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 2009  settembre 01 Martedì calendario

IL MERCATO RESISTE ANCHE ALLE BANCHE

Un nome che profuma di Natale. Quelli di molti anni fa: le mitiche barrette di metallo, viti, dadi, bulloni. E via, tutti insieme sotto l’albero a cercare di costruire quanto riportato dal disegno. Meccano è tutto questo. Solo un ricordo del passato? No. Da anni la società è diventata francese: i set per la costruzione dei modellini vengono costruiti ancora a Calais e, solo in parte, da un subfornitore cinese. Meccano rappresenta oggi un produttore per intenditori, sopravvissuto accanto ai giganti del giocattolo, tutti più o meno «made in China ». Ha resistito alla globalizzazione, anche se, nei mesi scorsi, stava per soccombere ai capricci delle banche francesi.
Facciamo un passo indietro. Fondata in Inghilterra nel 1901, la società Meccano creo’ la sua filiale francese già nel 1920. A partire dagli anni Sessanta, pero’, dopo la fine della produzione nel Regno Unito, rimase in funzione solo lo stabilimento di Calais, passato in seguito tra varie mani. Dagli anni Ottanta un declino inesorabile, fino alla bancarotta del 1999. Ma nel 2000 Alain Ingberg, assieme al figlio Michael, decise di rilevare la società. Alain, già rappresentante dei giochi giapponesi Nikko in Europa, non volle farsi perdere l’occasione: far rinascere Meccano. «L’impianto era vetusto - ricorda Alain Ingberg -. Nel 2005 lo abbiamo modernizzato ». Il numero di dipendenti si è ridotto (da 150 a 75 attualmente), ma almeno si è salvata la produzione in Francia. «Fabbrichiamo qui tutti i pezzi meccanici, mentre quelli con componenti elettronici li affidiamo a un subfornitore in Cina ». Nel frattempo, a partire dal 2003, 21 Investimenti, il private equity di Alessandro Benetton, è entrato nel capitale, spartito attualmente fra gli italiani (49%) e la famiglia Ingberg (51%). «Dal 2000 la società ha sempre guadagnato, mai un bilancio in rosso», ci tiene a precisare Ingberg. Il fatturato ha raggiunto nel 2008 quota 40 milioni di euro. «Il 70% delle nostre vendite si concentra alla fine dell’anno – osserva Ingberg, che è presidente dell’impresa- .Nei primi mesi abbiamo sempre bisogno di un prestito ponte per far "girare la macchina" e acquistare la materia prima. Sono crediti di routine». Nel 2008, pero’, i primi problemi. Uno dei due istituti cui Meccano faceva in genere ricorso si tiro’ indietro. «Ci trovammo di fronte un funzionario che non ci conosceva. E che ci disse che il giocattolo ormai in Francia era un settore a forte rischio. Fortunatamente ci hanno aiutato i Benetton». Quest’anno, all’indomani della crisi finanziaria, ancora la stessa musica. «Eravamo in un’impasse, pensavamo di bloccare la produzione ». Lo scorso Natale proprio Meccano aveva curato le decorazioni natalizie all’Eliseo. Lì qualcuno ricordò a Ingberg che poteva contattare René Ricol, il "mediatore del credito", nominato da Nicolas Sarkozy per rispondere agli sos delle imprese, soprattutto le più piccole, a corto di crediti. Obiettivo: spingere le banche che hanno ricevuto aiuti pubblici a fare il loro lavoro, concedere prestiti, almeno alle aziende sane. Ricol ha preso a cuore la storia di Meccano. In giugno, finalmente, il prestito si è concretizzato, da parte di un pool di istituti. In luglio è stata addirittura realizzata una ricapitalizzazione di 4,4 milioni di euro, assicurata per la metà dal Fondo strategico di investimento, altra creazione anti-crisi di Sarkozy. Meccano è stata salvata. Malgrado le banche.