Antonio Monda, la Repubblica 8/9/2009, 8 settembre 2009
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Svezia
IL NOBEL DECISO DAGLI IGNORANTI"
L’accusa di Franzen all’accademia svedese
Lo scrittore: "dal ’93 gli usa non sono più stati considerati. C’è un pregiudizio"
Sin da quando è stato istituito nel 1901, il premio Nobel ha generato apprezzamenti, plauso ed entusiasmi, ma anche sconcerto, ironia e invidia. In particolare il riconoscimento per la letteratura ha sempre suscitato molte polemiche, a cominciare dalla scelta di attribuirlo nell´anno inaugurale a Sully Prudhomme, e quindi a Theodor Mommsen, Bjørnstjerne Bjørnson e Henryk Sienkiewicz, l´autore di Quo Vadis?, non esattamente un capolavoro. Anche negli ultimi anni non mancano esempi che hanno disorientato gli esperti, come è successo lo scorso anno con Jean-Marie Gustave Le Clézio. Ci sono state poi esclusioni clamorose come quelle di Jorge Luis Borges e Graham Greene, o inclusioni di personalità premiate non nel campo in cui hanno offerto il meglio del loro talento, come Winston Churchill.
Alle controversie che accompagnano le scelte dell´Accademia Svedese si è accompagnata ultimamente una polemica relativa all´esclusione, da ormai sedici anni, di riconoscimenti nei confronti di scrittori americani. infatti dall´epoca di Toni Morrison (1993) che uno scrittore statunitense non è ritenuto meritevole del premio, nonostante narratori del calibro di Philip Roth, Cormac McCarthy e Don DeLillo, per non parlare di Salinger e Pynchon. Questa clamorosa esclusione ha trovato un momento di ulteriore controversia quando Horace Engdahl, segretario dell´Accademia Svedese, ha definito l´America come un paese «troppo ignorante e insulare per sfidare l´Europa come il centro del mondo letterario». Le polemiche successive alla dichiarazione, e la reazione da parte del mondo letterario statunitense, portarono alle dimissioni di Engdahl, ma l´avventata presa di posizione ebbe il merito di rivelare una percezione e forse anche un pregiudizio nei confronti di un´intera cultura. «Si è trattato di una dichiarazione offensiva e profondamente stupida», dice Jonathan Franzen, che ha accettato di partecipare a questa riflessione sul Nobel, «eppure in qualche modo dobbiamo essere grati a Engdahl. Ha rivelato quello che molti sospettavano: che è l´Accademia a essere insulare e ignorante, a muoversi secondo criteri politici. Non si premia lo scrittore migliore, ma chi ha scritto la cosa opportuna. C´è da rabbrividire se si entra nel merito della dichiarazione di un uomo che è stato segretario dell´Accademia. Ma come si fa a ignorare quanto Gabriel García Márquez sia stato influenzato dall´americano William Faulkner? E oggi come si fa a ignorare che Salman Rushdie abbia letto e assorbito Márquez? Pensiamo anche all´importanza che hanno due scrittori americani diversissimi come Philip Roth e Bret Easton Ellis sulla cultura europea. La letteratura è qualcosa di vivo e la vera necessità per uno scrittore è quella di essere letto. Il dialogo culturale non lo fanno certo gli accademici».
Esiste quindi un pregiudizio anti-americano da parte dell´Accademia Svedese?
« possibile, anzi probabile. E se è vero è orribile, e screditerebbe l´Accademia. C´è da chiedersi se in questi sedici anni tutti gli scrittori che sono stati insigniti siano al livello di Roth e DeLillo, solo per fare due nomi».
Si ha la sensazione che molte scelte siano segnate dalla politica.
«La correttezza politica è sempre un rischio per ogni forma d´arte. Nessuno come me ha detestato l´amministrazione Bush, ma viene la voglia di chiedersi se gli anni della sua presidenza non abbiano penalizzato gli autori americani».
Se è vero, l´elezione di Obama potrebbe portare a un anno buono per gli americani. E si potrebbe leggere nella stessa chiave anche il Nobel del 1993 a Toni Morrison, successivo alla nomina di Clinton.
«Mi auguro che non siano questi i motivi di un riconoscimento, e voglio sperare che non sia stato così in passato. Sarebbe offensivo per gli stessi vincitori».
La storia ci ha insegnato che si può essere un grande artista e avere idee politiche repellenti. Ma è giusto che queste idee non facciano riconoscere il reale valore artistico?
«Certo che è sbagliato. Mi viene in mente Céline: come si fa a non considerarlo un grande scrittore? Eppure alcune sue idee sono ripugnanti».
Si sbilanci su un autore contemporaneo...
«Non mi tiro indietro: ho idee sulla letteratura e sulla vita opposte a Bret Easton Ellis, ma ritengo che sia uno scrittore autentico e profondo».
Quali sono gli scrittori che oggi meriterebbero un Nobel?
«Ignoro se oggi esiste un grande poeta cinese o africano, ma tra gli autori che conosco ribadirei i nomi degli americani che ho citato, aggiungendo anche Pynchon. Di McCarthy mi piace la prima produzione, che è di altissimo livello. Trovo poi scandaloso che non sia mai stata presa in considerazione la grandissima Alice Munro. Sarebbe la prima volta per un´autrice canadese e la prima volta per una scrittrice di racconti».
Qual è stata a suo avviso l´esclusione più clamorosa?
«Oltre a Borges e Greene, direi Nabokov. Ma non si tratta di un colpo mortale: oggi leggiamo ancora questi autori, e abbiamo dimenticato molti dei premiati».
Quanto è importante un Nobel?
«Ha un ruolo fondamentale per le vendite e per l´ego dell´autore».
Non crede che la crescente importanza che viene data ai premi stia trasformando la letteratura in una vera e propria industria?
«Si tratta della degenerazione di un fenomeno che in realtà è sempre esistito. La letteratura fa in continuazione i conti con le vendite, solo che oggi il tutto avviene su una scala più industriale e per alcuni versi più volgare».
Qual è il confine tra identità locale e insularità?
«Anche in questo caso si tratta di degenerazione: l´insularità è l´aspetto degenerato della celebrazione dell´identità locale. Ritengo che un vero grande scrittore non possa essere compreso solo localmente: la letteratura tende all´universale. Ci sono autori di livello che finiscono per soffrirne, come Johannes Nestroy, che scriveva commedie geniali ma si può apprezzare pienamente solo nel suo dialetto austriaco».
Uno dei nomi che circola da tempo è quello di Bob Dylan. Lei cosa ne pensa?
«Che solo l´Accademia Svedese potrebbe considerare letteratura quella del pur grandissimo Dylan».
Cos´è che definisce la letteratura?
«La qualità della parola scritta, senza il supporto di altri mezzi o forme di espressione».