009 del Gran Premio di Singapore, ma per tutta la scorsa settimana si è parlato dell’edizione 2008: disputata il 28 settembre, fu vinta dalla Renault guidata da Fernando Alonso. L’ex campione del mondo (2005 e 2006) approfittò di un incidente del compagno di squadra Nelsinho Piquet (14° giro, curva 17) che rese necessario l’intervento della ”safety car”: il rallentamento imposto per ragioni di sicurezza permise al pilota spagnolo di recuperare lo svantaggio accumulato sino a quel momento per poi sfruttare una strategia basata su due soste ai box per il rifornimento invece delle tre previste dalla quasi totalità degli avversari. [1]
Fino allo scorso 30 luglio il Gp di Singapore 2008 era nella storia come il primo disputato in notturna, adesso potrebbe restare negli annali come «il più grave scandalo delle corse». Quel giorno il brasiliano Piquet, nel frattempo licenziato dalla Renault, raccontò in una dichiarazione spontanea rilasciata alla sede parigina della Fia (Fédération internationale dell’automobile) che l’incidente era stato pianificato dal team manager Flavio Briatore e dal direttore tecnico Pat Symonds. Lunedì scorso il Consiglio Mondiale Fia ha emesso la sentenza di primo grado: radiazione a vita da ogni competizione sportiva sotto l’egida Fia per Briatore, cinque anni a Symonds, due anni con la condizionale alla Renault, nessuna punizione per Piquet cui al momento della confessione era stata promessa l’impunità, scagionato Alonso. [1]
Briatore, sessant’anni il prossimo 12 aprile, aveva già un posto importante nella storia della Formula 1. La Garzantina dello Sport: «Insieme con Jean Todt è il direttore sportivo della Formula 1 con più vittorie all’attivo negli anni Novanta. Dotato di grande intuito nello scoprire e valorizzare talenti del volante (Michael Schumacher, Fernando Alonso, Giancarlo Fisichella, Jarno Trulli, Mark Webber, Alexander Wurz), approda in Formula 1 (1989) grazie all’amicizia con Luciano Benetton, proprietario dell’omonimia scuderia. In pochi anni riesce a costruire e motivare un team di assoluto valore che, con Schumacher, conquista due Mondiali piloti (1994, ”95) e un Mondiale costruttori (1995)». Team manager Renault dal 2000, ha conquistato altri due titoli piloti (Alonso) e altri due titoli costruttori. [2]
Negli ultimi 10-15 anni Briatore è diventato uno dei personaggi più famosi d’Italia. Marco De Martino: «Tutto comincia a Verzuolo, in provincia di Cuneo, quando Briatore scende dal poster dove troneggia come modello nel negozio del parrucchiere di via Roma e parte alla conquista del mondo. Abile rigiratore di frittate, ha già fatto il venditore porta a porta di abbigliamento per neonati, l’assicuratore per la Sai, l’intrattenitore ai villaggi Valtur e il maestro di sci, uno sport che lo preparerà alle piste, alla velocità e a dribblare i paletti della vita che gli si presenteranno davanti sempre più stretti. Per far contenti i genitori, maestri elementari, si diploma brillantemente geometra discutendo con trasporto una tesi su un progetto di ristrutturazione di una stalla». [3]
La biografia di Briatore è piena di fatti, misfatti e colpi di scena. Ludovico Basalù: «Da un socio, Attilio Dutto, saltato in aria nel lontano 1979, all’accusa di truffa in un giro che frequentava anche Emilio Fede (poi assolto), tra le vittime anche il cantante Pupo. Poi la condanna a tre anni e la fuga alle Isole Vergini». [4] Alessia Cruciani: «Se lo prendi bene l’errore fa parte del successo – ha ammesso ”. Senza quell’errore non sarei mai andato in America. Da allora non ho più giocato, né scommesso». [5] Francesco Paternò: «In Formula 1, Briatore sbarca nel 1989. Incanta un giorno Luciano Benetton - ”mentre lavorava in Borsa a Milano”, si sostiene nel suo sito – e ci resta fino ai nostri giorni. Per un tipo piuttosto disinvolto come lui, è il business perfetto, perché è lo sport in cui lo sport conta quanto il due di picche». [6]
In vent’anni di carriera, Briatore è diventato l’uomo-copertina della F.1: ricco, vincente, circondato da belle donne. E tra tante critiche, c’è anche chi ne parla bene. Cruciani: «La ”dolce vita” di Briatore è un business che dà lavoro a oltre 400 persone. Oltre alle discoteche Billionaire in Costa Smeralda e al Twiga in Versilia, ci sono anche il Queens Park Rangers, squadra di calcio inglese, e il Lion in the Sun, oasi da sogno in Kenya. Da tempo Briatore dà anche un vitalizio alla famiglia di Fabrizio Quattrocchi, ucciso in Iraq. Ed è attivo, in silenzio, per altre persone bisognose. Il matrimonio con Elisabetta Gregoraci è stato un colpo di scena dopo una vita sempre al fianco di donne bellissime». [5]
Nelsinho Piquet, figlio del tricampione del mondo Nelson (1981, 1983, 1987), ad agosto aveva annunciato la fine del rapporto con la Renault. La Gazzetta dello Sport: «’Mi hanno fatto firmare un contratto basato sulle prestazioni, chiedendomi di ottenere il 40% dei punti di Alonso”. Obiettivo che Nelsinho, inchiodato a quota zero, ha fallito, secondo lui, per disparità di condizioni». [7] Matteo Morichini: «Le sue prestazioni in pista sono indecorose, soprattutto se paragonate a quelle di Alonso, e Briatore è uno che non si fa troppi problemi a ”bloccare” drivers che non soddisfino le sue aspettative». [8] Briatore: «Come posso essere io il cospiratore di una gara truccata in cui mando a muro il mio pilota e poi non gli rinnovo neppure il contratto?». [9]
