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 2008  ottobre 06 Lunedì calendario

Anoressia/ "Pronta a morire per essere magra. Voglio vedere sulla bilancia il numero 35". I racconti choc di Federica e Caterina - "Sono pronta a tutto, anche a morire, pur di apparire magra

Anoressia/ "Pronta a morire per essere magra. Voglio vedere sulla bilancia il numero 35". I racconti choc di Federica e Caterina - "Sono pronta a tutto, anche a morire, pur di apparire magra. Cosi, come sono ora, non mi posso nemmeno guardare. Mi faccio schifo. Pancia, fianchi e cosce sembrano quelli di un maiale. Devo perdere, almeno, altri 5 kili. Il mio obiettivo è quello di vedere sulla bilancia il numero 35. Se pensi di riuscire a convincermi ad andare in una clinica-galera, sei fuori strada cocca. Tu pensi di sapere tutto. Pensi che io sia malata. In realtà non sai niente, non capisci niente, perché di malato io non ho proprio nulla. Non mi piaccio e so di poter cambiare le cose. Tutto qui. Quando avrò raggiunto il traguardo, a costo di strapparmi la carne da dosso, ti manderò la mia foto e ti racconterò di quanto sono felice". E’ arrabbiata con il mondo Federica Deminiussi. L’ho sentita per telefono dopo che sua madre mi ha contattata chiedendomi di convincerla ad entrare in una struttura specializzata per il ripristino del peso. "L’esordio telefonico di Federica rappresenta la normalità" - mi dice Emanuel Mian, psicologo noto nell’ambiente dei disturbi alimentari per essere l’ideatore di uno strumento diagnostico atto a riscontrare eventuali distorsioni dell’immagine corporea - "Federica non è la prima ragazza e purtroppo non sarà l’ultima, a pensarla in questi termini. Di solito, se si tratta di una minorenne ed entrambe i genitori si rendono conto della necessità di un intervento, superato il primo momento di ribellione, le cose vanno come da protocollo. Nei casi più disperati, il primo passo è quello di riportare la paziente ad un livello di peso accettabile. Fatto questo, si lavora sulla percezione corporea, sulla gestione del cibo e soprattutto, si apre la strada per evitare possibili ricadute future. Resta inteso che gli strascichi di un periodo di malattia lungo, sono inevitabili. Tra le cose che in genere preoccupano di più, la quasi sempre presente ed irreversibile fragilità ossea". Oggigiorno siamo, ormai, abituati a sentir parlare di anoressia e per quanto sia triste da dire, forse, la cosa non ci impressiona quasi più. Ma una curiosità rimane: tutte le persone molto magre sono anoressiche? "Assolutamente no" - dice Mian -. "Quello della magrezza uguale anoressia, è un luogo comune. La magrezza estrema è un campanello d’allarme, ma l’anoressia prevede altro. Ci sono cose ’tecniche’ da valutare (uso di diuretici e lassativi, attività fisica smodata, vomito auto-indotto, digiuno, eccessiva preoccupazione verso le forme corporee e nel caso delle femmine, assenza del ciclo mestruale da almeno tre mesi). Ciò che pochissimi sanno, inoltre, è che molto più spesso di quanto s’immagini, chi è molto magro è afflitto da particolari psicopatologie che hanno a che vedere con il cibo, ma non con il desiderio di apparire o sentirsi diversi da come in realtà si è. Tra i mie pazienti ho molti emetofobici e anginofobici. I primi vivono con terrore l’idea di vomitare (ma anche di veder altri farlo). Per questo motivo adottano una dieta altamente restrittiva che li porta, per forza di cose, ad un peso corporeo del tutto insufficiente. I secondi, si trovano in una situazione emotiva forse peggiore: per loro è drammatico il solo pensiero di deglutire, figuriamoci cosa può significare mangiare un pasto completo. Anche qui la perdita di peso è scontata". A tal proposito, Caterina Savrecich una giovane di 26 anni mi racconta: "Convivo con questo incubo da due anni. Mangio gli omogeneizzati di mio figlio, ma anche quelli iniziano ad essere difficili da mandar giù. Ormai, sono ridotta pelle ed ossa. Ho 40 kg per 1m e 68cm e in molti credono che sia anoressica. In realtà a me non interessa affatto essere magra, anzi, vorrei avere un peso normale, ma ho paura del cibo e ultimamente anche delle bevande". " Purtroppo" - continua Mian - "oggi giorno il fenomeno dell’anoressia è dilagante e anche chi soffre di disturbi di altra natura, se magro, viene etichettato senza possibilità di appello. Sebbene non conosca il caso della signora Savrecich, il suo essere confusa con un’anoressica non mi stupisce affatto". La nostra società, dunque, stando alle parole dell’esperto, è fatta da un esercito di scheletri, che in alcuni casi però, non sono il frutto di una non accettazione, ma più semplicemente della paura di stare male o di compiere gesti meccanici come il semplice deglutire. Una società in cui tutto viene messo in discussione, in questo caso, anche il vecchio (e alla luce di quanto scoperto, non più valido adagio): "Facile come bere un bicchier d’acqua".