Il terzo personaggio di quello che i giornali chiamano ”Crashgate/Renaultgate/Briatoregate” è Symonds. Classe 1953, ingegnere meccanico, nel 1992 divenne ingegnere di pista alla Benetton, nel ”96 direttore tecnico, ruolo mantenuto quando il team fu venduto alla Renault. Mario Vicentini: « stato lui l’anima di entrambi i Mondiali piloti di Schumacher». [10] «Senza Briatore, non ci sarebbe la Renault?», gli chiese nel 2006 Flavio Vanetti. Risposta: « probabile. Tanti sottostimano Flavio: invece è intelligente, è uno che lancia continue sfide e che con la mente è sempre più avanti di tutti. Invece non direi ”no Symonds-no Renault’’: se non ci fossi stato io, ci sarebbe stato un altro». [11]
A parte l’accusa di Nelsinho, nessuno di cui si conosca il nome ha detto espressamente: «Briatore sapeva». Marco Mensurati: «Soprattutto, non lo ha detto Symonds, la cui lettera - uno dei documenti chiave della vicenda - sul punto è quanto mai evasiva. ”L’idea di quell’incidente fu interamente di Nelsinho - scrive Symonds - . Avrei dovuto dirgli subito di non farlo”. Symonds spiega poi che la strategia di Alonso fu studiata a tavolino e cambiò in corsa ma indipendentemente dall’incidente, che Nelsinho fece di sua spontanea volontà. Insomma: di Briatore, nemmeno l’ombra. E questo ha costretto la Fia ad ”appoggiarsi” a un testimone segreto. Una personaggio da operetta, chiamato negli atti ufficiali, ”Testimone x”, perché ”non vuole finire in pasto alla stampa”». [12]
Fino al 17 settembre il coinvolgimento di Briatore non era provato. Non soltanto dai commissari Fia, che lo definivano per l’esattezza «possibile», ma neppure dalla indagini interne della Renault. Tuttosport: «Il giorno dopo la Fia (Mosley) scrive una mail ai francesi minacciandoli: ”La Renault ha il dovere di collaborare” e chiede di definire ”l’esatto coinvolgimento di Briatore nella cospirazione”. Altre ventiquattro ore e la Renault risponde alla Fia con una lettera di Andrew Ford, l’avvocato dello studio londinese Whiters incaricato di seguire la vicenda, e cambia versione: ”La Renault conclude che Mr. Briatore doveva sapere della cospirazione”». Secondo il ”Testimone X” Piquet jr (in cerca di simpatie per il rinnovo del contratto) ha proposto a Symonds l’idea di creare ad arte l’incidente alla presenza di Briatore. [13]
Qualcuno sostiene che il ”Testimone X” non esiste e che il ”Crashgate” è tutta una manovra di Max Mosley, presidente uscente della Fia. [14] Cruciani: «Da giorni si diceva che Mosley puntava ad eliminare Briatore perché, dando vita alla Fota (l’associazione dei team di F1, ndr), aveva indebolito sia lui che l’ex amico Bernie Ecclestone (presidente e ad della F1, ndr)». [15] Morichini: «Malgrado il reato sia stato commesso da tre dipendenti della Renault, la casa transalpina se l’è cavata con una tiratina d’orecchie (due anni di squalifica con la condizionale, quindi nulla). Questo perché, in tempi di recessione economica, la F1 non può permettersi di perdere un costruttore importante, che dal 2010 fornirà i propulsori non solo alla Red Bull, ma anche alla Williams». [16] Mosley: «Posso capire che la gente ritenga la condanna troppo leggera. Ma la Renault dà lavoro a 700 persone, 697 delle quali sono innocenti». [17]
Il sospetto è che ci sia stato un accordo tra Mosley e la Renault per scaricare ogni responsabilità su Briatore e salvare la scuderia. In un’intervista al Guardian, Mohammed Ben Sulayem, presidente dell’Automobile Club degli Emirati Arabi, ex pilota di rally e soprattutto vicepresidente Fia, ha confessato che la condanna di Briatore è stata negoziata «prima della riunione del Consiglio mondiale e siamo tutti quanti felici del risultato». Stefano Mancini: «Di fronte alla minaccia di una multa da 25-30 milioni, la casa francese era pronta a lasciare il Circus. Allora si è trovato un accomodamento: una squalifica permanente con la condizionale. Sulayem rivela ingenuamente ciò che nell’ambiente già si mormorava: la decisione è stata presa al di fuori dell’aula di Place de la Concorde. ”Il mio dovere è tutelare l’investimento fatto per il Gran Premio di Abu Dhabi - aggiunge il vicepresidente federale -. un grande show e ha bisogno dei team. Tutti noi vogliamo vedere la Renault in F1”». [18]
Il verdetto «in nome del turismo e dell’audience» offre a Briatore più di un appiglio per ricorrere contro la radiazione. [18] Si spiega così perché dopo il Consiglio mondiale che l’aveva stangato, Mosley ha invitato l’ex team manager della Renault a ricorrere in appello. Vanetti: «Qui scatta il dilemma di Flavio Briatore: accettare il suggerimento di Mosley, dal sapore repellente, o tirare diritto verso il tribunale ordinario? Nel primo caso non è da escludere la riabilitazione, o in subordine una pena ben più mite: altrimenti che senso avrebbe la soffiata presidenziale? Ma il rovescio della medaglia sarebbe rimanere per sempre sotto scacco. Soggiogato a un potere. Sottomesso. Prigioniero. Crediamo che l’uomo del Billionaire abbia già deciso che cosa fare». [19] Briatore: «Alla fine vincerò io e, vedrete, allora faremo una festa bellissima». [12]